Le foto a sinistra è stata scattata sabato 18 agosto, quella a destra il 30 luglio: si nota la (lenta) progressione
2 minuti per la letturaRaffronto visivo e fotografico davanti al palazzo sgomberato dopo il crollo: si nota la modesta ma continua caduta di terra e pietre nel cantiere sottostante
POTENZA – Basta piazzarsi pochi minuti davanti alla voragine del palazzo di via Maratea e guardare. Non può sfuggire la continua caduta di materiale.
In quantità ridotte, beninteso: pochi decimetri (in qualche caso pochi centimetri) cubi di terra, qualche pietra che rotola giù. Poca roba. Ma senza sosta. E si sa: gutta cavat lapidem. Goccia dopo goccia, si buca anche la pietra.
Insomma: la terra – su cui poggiano le fondazioni del palazzo che, il 30 luglio scorso, ha subito un rovinoso crollo del muretto e di ciò che conteneva (LEGGI LA NOTIZIA DELL’INCHIESTA) – continua a cadere.
Dal punto di vista della sicurezza, potrebbe non voler dire alcunché di pericoloso: questo lo devono stabilire gli esperti.
Ma il dato obiettivo su cui gli esperti dovranno fare le proprie considerazioni è che non si arresta la scarnificazione continua, per quanto modesta, del materiale su cui poggia l’edificio.
A riprova di ciò, un raffronto fotografico a distanza di una ventina di giorni.
Sono più risicati i contorni di ciò che resta della piazzola che si trovava davanti allo stabile. Lo stesso dicasi per l’orto che si estendeva là davanti: l’orlo continua lentamente a essere eroso. Si nota una tubazione più scoperta rispetto a prima e un pozzetto maggiormente esposto.
Il 30 luglio scorso – lo ricordiamo – intorno alle 5 del mattino il muro che da decenni delimitava il terrapieno sotto al palazzo – un “muro a gravità”, ossia sostanzialmente appoggiato sul terreno – ha ceduto.
E’ accaduto sul cantiere del progetto di un nuovo palazzo che dovrebbe sorgere all’incrocio della Fondovalle con via Verderuolo Inferiore, accanto al supermercato Md.
I lavori avevano portato a un profondo scavo del versante, portando il livello del terreno molto più giù della quota originaria. Il palazzo è stato subito evacuato. Poi, il sindaco Dario De Luca ha emesso l’ordinanza di sgombero. Il titolare della ditta che stava costruendo il nuovo stabile, Generoso D’Onofrio, si è offerto per pagare la sistemazione in albergo dei condomini rimasti da un momento all’altro senza più casa.
Per la cronaca, erano alcuni giorni che condomini avevano avvertito le autorità che qualcosa non andava sotto al palazzo: voci inascoltate ma profetiche.
Il cantiere è stato posto sotto sequestro dal sostituto procuratore della repubblica Veronica Calcagno che ha per ora detto “no” al dissequestro, rigettando la richiesta in tal senso della società di costruzioni Cismi Srl.
Per oggi i condomini – che continuano a dormire al Park Hotel – hanno programmato un incontro davanti al palazzo per chiedere che i tempi di messa in sicurezza siano rapidi.
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