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Primo incontro al Mimit su Melfi, l’azienda Stellantis conferma soltanto i 5 modelli elettrici nel sito. Il ministro Urso: «Basilicata strategica». Cisl, Uil e Ugl: «Fondamentale tutelare anche l’indotto»
E’ STATO il focus sullo stabilimento Stellantis di Melfi ad aprire, ieri mattina, il ciclo di incontro al Ministro delle Imprese e del Made in Italy sulle singole aziende del gruppo automobilistico. Alla riunione, presieduta dal ministro Adolfo Urso, presenti il governatore della Basilicata, Vito Bardi, rappresentanti dell’azienda, dell’Anfia (l’Associazione della filiera automotive) e delle organizzazioni sindacali. Assenti i vertici di Stellantis per la “policy aziendale” legata al periodo di campagna elettorale in Basilicata.
«Era importante partire dal sito di Melfi per via della sua strategicità produttiva, con una significativa filiera strettamente legato all’impianto», ha sottolineato il ministro Urso, prima di evidenziare che «il Gruppo ha confermato la sua intenzione di realizzare 5 modelli full electric nel sito, impegno che lo stesso Tavares (Ceo di Stellantis, ndr) prese proprio al Mimit. Ora attendiamo che questo impegno si tramuti in progetti concreti. Ci sarà – ha aggiunto il ministro – sicuramente un’altra riunione in cui si tireranno le conclusioni, che non si possono prendere in poche ore».
Insomma, un incontro importante ma interlocutorio, in attesa di ulteriori risposte da Stellantis.
Diversificate le posizioni dei sindacati, anche se tutte incentrate sulla tutela dell’occupazione sia nello stabilimento lucano del Gruppo che nell’indotto dell’area industriale di San Nicola di Melfi.
Per la Fim Cisl – presenti il segretario generale dei metalmeccanici Ferdinando Uliano e il segretario generale di Basilicata Gerardo Evangelista, oltre al leader lucano della Cisl, Vincenzo Cavallo -, quello di Melfi rappresenta «un unicum rispetto agli altri stabilimenti italiani, in particolare per il sistema dell’indotto che ruota esclusivamente intorno al sito produttivo di Stellantis».
Uliano ed Evangelista, in una nota hanno evidenziato che l’area lucana «complessivamente impiega circa 9mila lavoratori tra diretti (5.675) e indiretti. Lo stabilimento di Melfi oggi produce 170mila unità, circa la metà di quelle che si producevano sette anni fa. Le attuali tre vetture prodotte verranno sostituite con 5 modelli full electric, resta da capire il modello Opel che era stato annunciato con cosa verrà sostituito e le tempistiche. Soprattutto – hanno rimarcato Uliano ed Evangelista – abbiamo la necessità di capire se la proiezione rispetto ai volumi dei 5 modelli full electric sarà capace di saturare gli impianti o gli impatti effettivi sull’occupazione, perché per noi sarà necessario gestire e preservare l’occupazione.
A questo si aggiunge anche la nostra preoccupazione rispetto alle aziende della componentistica su cui non abbiamo ancora una risposta. Sarà fondamentale – hanno concluso i sindacalisti della Fim Cisl – la definizione al termine dei vari incontri di stabilimento, di un accordo complessivo che stabilisca concretamente impegni e garanzie di tutti i soggetti presenti al tavolo a partire da Stellantis».
Bicchiere mezzo pieno anche per la Uilm Uil, rappresentata da Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile del settore auto, Vincenzo Tortorelli, segretario generale Uil Basilicata, e Marco Lomio, segretario generale della Uilm lucana.
«Siamo soddisfatti della conferma dei cinque modelli da parte di Stellantis a Melfi sulla futura piattaforma medium – hanno dichiarato al termine dell’incontro -, ma chiediamo che una parte di questi sia ibrida giacché i full electric stentano ad imporsi sul mercato. Inoltre chiediamo tutele per i lavoratori dell’indotto, vale a dire della componentistica, dei servizi e della logistica, che a ben vedere sono i più esposti ai rischi occupazionali. A detta di Stellantis la capacità iniziale dello stabilimento sarà pari a 40 vetture per ora, ossia a 260.000 vetture anno, ma un numero del genere sarebbe difficile raggiungerlo con vetture esclusivamente elettriche, che stanno facendo molta fatica ad imporsi fra i consumatori, tanto da indurre ad un approccio più equilibrato e gradualista perfino la politica europea.
Per le stesse ragioni – hanno aggiunto Ficco, Tortorelli e Lomio – chiediamo di prorogare al massimo la produzione degli attuali modelli con motorizzazioni più tradizionali. Resta in ogni caso da affrontare il problema più drammatico, quello dei lavoratori dell’indotto, che ammontano a circa 4.000 persone a fronte di circa 5.500 dipendenti diretti di Stellantis. Per loro chiediamo meccanismi di passaggio dalle imprese che perdono le commesse a quelle che le vincono o che le reinternalizzano, nonché più specificamente a Stellantis un atteggiamento di responsabilità sociale verso un tessuto industriale che è mono committente».
L’Ugl metalmeccanici – presente con il segretario nazionale Antonio Spera, il segretario dell’Ugl Potenza, Giuseppe Palumbo la segretaria dell’Ugl Basilicata, Florence Costanzo – ha chiesto «di puntare con i 5 modelli elettrificati su Melfi per garantire i circa 5.500 lavoratori dello stabilimento. La transizione ormai è avviata e il Governo ha garantito il primo anno di incentivi per la somma di circa 950 milioni».
«Un altro punto fondamentale da chiarire e da risolvere per Melfi – ha aggiunto Spera – riguarda i 4.000 dipendenti dell’indotto che dovranno avere risposte necessariamente concrete. Non possiamo permetterci di perdere le competenze che hanno permesso negli anni allo stabilimento di produrre importanti volumi per il gruppo Fiat”, conclude spera
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