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La risposta dell’assessore Braia: «Noi abbiamo anticipato la Lombardia»
POTENZA – «Se è stato fatto in Lombardia, perché non farlo anche da noi». Così – in una nota diffusa dall’ufficio stampa – il direttore di Coldiretti Basilicata, Aldo Mattia, riferendosi al «via libera all’abbattimento dei cinghiali che si sono moltiplicati in Italia raggiungendo oltre un milione di esemplari che, dalle campagne alle città, mettono a rischio la sicurezza dei cittadini, oltre a distruggere i raccolti agricoli».
In particolare Mattia ha espresso «apprezzamento per la delibera approvata dalla Regione Lombardia per contrastare il proliferare di cinghiali, soprattutto a tutela della sicurezza e della salvaguardia delle colture agricole. Per la prima volta – ha sottolineato il direttore della Coldiretti lucana – viene finalmente data la possibilità agli agricoltori, provvisti di regolare licenza, di abbattere tutto l’anno i cinghiali, con l’ampliamento dell’attività di contenimento finora riservata solo alla polizia provinciale e ai cacciatori. Ci auspichiamo che un provvedimento simile venga adottato anche dalla Regione Basilicata in una situazione in cui negli ultimi dieci anni il numero dei cinghiali presenti in Italia è praticamente raddoppiato per risolvere il problema della incidenza dei cinghiali per l’incolumità delle persone e la sicurezza dei trasporti nonché – ha concluso – per la salvaguardia delle produzioni agricole e degli ecosistemi».
LA RISPOSTA DI BRAIA “La Basilicata ha anticipato la Lombardia. I nostri agricoltori agricoltori, infatti, possono abbattere (se in possesso di licenza) e richiedere autorizzazioni per i chiusini nei loro terreni. Già da marzo 2018, poi, si abbattono i cinghiali 12 mesi l’anno, non solo per i 3 mesi del Calendario venatorio”. Lo sostiene, in una dichiarazione, l’assessore lucano, Luca Braia. “E’ una realtà da mesi e per l’attività di controllo non c’è limite di capi. Forse è la Lombardia, a voler essere precisi, che mette in campo oggi quanto la Regione Basilicata ha già approvato ed è operativo dai primi di marzo di quest’anno, oltre che demandato agli Ambiti territoriali di caccia per le competenze di attuazione. Doveroso precisarlo – aggiunge Braia – in risposta alla nota diffusa a stampa da Coldiretti questa mattina che ci sorprende non poco”.
LA CONTROREPLICA DI COLDIRETTI “Bene ha fatto l’assessore regionale Braia a rimarcare il fatto che il provvedimento dell’autodifesa del territorio dalle scorribande dei cinghiali è attivo anche in Basilicata, Coldiretti ne prende e ne da atto e allora invita subito tutti gli imprenditori agricoli con regolare licenza di caccia a fare fuoco sulle loro proprietà per abbattere più cinghiali possibili. L’assessore con la sua nota conferma che si è autorizzati a farlo, anche perché con i chiusini da lui stesso tanto decantati è ormai acclarato che non si risolve il problema visto che la Basilicata è invasa da oltre 130 mila cinghiali”. Lo ha evidenziato il direttore regionale della Coldiretti di Basilicata, replicando alla nota dell’assessore regionale alle Politiche Agricole e Forestali, in merito all’emergenza cinghiali in Basilicata. “L’assessore grazie al provvedimento promulgato in primavera soprattutto grazie alle proteste e alle manifestazioni di Coldiretti è riuscito a far abbattere ad oggi l’ ‘esaltante’ cifra di 150 cinghiali – continua Mattia – purtroppo non è con le leggi, le delibere e le circolari che si vince questa guerra e allo stesso tempo avere la coscienza a posto nel dire di aver fatto il proprio dovere. Non tutti sanno che i campi di grano cominciano ad essere devastati oltre che alle intemperie anche dai numerosissimi cinghiali, questo è il tema vero, non se a Coldiretti sia sfuggito o meno qualche cavillo. Siamo convinti di aver fatto bene a riprendere questo argomento e approfittiamo della precisazione dell’assessore Braia – conclude il direttore di Coldiretti Basilicata – per ribadire agli agricoltori di lasciar stare i chiusini ed imbracciare le doppiette e sparate ai cinghiali. Siete autorizzati dall’assessore Braia, almeno così si legge”.
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