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POTENZA – Due ore di domande sugli affari del quartierino del petrolio. Da indagato nell’ambito del “filone siciliano», il vicepresidente educational di Confindustria, Ivan Lo Bello, è stato ascoltato in serata dai magistrati di Potenza che coordinano l’inchiesta sulle estrazioni petrolifere in Basilicata. L’interrogatorio è stato secretato e al termine Lo Bello e i suoi avvocati non hanno rilasciato alcuna dichiarazione ai giornalisti. «E’ sereno?» gli avevano chiesto gli stessi cronisti all’ingresso nel Palazzo di giustizia del capoluogo lucano, nel pomeriggio intorno alle ore 16. «Serenissimo», la sua risposta. Poi una lunga attesa, di oltre due ore, fino alle 18.30 perché negli uffici della Procura della Repubblica di Potenza i magistrati hanno ascoltato a lungo anche il contrammiraglio Giuseppe Berutti Bergotto (persona informata sui fatti). Terminato il secondo colloquio della giornata (il primo aveva riguardato un’altra persona informata sui fatti, il manager Fabrizio Vinaccia), i pm Francesco Basentini e Laura Triassi, insieme al capo della Mobile potentina, Carlo Pagano, hanno cominciato a fare domande a Lo Bello. In particolare, gli inquirenti hanno cercato di far luce sul ruolo avuto dal vicepresidente di Confindustria all’interno del “quartierino» – di cui un altro dei principali personaggi è l’imprenditore Gianluca Gemelli, ex compagno dell’ex Ministra Federica Guidi.
Secondo il «pool» potentino, Lo Bello avrebbe fatto pressioni sul Ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio (ascoltato ieri a Roma, nella sede della Dna, come persona informata sui fatti), per la conferma di Alberto Cozzo a commissario straordinario del porto di Augusta. Ieri, come già fatto in precedenza, Delrio ha ribadito di aver deciso da solo e di non aver subito alcuna pressione. «Stimo troppo il ministro Delrio – aveva detto ieri sera Lo Bello – ma non mi sono inventato nulla. Non ho sponsorizzato nomine e non ho neanche parlato di decreti stracciati». E dopo l’interrogatorio di oggi, nelle prossime ore, lo staff legale di Lo Bello deciderà se presentare anche una memoria. Sull’inchiesta potentina, oggi, è inoltre ritornata la presidente dell’Eni, Emma Marcegaglia. «Abbiamo posticipato la messa in cig dei dipendenti» del Centro Oli di Viggiano (dove la produzione di 75mila barili di petrolio al giorno è sospesa dallo scorso 31 marzo) «perché sarebbe stato un danno per il tessuto sociale. Ora aspettiamo con fiducia le decisioni dei magistrati. Abbiamo proposto una piccola modifica all’impianto che – ha concluso Marcegaglia – auspichiamo sia autorizzata in tempi brevi».
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