Il tribunale di Potenza
2 minuti per la letturaLa verifica riguarda le delibere dal 2015 in poi e sette imprenditori (che non sono indagati)
POTENZA – Sono al vaglio dell’Antimafia gli atti di una lunga serie di appalti e lavori affidati dal Comune di Melfi dal 2015 in poi.
L’inchiesta, condotta dal procuratore aggiunto di Potenza, Francesco Basentini, riguarda le modalità con cui sono state affidate le gare, ma anche il sospetto di infiltrazioni recenti dei clan negli appalti della cittadina federiciana attraverso alcune ditte insospettabili.
Nell’ordine di esibizione presentato a fine luglio in Municipio dagli agenti della squadra mobile del capoluogo si chiede di acquisire tutte le informazioni in possesso dell’amministrazione su qualunque tipo di commessa assegnata ad aziende che siano intestate, o facciano comunque capo, a 7 diversi imprenditori, che però al momento non risultano indagati.
Si tratta di: Rosa Capobianco, Pasquale Laganaro, Giovanni Morena, Diego Nicoletti, Antonio e Orazio Basilico più Pompeo Giuseppe Bocchetta.
Due di questi, in realtà, a marzo avevano già ricevuto un avviso di conclusione delle indagini, ma nell’ambito di un’altra inchiesta della sezione reati contro la pubblica amministrazione della procura potentina.
Con Antonio Basilico e Bocchetta, infatti, era finito nel registro degli indagati anche il responsabile dell’Area infrastrutture del Comune di Melfi, Michelarcangelo Moscaritolo, accusato di aver affidato commesse varie ad imprenditori amici in cambio «di una serie di lavori di sistemazione del suo appartamento di Foggia», chiudendo un occhio persino su un subappalto in odore di mafia.
Le attenzioni del pm Vincenzo Savoia si erano concentrate, in particolare, su alcuni affidamenti diretti alle ditte Del Prete Carmela e Giuseppe Bocchetta srl tra il 2007 e il 2013. In totale nove per un valore non meglio precisato. Poi i mancati controlli preventivi in materia di antimafia sul subappalto da parte della ditta Bocchetta all’impresa del presunto boss Angelo Di Muro (già condannato in via definitiva per associazione mafiosa) dei lavori sul torrente Melfia. Quindi l’omessa risoluzione del contratto al momento «della presa d’atto dell’intervenuta decadenza/sospensione» sempre ai sensi della normativa antimafia. Col risultato di assicurare «un vantaggio sia all’impresa appaltatrice di titolarità di Pompeo Maurizio Bocchetta, che alla ditta Di Muro, dato dal riconoscimento dei lavori di sub-appalto in favore di quest’ultima e nella conseguente disposizione a suo favoro del pagamento del secondo stato di avanzamento dei lavori per un importo di 159.611,30 euro».
Il nuovo fascicolo gestito direttamente dalla Direzione distrettuale antimafia riguarda quindi fatti successivi a quelli per cui nei prossimi mesi potrebbe aprirsi il processo davanti al gup.
La data indicata affianco al numero del procedimento è 2015, ma soltanto di recente le indagini avrebbero subito un’accelerazione.
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