La caffetteria distrutta dall’ordigno
2 minuti per la letturaPOTENZA – A terra, in frantumi, c’è l’insegna. Ma la bomba carta che è esplosa ieri mattina intorno alle 2.30 davanti al bar di Michele Scavone in viale del Basento, ha fatto numerosi altri danni. Distrutta la saracinesca, frantumati i vetri dell’ingresso. Danni anche alla tenda che serviva a riparare dal sole e ai tavolini all’esterno.
E i danni sono evidenti anche nell’esercizio commerciale accanto. Tutti in frantumi, infatti, i vetri del gommista proprio accanto al bar. Una “vittima collaterale”, perché l’obiettivo di chi ha messo la bomba carta era certamente il bar.
«La mafia non c’entra nulla – spiega il proprietario – è una questione di invidia, di gelosia». Il colpevole quindi, secondo Scavone, andrebbe cercato tra qualcuno dei suoi colleghi.
Sull’episodio sta indagando la Squadra mobile del capoluogo, intervenuta nella notte, subito dopo l’esplosione. Proprio puntata sui due esercizi commerciali c’è una videocamera di sorveglianza e forse da quella si potrà avere almeno un’idea di quanto accaduto.
Un episodio che, inevitabilmente, fa tornare alla memoria episodi simili, avvenuti nel 2016, quando altri due bar furono dati alle fiamme nella notte. Agli incendi dei bar seguirono quelli ai danni di rivendite di articoli natalizi in viale del Basento. Tutti gli episodi avevano, come in questo caso, una matrice dolosa.
Scavone esclude però che ci sia un collegamento tra quegli episodi e quello di ieri, che lo vede suo malgrado protagonista. E ribadisce che di altro non si tratta che del gesto di qualche collega invidioso. Certo è che questo episodio, che rompe la pace della Domenica delle Palme, sembra confermare in qualche modo come il capoluogo non sia più un luogo così tranquillo, come per anni è stato raccontato.
A confermarlo, del resto, proprio nei giorni scorsi, la relazione della Direzione investigativa antimafia, che non solo pone definitivamente fine al mito della “Lucania felix”, ma sottolinea come «in provincia di Potenza, i clan hanno la caratteristica di mimetizzarsi nel contesto economico, di svolgere attività lecite».
E restano forti i legami con le organizzazioni malavitose campane, pugliesi e calabresi favorite dalla prossimità geografica, nonché da una conclamata tolleranza da parte delle consorterie criminali locali.
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