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Rocco Maglietta

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Potenza, respinta una seconda richiesta nei confronti anche di tutta la giunta Pittella

POTENZA – Avrebbe omesso intenzionalmente di comunicare all’azienda ospedaliera San Carlo la percezione di un acconto sul tfr, che sommato alla pensione e alla retribuzione da commissario gli avrebbe fatto superare il tetto agli stipendi nella pubblica amministrazione.
E’ accusato di truffa Rocco Maglietta, ex commissario straordinario dell’Azienda ospedaliera San Carlo di Potenza, per cui ieri mattina il gip Rosa Verrastro ha disposto il sequestro preventivo di 45mila euro.
L’inchiesta, condotta dalla “squadra anticorruzione” della procura di Potenza e coordinata dai pm Paolo Mandurino e Veronica Calcagno (di recente trasferitasi a Catanzaro), è quella nata dalla denuncia presentata dal segretario regionale della Cgil Angelo Summa sulle irregolarità dei commissariamenti delle due aziende sanitarie provinciali e del San Carlo, effettuati dalla giunta regionale uscente a gennaio dell’anno scorso. Un esposto che si è incrociato con lo stralcio di alcune delle intercettazioni disposte dai pm della città dei Sassi nei mesi precedenti, per cui a luglio dell’anno scorso in trenta, incluso stesso Pittella, sono già finiti agli arresti domiciliari. Conversazioni telefoniche e ambientali all’interno degli uffici dell’Asm, in cui oltre a concorsi e raccomandazioni varie si anticipava la possibilità del commissariamento avvenuto pochi mesi più tardi, con la giustificazione della riforma del sistema sanitario in corso.
A oggi, com’è noto, quella riforma è ancora ferma al palo, in attesa dell’approvazione del piano sanitario. Inoltre tra novembre e dicembre dell’anno scorso la giunta regionale orfana di Pittella (causa perduranti misure cautelari e sospensione dall’incarico) ha già avuto modo di tornare sui suoi passi, nominando i nuovi direttori generali di San Carlo, Asp e Asm, che dovrebbero restare in carica fino al 2021.
I pm potentini, però, si sarebbero soffermati esclusivamente sulla designazione a commissario di Maglietta, che gli avrebbe permesso di restare alla guida del San Carlo dopo la scadenza dell’incarico da direttore generale iniziato nel 2015. Il tutto nonostante il pensionamento sopravvenuto da primario del reparto di Medicina legale della stessa azienda e il divieto introdotto dall’ultima riforma della pubblica amministrazione (Legge Madia) di nuovi «incarichi dirigenziali retribuiti a soggetti (…) collocati in quiescenza». Di qui un’ulteriore capo d’imputazione provvisoria per abuso d’ufficio nei confronti di Maglietta, Pittella, tutti gli altri membri della giunta uscente, Luca Braia, Flavia Franconi, Francesco Pietrantuono, Carmine Castelgrande e Roberto Cifarelli, più i direttori generali della presidenza della giunta e del dipartimento Salute, Vito Marsico e Donato Pafundi.
Avrebbero «pesantemente condizionato” il procedimento a favore di una “persona di fiducia del presidente», Pittella, utilizzando il commissariamento come un mero «espediente». Secondo i pm.
Su questo, tuttavia, il gip non ha ravvisato l’esistenza dei gravi indizi di colpevolezza e ha respinto la richiesta di sequestro a tutti i coindagati di altri 117mila euro, pari alla retribuzione incassata in un anno dall’ex commissario.
Per il magistrato, infatti, non ci sarebbero gli estremi per considerare illegittimo in sé l’incarico conferito a Maglietta, in quanto in Basilicata sarebbe ancora valida ed efficace una norma regionale che distingue e consente incarichi commissariali retribuiti a chi gode già di una pensione, nonostante i vincoli della Legge Madia per quelli da direttore generale.
Mentre sussisterebbero profili di illegittimità legati a un’altra ipotesi di falso e abuso d’ufficio nei confronti di Maglietta, in qualità di presunto istigatore, più Marsico e gli altri due componenti della commissione che a dicembre del 2017 lo hanno inserito nell’albo degli idonei alla nomina di direttore generale delle aziende sanitarie lucane, malgrado lui stesso avesse ammesso il pensionamento avvenuto l’anno prima «senza dichiararsi disponibile ad assumere l’incarico a titolo gratuito».
I 45mila euro sequestrati a Maglietta, dagli agenti della sezione di polizia giudiziaria della Municipale e della Squadra mobile del capoluogo, corrispondono all’acconto sul trattamento di fine rapporto percepito a marzo del 2018. Una somma che qualche mese più tardi lo stesso ex commissario avrebbe omesso di comunicare alla responsabile dell’ufficio economato del San Carlo, rispondendo a una sua richiesta sugli «emolumenti percepiti» a qualunque titolo, per poter effettuare le dovute decurtazioni. Col risultato di superare di una cifra equivalente il tetto massimo dei 240mila euro annui previsto dalla legge per il cumulo di retribuzioni di provenienza pubblica.
   
 

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