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I tempi per il processo Eni si allungano: i No Triv all’attacco sull’ipotesi di un rinvio delle testimonianze sulla perdita di greggio a Viggiano


POTENZA – «Sentita e profonda preoccupazione per la continua diluizione e dilazione temporale di acquisizione di importanti testimonianze» nel processo sulla perdita di greggio dai serbatoi del Centro olio dell’Eni di Viggiano.
A esprimerla, dopo l’udienza di lunedì davanti al collegio “A” del Tribunale di Potenza è stato il portavoce del Coordinamento No Triv, Francesco Masi.

Ad accendere la preoccupazione degli ambientalisti è stato l’ipotesi, a causa della possibile riunione di questo e di un altro processo, di uno slittamento delle deposizioni previste tra due lunedì, quando dovrebbero essere sentiti gli altri testi dell’accusa. Inclusa la sorella di Gianluca Griffa, l’ingegnere piemontese morto suicida nel 2013, a 38 anni, dopo essere stato per alcuni anni responsabile della produzione del Centro olio dell’Eni di Viggiano, che in una lettera-testamento ritrovata dopo la sua scomparsa, aveva evidenziato una serie di problematiche nella gestione dell’impianto più importante per il programma di estrazioni del cane a sei zampe in Basilicata. A partire proprio dalla corrosione dei serbatoi individuati come l’origine della perdita al centro del processo.

LA PROTESTA DEI NO TRIV SUI RITARDI NEL PROCESSO ENI DI VIGGIANO

I No Triv ricordano di aver già gridato allo «scandalo» per l’espunzione dagli elementi a sostegno dell’accusa il “memoriale” di Griffa.
«Se alla diluizione e dilazione spazio/temporale di un articolato e complesso processo che parte dal disastroso e continuato sversamento di centinaia di tonnellate di idrocarburi, incentrato sulle accuse, fra le altre, di  disastro ambientale,  abuso d’ufficio, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale, si aggiunge, palpabile, la strutturale e sempre più vistosa “distrazione” mediatica, inesorabilmente si afferma man mano, ancor più, l’idea sbagliata che a Potenza si stia stancamente celebrando un processo “locale” minore, dimenticandone la portata quantomeno nazionale». Così ancora nella nota diffusa dagli ambientalisti.

«Tenere il profilo basso, dare l’impressione di un costante affanno organizzativo, frammentare la continuità delle udienze, appesantisce ancor più la distanza tra portata reale dei fatti, della natura del comando politico economico sul territorio e sulle sue prospettive, e costruzione della necessaria consapevolezza sociale». Concludono i No Triv. «Ciò accade da anni, ad ulteriore legittimazione della subordinazione attiva (se non consensuale) della quasi totalità dei partiti politici, delle amministrazioni locali, delle organizzazioni sindacali, agli interessi strategici delle multinazionali estrattive. Facile chiedersi quale rapporto in prospettiva possa essere generato tra questo clima di addormentamento, di lenta eutanasia, e un esito processuale destinato a sfumare e ad estinguersi tra rinvii, accezioni, inghiottitoi temporali, ricorsi in appello».

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