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In pochi anni hanno fatto la valigia 14mila persone (e ancora si parte). Il sindaco De Luca: «E’ andata via la fascia 25-35 anni»
POTENZA – Il bilancio demografico della Basilicata è costantemente in rosso. Continua, anzi accelera, il fenomeno dello spopolamento soprattutto delle aree interne. Incide in maniera prevalente l’emigrazione dei giovani lucani che, pur in presenza di un’Università in Basilicata, scelgono altre sedi per i loro studi e poi non tornano. Sconfortante il dato dell’ultimo bilancio demografico dell’Istat aggiornato a settembre: al primo gennaio la popolazione residente in Basilicata era di 567.118 persone, al 30 settembre è scesa a 564.247. Quasi 3000 in meno. Tanti, troppi per non dover porre la questione seriamente al centro dell’agenda politica, non solo di una regione chiamata al voto il 24 marzo, bensì ad ogni livello istituzionale.
In sette anni mancano all’appello circa 14.000 persone, considerando che all’ultimo censimento, ottobre 2011, i lucani residenti erano 578.036. I numeri si ripercuotono sui servizi al cittadino. Chiudono o aprono a singhiozzo gli uffici postali. Alcuni istituti di credito fanno calare le saracinesche agli sportelli bancari. In molti piccoli Comuni non arrivano più i giornali perché le edicole sono chiuse. Vari piccoli centri sono destinati a scomparire o diventare borghi di poche centinaia di anime in un futuro non troppo lontano. Problemi che ricadono anche sull’organizzazione del trasporto pubblico locale. Nel complesso c’è una tendenza all’invecchiamento della popolazione e questo comporta anche una revisione della rete territoriale sanitaria e assistenziale.
Di pari passo con lo spopolamento demografico delle aree interne, il calo della natalità si ripercuote sulla scuola. La popolazione scolastica si riduce di oltre mille unità ogni anno, per la precisione 15.000 in meno rispetto al periodo 2006-2007, ed è scesa sotto gli ottantamila iscritti. Una piccola compensazione è data dai figli di stranieri, regolarmente residenti, ed in minima parte dai bambini appartenenti a nuclei di richiedenti asilo che finora sono stati ospitati con i progetti Sprar. Nei piccoli Comuni dove non ci sono più scuole i bambini, sin da piccoli, sono costretti al pendolarismo dell’istruzione. Le riduzioni più marcate si verificano nella scuola primaria e secondaria di secondo grado (oltre 5000 alunni per ciascun ordine di scuola). Il mondo scolastico lucano è costretto a ricorrere allo strumento delle pluriclassi che sul piano educativo e formativo presenta problemi di natura didattica ma non c’è altra soluzione.
“Un’intera generazione è andata via, quella dai 25 ai 35 anni. Non c’è più. I nostri giovani hanno lasciato questa terra per andare altrove in cerca di un lavoro. Stiamo vivendo una situazione drammatica per l’intera regione, direi pericolosa. Questo spopolamento della Basilicata incide anche su Potenza. Nel capoluogo di regione la popolazione non decresce ma si è innalzata l’età media, ciò significa che i giovani se ne sono andati”. Lo afferma all’AdnKronos il sindaco di Potenza, Dario De Luca, sul fenomeno dello spopolamento. Un tema posto come prioritario, ancor prima rispetto a quello dell’autonomia delle regioni, nell’incontro tenuto a Potenza con il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte dell’11 febbraio.
“Il mio pensiero è condiviso – aggiunge De Luca – perché dopo il mio intervento rivolto al presidente Conte ho verificato che i sindaci della Basilica concordano su tale questione. Lo spopolamento non è ineluttabile ma bisogna partire seriamente con politiche per il lavoro. Le tesi dell’economia ci dicono che per invertire una tendenza occorrono almeno venti anni di politiche virtuose. Nel frattempo i nostri giovani vanno via e ciò significano che non investono, non costruiscono casa e l’economia si deprime. La nostra terra – conclude De Luca amaramente – si impoverisce e la ricchezza si sposta altrove”.
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