L'inceneritore della ex Fenice
1 minuto per la lettura«Compromissione delle acque potabili con grave pericolo per la salute pubblica»
POTENZA – La mancata bonifica del sito inquinato ha provocato «la diffusione di inquinanti all’esterno» con la «compromissione delle acque potabili con grave pericolo per la salute pubblica»: per questo, su richiesta della Procura della Repubblica di Potenza, che ha coordinato le indagini dei Carabinieri del Noe sul termodistruttore per rifiuti speciali, il gip di Potenza ha disposto il sequestro degli impianti di messa in sicurezza e bonifica dello stabilimento «Rendina Ambiente» (ex Fenice) nell’area industriale di Melfi. Il gip ha anche disposto la misura cautelare del divieto di dimora in Basilicata per Luca Alifano, di 51 anni, di Avellino, amministratore delegato e legale rappresentante della società «Rendina Ambiente».
Secondo gli inquirenti, la «condotta omissiva» della mancata bonifica «ha determinato il protrarsi della compromissione del bene ambientale già accertata nel 2009 e un ulteriore aggravamento della stessa, come risultato – è spiegato in una nota della Procura di Potenza – dalle analisi acquisite». Le indagini, in particolare, riguardano il termodistruttore per rifiuti speciali, pericolosi e non, ex Fenice e attualmente gestito dalla «Rendina Ambiente”: si tratta «di un impianto di smaltimento tramite incenerimento ‘ex Fenicè interessato da una diffusa e storica contaminazione delle falde acquifere sotterranee da inquinanti quali nichel, mercurio, fluoruri, nitriti, tricloroetano, tricloroetilene, tetracloroetilene, bromodiclorometano e dibromoclorometano, pericolosi e cancerogeni».
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