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Da lei cercavano di avere, dietro profili falsi, scatti osé. La denuncia della madre di una 15enne dopo le minacce e i ricatti: avrebbe inviato una foto per un presunto concorso di bellezza, poi è partito l’inferno
POTENZA – Attirata in una trappola su Facebook con la promessa di una fascia da miss. Poi ricattata per avere foto a luci rosse, forse da immettere nel mercato della pedopornografia.
È l’incubo capitato a una 15enne di Rionero e a sua madre, Chiara, che ha deciso di raccontare la loro storia a viso aperto alle telecamere di Chi l’ha visto?. Con la timidezza vinta dal bisogno di difendere una famiglia dalle voci infamanti seminate, sempre attraverso Facebook, dagli autori di quello che sembra a tutti gli effetti un ricatto.
La ragazzina sarebbe stata attirata dalla pagina dedicata a un presunto concorso di bellezza contattando i suoi gestori e inviando loro una sua foto. Nel farlo avrebbe concesso ai suoi presunti aguzzini di accedere a tutti i suoi contatti, carpendo una serie di informazioni su parenti e amici.
Poi è arrivata la richiesta di altre foto, molto particolari, una in costume e un’altra mentre si sputava sulla mano. E di fronte al rifiuto si è scatenata la ritorsione.
Prima hanno creato dei fotomontaggi col viso della 15enne e il corpo di una donna nuda. Poi hanno clonato la sua identità digitale creando una serie di profili fasulli per chiedere l’amicizia a parenti e amici e seminare messaggi osceni in cui si parla anche di rapporti incestuosi.
Quando la ragazzina ha trovato il coraggio di raccontare tutto alla madre è partita la denuncia alla polizia postale.
Nel frattempo le minacce e i messaggi sono continuati, anche dopo la trasmissione di un servizio dedicato al caso nella fascia mattutina di Chi l’ha visto?, sempre mercoledì, quando sono comparsi in rete 4 nuovi profili clonati. Fino alla richiesta di una decina di foto senza veli come condizione per farla finita. Sia della ragazzina che della madre, a cui è stata estesa l’assurda proposta.
Gli investigatori stanno cercando di risalire all’identità dei malfattori. In questo senso avrebbero già avviato una rogatoria per accedere ai dati del o dei gestori della pagina del presunto concorso di bellezza da cui è partito tutto, alla centrale di Facebook.
Intanto, dopo la denuncia pubblica dell’accaduto, un’altra madre si sarebbe già fatta avanti, anche lei lucana, pur preferendo raccontare la sua storia nell’anonimato. Così le indagini sembrerebbero destinate a portare alla luce uno scenario più ampio.
Ad assistere Chiara e sua figlia è il presidente dell’associazione Penelope, l’avvocato Antonio La Scala.
Intervenendo dagli studi di Rai 3 La Scala ha parlato senza mezzi termini di «organizzazioni criminali di pedofili» dietro a questo tipo di trappole.
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