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POLICORO – È stata ritrovata bruciata, alla periferia nord della città, sotto il vecchio ponte sul fiume Agri, l’auto utilizzata dal commando, che venerdì sera ha seminato attimi di terrore in via Resia a Policoro. Da quella berlina scura, inizialmente identificata come una Seat Toledo, ma pare si tratti di una Opel Astra con targa bulgara, sono stati esplosi cinque o sei colpi di pistola, presumibilmente diretti verso un bersaglio a terra, ma in parte trasformatisi in proiettili vaganti.
A dodici ore dall’episodio, gli inquirenti smentiscono seccamente l’ipotesi circolata a tarda sera di un atto intimidatorio diretto a un magistrato calabrese, che si trovava in ferie dai genitori, residenti nella palazzina di via Resia, contro la quale sono finiti almeno tre colpi. In effetti, ma questo si sta verificando in queste ore, nella palazzina hanno la residenza estiva i suoceri di un magistrato, ma in questo periodo non ci sono. Da qui l’equivoco e la vox populi circolata con insistenza nell’immediatezza dei fatti. Tornando alle ipotesi più concrete, i carabinieri del Comando provinciale e della Compagnia di Policoro, stanno lavorando su diversi elementi raccolti, tra testimonianze e dinamica dell’episodio, ricostruito anche grazie alla collaborazione dei tanti cittadini presenti, in un’ora di grande passaggio su quella zona, compresa tra la caserma dei carabinieri e la Compagnia della Guardia di finanza. Un elemento, quest’ultimo, che la dice lunga anche sul grado di spregiudicatezza con cui è stato compiuto il raid.
Di certo, quando sono stati esplosi i colpi da una pistola a canna corta di medio calibro, l’auto era in piena corsa; questo spiega perché più di un proiettile abbia presto traiettorie bizzarre, rompendo il vetro di una finestra al secondo piano della palazzina, bersagliata da almeno un colpo sul muro perimetrale e pare che un altro proiettile sia addirittura entrato dalla finestra aperta di un altro appartamento, senza provocare danni a cose e persone avendo probabilmente esaurito la sua forza propulsiva. Ma tutto lascia presupporre che il bersaglio vero del cecchino probabilmente fosse a breve distanza, ovvero su uno dei marciapiedi di via Resia. Di certo è stata un’azione non ben calcolata, probabilmente finalizzata a far paura a qualcuno, più che a colpirlo, altrimenti sarebbe stata usata un’arma più precisa a canna lunga. Gli investigatori si starebbero concentrando proprio su questo: chi era il bersaglio? Perché sparare dall’auto in corsa? A due passi dal luogo della sparatoria c’è piazza Ripoli con tanti locali pubblici e potenziali avventori, compreso un bar; quindi, i carabinieri stanno sentendo a tappeto tutte le persone presenti, per capire se qualcuno ha visto movimenti nell’immediatezza dei fatti.
Di sicuro l’aver trovato l’auto bruciata non agevola le indagini, seppure sia stata trovata la targa bulgara quasi intatta. Il problema, in questi casi, è capire se il telaio della carcassa incenerita sia ancora ben leggibile ed identificabile e se la targa sia effettivamente appartenuta a quel mezzo, oppure sia stata messa solo per non dare nell’occhio. Identificare l’auto servirà comunque a fornire ulteriori indizi, uniti alle informazioni che si stanno concatenando in un’ipotesi investigativa concreta. Lunedì i fatti saranno ricostruiti davanti al prefetto di Matera, Antonella Bellomo, a cui il sindaco di Policoro, Rocco Leone, si è rivolto ieri per chiedere la convocazione urgente del Comitato interforze per l’ordine e la sicurezza pubblica. Policoro è da sempre una città vivace ed opulenta, e come tale interessata purtroppo da tutti i fenomeni delinquenziali legati a questo status, compreso lo spaccio di sostanze stupefacenti che avverrebbe in diversi zone urbane in modo piuttosto discreto, ma alimentando fame di potere e denaro, che poi sfociano inevitabilmente in criminalità di strada.
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