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Esercito e polizia in Mali

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POTENZA – Sono ore di angoscia per la famiglia Langone, dopo il rapimento di giovedì scorso in Mali (LEGGI) di Rocco, Donatella e Giovanni, padre, madre sessantenni e figlio quarantenne, prelevati da una banda armata, insieme a un amico del Togo.

Ore di angoscia e di apprensione in Basilicata – in particolare a Ruoti, il paese di origine dove risiedono i parenti – e in Brianza, dove i Langone si erano trasferiti circa 40 anni fa e dove vivono un altro loro figlio, Davide, e il fratello di Giovanni, Vito. I Langone hanno vissuto a lungo a Triuggio, in provincia di Monza, nel 2019 poi la decisione di lasciare tutto e di partire per l’Africa, dove era pronto ad attenderli il figlio Giovanni, già trasferitosi già da qualche tempo. Una nuova vita per Rocco arrivato alla pensione dopo aver lavorato come operaio e per Donatella, anche lei pensionata, che lo aveva seguito senza indugio.

«Abbiamo paura perché sappiamo che chi ha preso i nostri familiari è molto pericoloso», ha detto Vito Langone, fratello di Rocco, che vive a Cariate. Dietro il rapimento si teme infatti che possano esserci i jihadisti Jnim, un gruppo armato sanguinario. «Chiedo allo Stato italiano che li faccia tornare a casa al più presto» ha aggiunto spiegando che l’altro figlio di Rocco, Daniele, anche lui con casa in provincia di Monza, che però non ha voluto rilasciare dichiarazioni. A quanto è dato di sapere, Daniele Langone sarebbe atteso lunedì mattina in Farnesina per un un incontro con chi si occupa direttamente del caso. Inutile dire che, come capita in questi casi, la riservatezza è massima.

Momenti difficilissimi anche per Anna Maria Langone, sorella di Rocco, di Ruoti. «Era felicissimo, si era trasferito in Mali perché lì si viveva bene e anche il clima, con il caldo asciutto, era favorevole», si è limitata a dire. «La sorella è molto turbata, dal momento in cui ha saputo della notizia è in grande apprensione e comprensibilmente vuole essere lasciata tranquilla» ha quindi spiegato la sindaca di Ruoti, Anna Maria Scalise, ricordando che spesso, in estate, Rocco e i suoi familiari tornavano nel paese di origine.

Il rapimento della famiglia Langone è avvenuto lo scorso giovedì sera, nella regione di Sikasso, a poco più di 300 chilometri da Bamako, la capitale del Mali, esattamente nella comunità rurale di Sincina. Un blitz in piena regola, quello messo in atto nella loro abitazione. Dal giorno della sparizione di loro non si sa nulla, è ipotizzabile che siano stati portati in una località dell’entroterra, dove poterli sorvegliare e tenere rinchiusi senza il rischio di raid delle forze di polizia, in attesa, forse, di avanzare pretese o richieste di riscatto.

Secondo quanto è stato reso noto dalla Congregazione cristiana dei Testimoni di Geova, i Langone erano fedeli ma, come ha specificato anche Sergio Cazzaniga, rappresentante della comunità dei testimoni di Geova di Seregno (Monza), in Mali non erano andati in missione. La Farnesina, intanto, è al lavoro per cercare di riportarli a casa liberi, con il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che ha sta seguendo costantemente l’evoluzione della situazione. Le prossime ore saranno fondamentali e la speranza è quelle di ricevere presto notizie e scongiurare lunghe e difficili detenzioni, come purtroppo accaduto ad altri italiani in precedenza.

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