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Domenico Lorusso, ucciso il 29 maggio 2013 da una coltellata al petto in un parco pubblico a Monaco di Baviera

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Nessuna novità investigativa a 4 anni dall’omicidio dell’ingegnere in Germania. L’accusa del fratello Paolo: «Le istituzioni italiane sono inerti e statiche»

POTENZA – «Le istituzioni italiane sono inerti e statiche. C’è un totale disinteresse». È quanto dichiara Paolo Lorusso, avvocato penalista e fratello di Domenico Lorusso, il giovane ingegnere potentino ucciso da uno sconosciuto il 28 maggio di quattro anni fa a Monaco di Baviera.
Un omicidio irrisolto e di cui purtroppo, anche a livello mediatico, sembra si sia persa completamente traccia.

Nessuna risposta  ai messaggi  inviati via mail  al Presidente  della Repubblica  e al ministro  degli Esteri

«Da quello che ci risulta – continua Paolo – l’attività di indagine è ferma. Un anno fa mia sorella ha scritto una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lamentando l’inattività delle autorità italiane ma non abbiamo mai ricevuto una risposta, nonostante la mail risulti letta. A marzo ho inviato un messaggio per posta certificata al ministro degli Esteri italiano invitandolo ad attivarsi e anche in questo caso non ho ottenuto risposta. C’è un totale abbandono da parte delle istituzioni italiane. Abbiamo dovuto leggere milioni di documenti in tedesco senza nessuna assistenza. In quattro anni non hanno fatto praticamente nulla se non inviarci gli articoli di giornale che uscivano sulla stampa tedesca. Solo una volta ci fu una richiesta formale da parte del senatore lucano Bubbico. Non c’è mai stato un incontro con un ambasciatore tedesco o qualsiasi altro strumento in grado di riattivare l’indagine. Ciò che vorrei – conclude – è che si organizzasse un confronto tra istituzioni italiane e tedesche per fare il punto sulle indagini e per verificare se effettivamente è stato fatto tutto il possibile. Dal canto mio, continuerò a scrivere e a sollecitare le istituzioni e le forze dell’ordine».

Non c’è mai stato  un incontro  con ambasciatori  tedeschi  o qualsiasi attività  in grado di riattivare  le indagini

La comunità di Potenza non dimentica però il trentunenne educatore salesiano, arbitro di calcio, amante dello sport e della vita. Qualche giorno fa la messa in suffragio e l’inaugurazione del campo di calcio in erba sintetica che la parrocchia di San Giovanni Bosco gli ha intitolato.
A riaprire i riflettori sul caso, facendo da ponte tra la comunità tedesca e quella Italia, è il magazine berlinese “Berlino cacio e pepe magazine” che ricostruisce in ogni dettaglio l’accaduto e fa il punto sulle indagini.

Il fatto
Sono le 22 di martedì 28 maggio 2013 quando Domenico Lorusso (31 anni) e la fidanzata (28 anni) pedalano sulla pista ciclabile che costeggia il fiume Isar, su Erhardtstraße, nel centro della città, e procedono in direzione del ponte Ludwigsbrücke. All’altezza dell’Ufficio Brevetti Europeo (Europäisches Patentamt) – scrive con precisione il magazine – la coppia incrocia un uomo a piedi vestito di scuro.
Senza alcuna ragione lo sconosciuto sputa sul viso alla ragazza. Domenico non si accorge immediatamente del gesto, poiché precede la fidanzata di qualche metro. Ma appena ne viene informato fa retromarcia in direzione dell’uomo, con l’intenzione di chiedergli spiegazioni.
Alla richiesta l’uomo reagisce estraendo un coltello e colpendolo più volte. La fidanzata assiste al fatto a una distanza di circa 50 metri. L’aggressore si dirige a piedi verso il ponte Corneliusbrücke e scompare. Alla vista di Domenico che si accascia, la ragazza si precipita a soccorrerlo. Passanti e automobilisti si fermano per prestare aiuto. Domenico arriva ancora vivo in ospedale, ma muore poco dopo.

Le indagini
Dell’omicida si diffonde un  identikit vago – ricorda ancora Berlino cacio e pepe magazine – creato sulla base delle dichiarazioni della fidanzata di Domenico e di un testimone: statura media (fra 1,70 e 1,80), cappotto scuro lungo fino alle ginocchia se non alle caviglie, borsa a tracolla scura. La polizia di Monaco di Baviera riesce a isolare il Dna dell’aggressore grazie alle tracce di saliva rimaste sulla guancia della fidanzata di Domenico e al sangue rilevato sul luogo del delitto, diverso da quello della vittima, prova che l’omicida si è ferito nella colluttazione.
Nel giugno 2013 la sezione omicidi della polizia istituisce la commissione speciale Cornelius, composta da 30 membri, per indagare sul caso. In Germania ogni commissione speciale è composta da professionisti di diversi uffici e ha un’operatività limitata nel tempo, legata ai risultati delle indagini svolte.
Come riporta Süddeutsche Zeitung – scrive ancora il giornalista italiano corrispondente dalla Germania – dopo 6 mesi di intense attività (elaborate 600 indicazioni, seguite 500 piste, prelevati 3.200 campioni di saliva, messa una taglia di 10.000 euro sul ricercato e sfruttato il canale televisivo attraverso la trasmissione “Aktenzeichen XY…ungelöst” corrispondente del nostro “Chi l’ha visto”), la Cornelius viene sciolta il 30 novembre 2013. I funzionari di polizia responsabili del caso di Domenico Lorusso si riducono prima a 8 e poi a 6. Un articolo datato 29 novembre 2015 riferisce che per questo caso la polizia giudiziaria di Monaco di Baviera ha condotto il più grande test del Dna nella storia della città.

Le ricerche  e i dati della polizia
Sono state condotte ricerche anche nelle cliniche psichiatriche e negli ospedali cittadini, perché si sospettava che l’aggressore fosse affetto da disturbi psichici. In alcune occasioni si è sperato che il caso fosse sul punto di essere risolto, come quando agli inquirenti è stato segnalato un tassista che la sera del 28 maggio 2013 sembra abbia portato nella zona dell’omicidio una persona simile al profilo dell’aggressore. Il tassista però non è mai stato rintracciato.
Nell’aprile 2014 un sospettato si è suicidato nella sua abitazione poco prima dell’irruzione della polizia, ma il test del Dna ha escluso che fosse lui il responsabile. A poco più di un anno fa risale la notizia di un uomo che, invitato dalla polizia di Monaco a sottoporsi al test del Dna, ha aggredito Markus Kraus, capo della polizia criminale.
Anche in questa occasione i risultati del test hanno escluso che l’uomo avesse a che fare con l’omicidio. La trasmissione “Aktenzeichen XY…ungelöst” – scrive ancora il magazine tedesco – è tornata a parlare del caso Lorusso nella puntata del 3 agosto 2016: in presenza di Holger Smolinsky, commissario della polizia criminale di Monaco di Baviera, il programma ha ripercorso i fatti con un filmato che ricostruiva la dinamica dell’omicidio invitando chiunque fosse in possesso di informazioni utili alla risoluzione del caso a contattare il programma o la polizia. A seguito della puntata 70 persone si sono fatte vive per fornire ulteriori indizi.
A oggi nessuno di questi ha però portato al colpevole. I dati della polizia aggiornati al 3 agosto 2016 e confermati anche dal fratello Paolo Lorusso, contano 15.700 persone prese in esame, 800 indicazioni elaborate e 5.700 campioni di saliva prelevati per effettuare test del Dna.

La tv e il libro
L’omicidio dell’Isar, come viene chiamato dai media tedeschi secondo il racconto del magazine, è addirittura stato d’ispirazione per un episodio di Tatort, celebre serie tv poliziesca della domenica: in particolare si tratta della puntata andata in onda il 23 ottobre 2016 con il titolo Die Wahrheit (La verità).
Il tragico avvenimento è anche al centro del romanzo “Un solo essere” di Marco Montemarano, edito da Neri Pozza, presentato nel novembre 2015 a Potenza.

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