Libri di testo
4 minuti per la letturaPOTENZA – Se vi chiedessero quale proverbio può rappresentare la Basilicata, quale vi verrebbe in mente? Si fa fatica a pensare che il primo che ci venga in mente sia “Lu quazz ca’ nun vol fott ric’ ca trova gli pil p ‘nnannd”. E si fa ancora più fatica a pensare che gli autori di un libro destinato ai bambini di quinta elementare trovino giusto inserire proprio questo detto popolare tra quelli che meglio rappresentano la Basilicata. Ma la realtà ormai supera sempre la fantasia, così molti genitori di diverse scuole potentine con bambini in quinta elementare si sono ritrovati davanti a questa imbarazzante sorpresa.
«Lu quazz ca’ nun vol fott ric’ ca’ trova gli pil p’nnand»
Traduzione del libro
Chi non vuol far niente riesce sempre a trovare una scusa
Traduzione letterale
Quando il membro maschile non vuole consumare un rapporto dice che l’ostacolo sono i peli pubici femminili
Perché quando un bimbo prende il sussidiario (“Mappa…mondo 5”, Fabbri editore) per curiosità va a cercare subito quello che c’è scritto sulla sua regione. E alle domande dei bambini, i genitori sono rimasti piuttosto perplessi. Per quelli che il dialetto lo masticano poco, il proverbio letteralmente significa: “il membro maschile che non vuole avere un rapporto dice che a impedirglierlo sono i peli pubici femminili”. Sul sussidiario di quinta elementare si riporta una traduzione molto meno letterale ovviamente: “Chi non vuol far niente riesce sempre a trovare una scusa”. Ma a parte il fatto che per questo concetto ci sarebbero detti molto meno “coloriti”, resta il problema: ma è opportuno su un libro di testo di quinta elementare riportare proprio questo proverbio? Non che non si sia mai sentito dire in giro, ma si possono così mettere nero su bianco le espressioni volgari, in un testo destinato ai bambini? Di più: ma possibile che questo sia il solo “detto” lucano arrivato alle orecchie delle autrici di questo sussidiario?
Ogni lucano avrebbe l’imbarazzo della scelta, i detti popolari nella nostra terra abbondano. E ce ne sono di bellissimi. Magari qualcuno è un po’ più volgare (e li ripetiamo di nascosto dai bambini), ma ce ne sono tanti altri che raccontano molto delle nostre tradizioni e della nostra cultura. Molti di noi, tanto per fare un esempio, sono cresciuti sentendosi ripetere che “mazz e panell fann i figl bell”. In 140 caratteri – come ora si fa – i nostri avi hanno sintetizzato un concetto: quello per il quale se vuoi figli educati oltre a dargli il bene devi fornigli una giusta dose di botte. Precisione e sintesi. Ma nessuna volgarità. E di esempi potremmo farne mille. Perchè la nostra tradizione orale ci ha lasciato un patrimonio che si potrebbe definire inestimabile. Molto più probabile è che le autrici del testo (Flavia Valeri, Natalia Chiodini, Rita Marzorati) abbiano preso il primo detto popolare trovato su internet e, non capendo il significato di quello che andavano a riportare, abbiano preso per buona la traduzione offerta. Un semplice “copia e incolla”, senza troppi controlli e verifiche. Abbiamo fatto una prova anche noi, trovando questo detto (con sotto la qualifica di “proverbi lucani”) sul sito “Detti e proverbi”. Ed è chiaro che a un milanese probabilmente sfugge il significato letterale della parola “quazz”. Quindi, senza nessuna verifica e approfondimento di quello che si andava a riportare, quel proverbio suonava bene ed è stato utilizzato.
«La realizzazione di un libro – scrivono le autrici all’inizio del testo – presenta aspetti complessi e richiede particolare attenzione nei controlli: difficile evitare completamente inesattezze ed errori». Può capitare di non controllare proprio tutto. E se non si conosce il significato delle parole può succedere ancora più facilmente. Ora, passi quindi per l’insegnante di Verona, che magari alla Basilicata dedicherà pure mezza giornata e nessuno si farà domande, ma i nostri maestri – che forse alla Lucania dovranno destinare qualche attenzione in più – il testo non l’hanno valutato? Gli insegnanti lucani, quando hanno avuto in mano il testo per valutarlo, non hanno guardato in particolare (così come hanno fatto i bambini) proprio le pagine dedicate alla Basilicata? E per un lucano, un potentino in particolare, è un po’ più semplice capire il significato di quelle parole. Comunque ormai il danno è fatto. Il testo, in distribuzione su tutto il territorio nazionale, è stato adottato dalle scuole e già comprato, quindi indietro non si può tornare per quest’anno. Per l’anno prossimo ci permettiamo però un suggerimento: il “copia e incolla” nei libri di testo è meglio evitarlo. Si ha un anno a disposizione e tutto il tempo per verificare. Basta una telefonata: ti salva non solo la vita ma anche la reputazione.
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