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POTENZA – La nomina di Luca Braia ha di nuovo fatto saltare il tappo. La ferita di Rimborsopoli, in attesa dei passaggi giudiziari, non è certo rimarginata. La dimostrazione (semmai ne fosse servita una) è arrivata puntuale. Restaino e Singetta aprono il “fuoco” su Facebook alzando di botto il livello dei sospetti, delle dietrologie e delle “mezze” verità.

Non sono passate nemmeno 24 ore dalla firma del decreto di Giunta che assegna a Braia il ruolo di nuovo assessore all’Agricoltura lucana che due ex consiglieri regionali – che evidentemente hanno visto le proprie carriere politiche frenare di colpo (se non arrestate del tutto) per i fatti di Rimborsopoli e altre indagini – tuonano contro le «deroghe inaccettabili» (Restaino), e di «procure paralelle» e «garantisti a giorni alterni» (Singetta).

La questione è nota, ma forse vale pena fare un sintetico riepilogo. Dopo l’esplosione dello scandalo di rimborsopoli nel 2013 (per le spese pazze di numerosissimi consiglieri regionali) e le dimissioni di Vito De Filippo da presidente della Regione la consiliatura arrivò a conclusione anticipata. Si resero necessarie le elezioni non di fine naturale del mandato (prima volta in Basilicata). Con l’opinione pubblica fortemente indignata i partiti (tutti) si avviarono alle nuove consultazioni con una rinnovata questione etica da risolvere. Nel Partito democratico in particolare la discussione fu dirompente. Alla fine nel corso di una delicatissima quanto animata Direzione del Pd lucano passo la linea del “nessun indagato” in lista. Ovviamente la questione non era neutra: molti big indagati si sentirono esclusi ingiustamente in virtù del principio che “nessuno è colpevole fino al terzo grado di giudizio”. Tanto che la sfida si trasferì (coltelli tra i denti) nella Primarie tra Pittella e Lacorazza. E l’attuale presidente la sua “deroga” se la guadagnò a fronte di quasi 28 mila voti della gente. Diverso fu il destino degli ex consiglieri. Alla fine (anche nella composizione delle liste) di interminabili polemiche tutti gli ex consiglieri rimasero a casa. Si decise per il rinnovamento totale. Decisione giusta o sbagliata questo lo deciderà la storia. Ma il semaforo rosso scattò anche per gente del calibro dell’allora presidente del Consiglio regionale uscente, Santochirico, dell’assessore allora in carica Braia e di tanti altri.

Questo per la storia. Ma intanto la questione mantenuta sotto naftalina fino a ora è immediatamente riesplosa. La sensazione è che in molti non abbiano fatto altro che aspettare il momento dell’ingresso di Braia per oltre un anno e mezzo. Ma non è un bene. Perchè la prima domanda che nasce è: perchè sulla nomina dell’ex assessore Braia nessuno ha gridato allo scandalo nei giorni scorsi? Che lui fosse il prescelto lo sapevano pure i muri. Nessuno poteva non sapere. Eppure il silenzio è stato “tombale”.

E davvero si vuol credere che la scelta di Santochirico di sostenere a Matera l’avversario di Adduce (e quindi Luongo e Speranza e Bubbico e tutti gli altri) non sia legata a quello che per lui stesso è stato uno schiaffo? Insomma caduto il “veto” su Braia è rimasto quello su Santochirico che non l’ha presa bene (per usare un eufemismo). E poi perchè dal segretario Luongo nemmeno una parola di complimenti o di commento? Lui la scelta di Braia l’ha avallata senza alzare muri e così Speranza.

Il “sospetto” della trappola tesa a Pittella (costretto a un solo cambio perchè l’altro Pd non ha concesso nomi) alla fine dei giochi inizia a serpeggiare. E quindi anche l’estrema lungaggine della verifica ora si può leggere con occhiali meno sfocati.

Magari sono solo considerazioni del giorno dopo. E tutto è stato meno calcolato e strategico. Ma come citava uno che di politica ne capiva parecchio “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”.

s.santoro@luedi.it

 

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