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POTENZA – Dai casi di presunta malasanità negli ospedali da Brescia a Crotone, da Sanremo a Bassano del Grappa, a una splendida storia che vi stiamo per raccontare e che riguarda un caso di buona sanità, frutto del lavoro di veri professionisti che quotidianamente salvano la vita a tanti pazienti. Tutto accaduto all’ospedale “San Carlo” di Potenza.
A raccontarlo è un giovane che ha praticamente visto il padre prima in fin di vita (colpito da un ictus celebrale ischemico) e poi trascorrere le festività natalizie a casa grazie ai medici del nosocomio potentino.
La storia ce la racconta Michele, che ha vissuto ogni istante dell’accaduto: «Verso ora di pranzo del 14 dicembre scorso mio padre improvvisamente si è sentito male, e ci siamo subito accorti che non era più in grado parlare e di muovere il braccio sinistro. Presi dal panico abbiamo chiamato il 118 e poco dopo mio padre è stato trasportato da Vietri di Potenza, in gravi condizioni, all’ospedale “San Carlo” di Potenza. Io e mia madre seguivamo l’ambulanza con la nostra macchina. Una volta giunti al Pronto soccorso ci siamo resi conto che le condizioni di salute di mio padre erano peggiorate. Infatti per quel poco che l’abbiamo visto mio padre non era in grado di capire e di rispondere alle nostre domande ed aveva tutto il lato sinistro paralizzato». Sembrava che stesse «per morire da un momento all’altro», racconta emozionato. Al Pronto soccorso il paziente ha ricevuto subito tutte le attenzioni «in particolare, dopo alcuni minuti – racconta Michele – siamo stati avvicinati da un neurologo della Stroke unit, il dottor Scappatura, che ci chiedeva il consenso per effettuare una nuova terapia che loro chiamano trombolisi, perché ci spiegava essere l’unico trattamento che poteva effettivamente aiutare mio padre a non rimanere paralizzato per tutta la vita».
Allo stesso momento però il medico ha informato che questa terapia in pochi casi poteva anche causare un’emorragia, «infatti io e mia madre per un attimo siamo stati dubbiosi se accordare il consenso. Ma fortunatamente il dottor Scappatura ci ha convinto e immediatamente mio padre è stato trasferito nel reparto di Medicina d’urgenza dove ha iniziato la terapia con una flebo della durata di circa un’ora».
Tutto «il personale medico ed infermieristico è stato molto attento alle condizioni di salute di mio padre e noi che ci eravamo sistemati appena fuori il reparto venivamo costantemente informati di come andavano le cose. Dopo circa quattro ore mio padre è stato trasferito presso la Stroke Unit dove ha continuato l’osservazione ma già le condizioni di salute erano migliorate rispetto all’arrivo in Pronto soccorso» Insomma, dalla paura e dalle condizioni gravi, il paziente è stato ricoverato per circa nove giorni ed è stato dimesso il 22 dicembre scorso, in tempo per trascorrere il Natale in famiglia.
«Ma la cosa sorprendente – come racconta Michele – è che il padre adesso muove completamente il braccio e la gamba sinistra e cammina da solo come se nulla fosse successo. In più capisce tutto quello che gli viene detto, ed ha cominciato a parlare anche se ancora con qualche difficoltà. Ma comunque si fa capire benissimo».
Quando la situazione sembrava dovesse precipitare, è stata decisiva la proposta del dottor Scappatura e del suo staff, che Michele ringrazia a nome della famiglia: «Voglio ringraziare tutto il personale medico e infermieristico della Medicina d’urgenza e in particolare della Stroke Unit: dottori Matera, Scappatura, Sica, Pace e Marsili, che con competenza ed umanità hanno salvato mio padre ed hanno permesso che tornasse a vivere normalmente. Veramente un bel regalo di Natale. Grazie di cuore».
Decisiva quindi la decisione di effettuare la terapia denominata trombolisi, che sia da esempio per tutti coloro che dovessero decidere. La trombolisi –infatti- riduce in modo significativo la mortalità e la disabilità causate da un ictus. Ne è la prova il paziente di Vietri che, grazie alle cure dell’equipe potentina del “San Carlo”, sta pian piano tornando alla normalità, anche se il decorso è lungo. Che sia anche da monito per i familiari che si trovano a fare scelte simili e ad accettare eventualmente questa possibilità, anche se non in tutti i casi è prevista, e sono i medici a valutare ogni singola situazione.
Ma sia anche un monito per aiutare la medicina e non tagliare sempre e ridimensionare. Insomma, non esistono solo casi di malasanità. Mai fare di tutta l’erba un fascio. Esistono anche casi di buona sanità, come questo che vi abbiamo raccontato, con tanto di coraggio e professionalità di professionisti che quotidianamente concentrano la loro attività per salvare le vite umane.
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