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POTENZA – Ogni giorno insulti, minacce, pedinamenti. E ce n’era per tutti, non solo per la vittima. Perché l’obiettivo di un uomo di 36 anni e ora agli arresti domiciliari per atti persecutori, era quello di creare il vuoto attorno alla sua ex fidanzata.
Perché lei, coraggiosamente (anche grazie all’assistenza legale di Cristiana Coviello e dell’associazione Telefono donna), aveva deciso di lasciarlo, di non avere più rapporti con una persona che certamente non l’amava. E che quindi andava allontanato dalla sua vita. Ma l’uomo non la pensava nello stesso modo.
Per lui quel rapporto non era finito e la sua ex voleva riprendersela, ad ogni costo. Anche a costo di rendere un incubo la vita della donna, quella dei suoi familiari. E poi, alla fine, anche quella del datore di lavoro della ragazza, minacciato di morte proprio sotto il suo ufficio.
«Un crescendo pericolosissimo di atti persecutori finalizzati a fare letteralmente terra bruciata intorno alla vittima», spiega in una nota la Polizia di Stato.
Un crescendo così pericoloso da rendere necessario l’arresto. E ora, con l’accusa di minacce e molestie, il 36enne è stato arrestato (è attualmente ai domiciliari) dalla Polizia ieri pomeriggio, in esecuzione dell’ordinanza del gip del Tribunale di Potenza Larocca, su richiesta della Procura della Repubblica nella persona del pm Vincenzo Lanni.
La prima denuncia – da cui poi scaturiscono le indagini dalla Squadra Mobile, sezione reati contro la persona – lo scorso 7 marzo.
Prima azione di tutela nei confronti della vittima è l’ammonimento del questore di Potenza, ma nonostante l’avvertimento l’uomo aveva continuato nella sua attività persecutoria. Anzi, nei mesi è venuta fuori una storia di paura e orrore che ha avuto inizio già a cominciare dal 2011 ed è proseguita fino a questi giorni, nonostante la relazione tra i due fosse finita.
I riscontri, rispetto alla denuncia ricevuta sono stati immediati: gli atti persecutori sono diventati più intensi proprio in coincidenza del primo provvedimento da parte del questore.
Da quel momento è stato un crescendo che si è materializzato in e-mail, messaggi, telefonate, pedinamenti, accompagnati da momenti di vera e propria esaltazione violenta.
Minacce all’ex fidanzata. Ma non solo. Perché anche chi stava attorno a lei doveva vivere in un clima di paura. Così anche la sorella della ragazza si è trovata investita dalla violenza dell’uomo. Così come i suoi genitori, gli amici.
Per fortuna a sostenere la donna c’è una famiglia molto forte e unita, che l’ha sempre sostenuta, appoggiata e aiutata in questi anni. Perché era assolutamente necessario che accanto a lei ci fosse sempre qualcuno.
L’uomo, infatti, si appostava sotto l’abitazione o nelle immediate vicinanze, anche di notte, per suonare al citofono o gridare ripetutamente il nome della donna ad alta voce. Insulti e minacce. Continue, che hanno causato nella giovane e nei suoi familiari gravi stati di ansia. Fino all’ultimo episodio, quello che denota la personalità pericolosa dell’uomo.
La giovane vittima, infatti, da un mese era riuscita a trovare un posto di lavoro. Un ufficio privo di insegne e difficile da individuare, ma dopo un ossessivo lavoro e pedinamento, l’ex fidanzato era riuscito a trovarlo. Così, oltre a seguire le mosse dell’ex, aveva iniziato anche ad osservare il suo datore di lavoro. E, attraverso il videocitofono, lo ha minacciato di morte se non avesse provveduto entro pochi giorni a ridurre il personale femminile della azienda.
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