Uno dei passaggi del lungo iter: qui la firma con Speranza-Bardi, è il 6 agosto 2020
3 minuti per la letturaPOTENZA – Da oggi, ufficialmente, chi vuole diventare medico potrà studiare anche all’Università degli Studi della Basilicata. Questa mattina, nell’aula magna del campus di Macchia Romana a Potenza, s’inaugura il primo corso di laurea magistrale in Medicina e chirurgia dell’ateneo lucano. La cerimonia sarà di quelle solenni, prevedibilmente con tutto il contorno di toghe bordate d’ermellino e tocchi da calzare sul capo, ma la sostanza rappresenta effettivamente un momento storico. E proprio nell’era di una delle maggiori crisi sanitarie della storia.
Il 29 novembre del 2019, all’inaugurazione dell’anno accademico 2019/2020 il ministro della Salute, il potentino Roberto Speranza, dichiara, a margine del proprio intervento, che si sarebbe «battuto» per la facoltà di Medicina. Il giorno dopo il sindaco di Potenza, Mario Guarente, commenta: «Raccolgo con estremo favore la disponibilità espressa dal ministro della Sanità Roberto Speranza riguardo all’istituzione della facoltà di Medicina nell’università di Basilicata a Potenza. Ritengo che sia giunto il momento di far seguire i fatti alle parole e concretizzare il comune intento».
La macchina si mette in moto. Il 13 gennaio del 2020 il presidente della Regione, Vito Bardi, in conferenza stampa raffredda gli animi ricordando che i tempi saranno lunghi ma assicura il proprio impegno: ne ha parlato – afferma – con Speranza e con i rappresentanti delle università Cattolica, Tor Vergata, e di Foggia, scrivendo alle autorità del settore. Il 25 luglio 2020 la notizia: a breve la firma di un protocollo d’intesa tra Regione Basilicata, Unibas, ministero della Salute e ministero dell’Università per istituire la facoltà, con una dotazione di 64 posti, dall’anno accademico 2021/2022.
Segue la polemica di alcuni consiglieri di minoranza del Comune di Potenza che contestano la decisività del ruolo della giunta municipale dichiarando invece che il merito è dell’interlocuzione fra ministro e università. Segue anche la conferenza stampa di conferma delle voci: la Regione Basilicata assicurerà un finanziamento di 3 milioni di euro per il primo anno e di 4 milioni all’anno per i successivi. Soldi anche dai ministeri dell’Università (2 milioni all’anno per il triennio 2021/2023) e della Salute (3 milioni all’anno per lo stesso periodo).
«Conoscenza e salute sono i due beni pubblici fondamentali da cui si deve ripartire»: è il commento con cui, su Facebook, Speranza commenta la firma appena vergata in calce all’atteso accordo, il 5 agosto del 2020. Sole chiude il proprio mandato con quello che definisce un «risultato storico per l’Unibas e per la Basilicata».
Il 7 gennaio sul Quotidiano del Sud è pubblicata un’indiscrezione: il corso di studi in Medicina sarà attestato alla Scuola di Ingegneria. Ed è effettivamente così: si tratta di esigenze organizzative interne. Il 20 luglio scorso è sempre Speranza a far sapere: «È ora ufficiale la valutazione positiva per l’accreditamento della facoltà di medicina e chirurgia presso l’Unibas da parte dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca».
Il 3 settembre 2021, nel campus di Macchia Romana, 300 aspiranti universitari cominciano i test di ammissione alla nuova facoltà dell’Unibas. Nel medesimo campus oggi introdurrà i lavori – moderati dal caporedattore della della Tgr Rai Basilicata, Oreste Lo Pomo – il rettore Ignazio Marcello Mancini. Seguirà l’intervento del presidente Bardi. Subito dopo parlerà – in videoconferenza – Maria Cristina Messa, ministro dell’Università e della ricerca.
La lectio magistralis (ossia la pubblica lettura del testo che – per la caratura di chi lo ha scritto – dà lustro all’iniziativa) sarà a cura della presidente della Conferenza permanente dei presidenti di consiglio di corso di laurea magistrale in Medicina e chirurgia, Stefania Basili. Il titolo non ha nulla di accademico: “Le tre S (Sapere, Saper fare, Saper essere) per diventare un buon medico: l’esempio della medicina di genere”. Conclusioni affidate a chi, due anni fa, aveva annunciato l’esito odierno: il ministro Speranza.
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