La folla riunitasi domenica mattina davanti alla Chiesa della Trinità
3 minuti per la letturaPOTENZA – «Alcune» delle cose gridate domenica mattina a chi entrava e usciva dalla chiesa della Trinità sono state «inopportune». E sono stati «sicuramente deplorevoli (…) laddove si sono verificati» gli sputi indirizzati ai fedeli accorsi per la celebrazione della messa, come denunciato pubblicamente dall’Arcidiocesi di Potenza.
Sono arrivate così, con queste parole, le scuse del presidio di Libera ‘’Elisa Claps –Francesco Tammone’’ di Potenza per le esplosioni di rabbia che hanno segnato il presidio «silenzioso» organizzato dall’associazione antimafia fondata da don Luigi Ciotti. Una manifestazione di protesta contro la celebrazione da parte del vescovo potentino Salvatore Ligorio della prima messa domenicale nel tempio di via Pretoria dalla scoperta, nel suo sottotetto, del corpo della sedicenne Elisa Claps, scomparsa nel 1993 e restituita all’abbraccio dei familiari soltanto a marzo del 2010.
A distanza di 24 ore dagli eventi la referente del presidio potentino, Marianna Tamburrino, ha diffuso una nota in cui a nome dell’associazione «non si sottrae all’assunzione di responsabilità rispetto ad alcuni episodi avvenuti». In particolare durante il «sit in» promosso assieme alla famiglia Claps, «che ha chiamato a raccolta oltre mille persone; un serpentone di cui a stento riuscivamo a vedere la fine».
«In qualità di promotore dell’iniziativa – prosegue la nota – il presidio potentino di Libera si scusa per i toni accesi utilizzati da alcuni tra coloro che hanno partecipato al sit-in. Lo facciamo perché è giusto, ad un certo punto, fare i conti con le proprie inadempienze, quando e se si verificano. E perché la grande, enorme partecipazione di ieri ha sorpreso piacevolmente anche noi ed evidentemente è stato complicato gestire non la presenza ma gli animi di tutte quelle persone».
«Davanti alla Trinità – aggiunge ancora Tamburrino – c’era una comunità ferita che da trenta lunghi anni attende una verità ancora non pienamente restituita. E ieri ha voluto far sentire la propria voce. Una piazza che non era solo di Libera ma di tutti. Intere famiglie con bambini, nonne e nonni, ragazzi e ragazze che si sono alzati presto, di domenica mattina, per esprimere la loro indignazione e la loro vicinanza alla famiglia Claps».
La referente potentina di Libera ha sottolineato, ad ogni modo, che «a nessuno è stato impedito né di entrare né di uscire dalla Chiesa». Infine ha confermato l’impegno ad «accogliere il grido di dolore spesso inascoltato (…) della famiglia di Elisa».
Ieri pomeriggio una presa di distanze di Libera da contumelie e insulti, tipo «assassini» e «mafiosi», indirizzati a Ligorio e ai fedeli accorsi alla Trinità per la messa era stata sollecitata, in maniera alquanto esplicita, dal quotidiano della Conferenza episcopale italiana, l’Avvenire, mettendo a confronto il silenzio dell’associazione con i «numerosi messaggi di solidarietà» rivolti a Ligorio, «tra i quali, a nome della Chiesa italiana, quello del segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Baturi».
Tra alcuni degli attivisti potentini, ad ogni modo, il disagio per l’accaduto era affiorato fin da subito. Vuoi per le profonde radici cattoliche dell’associazione, che a Potenza è tutt’ora ospitata nei locali di una fondazione controllata dalla diocesi del capoluogo. Vuoi per l’evidente contraddizione insita nelle immagini del vescovo protetto dai manifestanti da una scorta della polizia, mentre si allontanava dalla Trinità. Un rovesciamento di ruoli senza precedenti per un’organizzazione antimafia come Libera, spesso costretta a sfilare con la scorta durante le sue iniziative, in territori ad alta densità criminale, per il pericolo di diventare bersaglio di azioni violente da parte dei presunti boss e dei loro scagnozzi.
Mentre non risultano altri casi in cui le forze dell’ordine si siano dovute preoccupare della protezione di questi presunti boss e codazzi vari da Libera.
Prendendo il microfono durante la manifestazione davanti alla chiesa della Trinità la referente del presidio potentino di Libera aveva ribadito di considerare Elisa Claps «vittima innocente di mafia», e della «mentalità mafiosa che ti va vedere, sentire e stare zitto».
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA