L'ospedale San Carlo di Potenza
2 minuti per la letturaSi tratta di Maruggi, Pedota, Mandarino, Chierichini e Tancredi (Kuadra)
POTENZA – Dovranno comparire davanti al collegio del Tribunale del capoluogo il prossimo 25 ottobre l’ex direttore generale del San Carlo, Giampiero Maruggi, l’ex direttore amministrativo Antonio Pedota, gli ex direttori sanitari Bruno Mandarino e Patrizia Chierichini, la dirigente Patrizia Vinci e il responsabile di cantiere della Kuadra srl Giovanni Tancredi.
Lo ha deciso ieri pomeriggio il gup Amerigo Palma accogliendo la richiesta del pm Veronica Calcagno.
L’accusa è la stessa per cui a novembre del 2015 Tancredi era finito agli arresti domiciliari mentre alla Vinci era stato vietato di dimorare nel capoluogo.
Gli inquirenti parlano di «turbativa nella scelta del contraente» in relazione alle «estensioni» del megappalto da 28milioni di euro della Kuadra per le pulizie e i «servizi generali» del maggiore nosocomio lucano.
Secondo gli investigatori, tra il 2012 e il 2014 furono affidati senza gara servizi che spaziavano dalla sanificazione alla colazione, per arrivare al trasporto dei degenti e delle sacche ematiche, utilizzando il frazionamento degli importi (per evitare le procedure d’appalto) oppure il meccanismo dell’«estensione» dell’affidamento per «analogia» e «complementarietà» rispetto a gare precedenti.
Un appalto senza limiti, insomma. Lievitato di quasi 3 milioni di euro in più anche per operazioni che avrebbero richiesto l’impiego di infermieri.
«Le indagini – scriveva il gip Luigi Spina nell’ordinanza di misure cautelari – hanno offerto la prova di un vero sistema creato dal Tancredi nella gestione delle gare e dei servizi pubblici».
In pratica le gare per le «estensioni» sarebbero state soltanto «virtuali». Anche se i servizi in questione erano tutt’altro che «analoghi» e «complementari». Come «trasporto-accompagnamento dei degenti» all’interno dell’ospedale, «ritiro e consegna referti, sacche ematiche e medicinali». Tutte mansioni che avrebbero richiesto l’impiego di operatori socio-sanitari, mentre al personale di Kuadra mancavano qualifiche adeguate.
Poi c’è la questione dell’igiene nelle sale operatorie, perché tra le intercettazioni dell’inchiesta sono finite le lamentele di una dipendente. Una situazione «potenzialmente esplosiva», aggiungeva il gip, «per i rischi infettivi che potevano derivare», normalizzata a dicembre del 2014: «ma solo sotto un aspetto prettamente igienico e non certo sotto quello procedurale di affidamento».
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