Una corsia d'ospedale
2 minuti per la letturaPOTENZA – Rapido ed economico. Era per questo che per abortire accorrevano da lui dalla Campania, dalla Basilicata, dalla Calabria e, in un caso, persino da Veneto. Troppo, secondo gli inquirenti della procura di Lagonegro, che nei giorni scorsi hanno notificato al primario del reparto di ostetricia e ginecologia di Sapri, Bruno Torsello, e alla sua caposala, Rosa Vomero, un avviso di conclusione delle indagini per peculato, falso in atto pubblico e violazione della legge speciale sull’interruzione di gravidanza.
Secondo gli investigatori della Guardia di finanza di Sapri durante il periodo d’indagine Torsello avrebbe intascato «circa 40mila euro», senza emettere alcun tipo di fatture. Gli accertamenti nei suoi confronti erano partiti proprio da una verifica fiscale. Ma una volta installate le telecamere nel suo studio i militari si sono accorti anche di altro. Il medico esercitava l’attività da libero professionista all’interno del presidio ospedaliero dell’Immacolata di Sapri. Solo che nella maggior parte dei casi non avrebbe dichiarato all’azienda sanitaria e al fisco le somme incassate, che variavano da 80 a 150 euro a visita.
Inoltre, di fronte alle pazienti decise ad abortire, spesso giovani e in molti casi provenienti da altre regioni come la Basilicata, si sarebbe messo “a disposizione” per propiziare una rapida soluzione al loro problema. La legge, infatti, prevede che dalla visita debba trascorrere almeno una settimana prima dell’interruzione di gravidanza, per garantire un possibile ripensamento. Di qui l’escamotage dei certificati retrodatati, in modo da poter fissare già il giorno dopo un appuntamento in ospedale per l’intervento.
L’andazzo nel “suo” reparto sarebbe stato talmente consolidato che anche quando ha saputo delle indagini Torsello avrebbe continuato nello stesso modo. Quello che non poteva immaginare è che le fiamme gialle avessero piazzato anche delle microspie nel suo studio. Così in un caso è stato registrato mentre mentre invitava la paziente e il suo accompagnatore a salutargli proprio la Finanza «quando andate fuori (…) io tanto ricevute a voi nun v’ n’agg’ mai fatte… e manco stasera ve la faccio».
Col primario è indagata anche la sua “assistente”, l’ostetrica Rosa Vomero, che non solo sarebbe stata consapevole del trucco dei certificati retrodatati, ma in almeno una circostanza si sarebbe attivata consigliando la paziente sulla maniera di comportarsi. Sempre quando era già noto a tutti che la Finanza stesse indagando sulla situazione. «Visto che tu tieni un certificato falso se ti incontrano fuori tu dici “era un vecchio certificato che ho portato a vedere”, perché se ti ferma qualcuno e trova un certificato falso… è un macello… quindi… chiudi ‘sta borsa». Queste le parole della Vomero intercettate dalle microspie nello studio del primario.
Durante le indagini i militari delle Fiamme gialle hanno sentito «circa 250» donne passate dal reparto di ginecologia del presidio ospedaliero di Sapri negli scorsi mesi. Le indagini sono state coordinate dal pm Francesco Greco.
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