X
<
>

Share
3 minuti per la lettura

MATERA – Da un lato le immagini celebri in tutto il mondo , la pietra che grazie al lavoro millenario della natura si insinua e traccia per l’uomo itinerari, vicoli, piazzette, strade grazie a un lavoro secolare, inarrestabile, in grado di stupire l’umanità. Dall’altro il volto meno conosciuto e invisibile, quello di chi si fa beffa delle regole e di questa immensa eredità, sfruttandola e abbandonandola o peggio ancora trasformandola a proprio uso e consumo.


Benvenuti nella storia parallela dei Sassi di Matera, trasformati in cantiere perenne, in esperimento edile a cielo aperto.
I residenti lo dicono da tempo che questo fenomeno sta prendendo sempre più spazio, ma bisogna toccare con mano questa involuzione. Basta spostarsi di poche centinaia di metri dai percorsi più battuti e trovare porte in legno talmente sottili da poter essere aperte con uno starnuto e dietro questi finti ingressi con tanto di cartello di divieto d’accesso, ecco aprirsi immensi cantieri spesso abbandonati che lasciano immaginare costruzioni non meglio specificate. Per il resto, a volte accanto alle case ottenute in modo legale, si fanno spazio pian piano prima piccoli muretti, poi qualche gradino, qualche finestra e infine piccoli edifici che a volte con lo spirito e la filosofia dei Sassi non c’entrano niente.


E’ il mondo abusivo che appartiene al concetto di presunzione di chi crede che le regole valgano solo per gli altri e in testa ha una idea di vita nei Sassi che con il rispetto delle regole ha poco a che vedere.
Lo dimostra anche qualche video che, nello stesso giorno in cui i potenti dell’economia mondiale si riunivano per il G20 a palazzo Lanfranchi (e nonostante i severi divieti in particolare per la circolazione dei Sassi) scaricavano materiale edile da un furgone su un bobcat per proseguire indisturbati i lavori in barba a ogni regola.
C’è qualcosa che non torna, che lascia alla rassegnazione di chi assiste impotente e all’indifferenza di chi potrebbe intervenire e non lo fa, la gestione di quello che è considerato Patrimonio mondiale dell’Umanità dal 1993.


I cantieri aperti e mai più conclusi, rappresentano un altro dei paradossi, in questo rione. Sono stati i residenti a dover impedire l’accesso a quelle zone, per evitare cadute in pozzi abbandonati o fra materiali pericolosi, trasformandosi in custodi di aree senza identità. E sono loro, gli stessi residenti, che chiedono da sempre di intervenire, senza ottenere risposte.
L’unico strumento efficace, il rispetto della legge, va inasprito seriamente e convintamente senza figli nè figliastri, a univoco vantaggio di un luogo che non può difendersi da solo e che nei secoli ha osservato chi lo ha invaso, subìto ma anche vissuto con amore.


A chi oggi crede di poter trasformare la propria abitazione, sovracostruendo, invadendo, inventando materiali e modalità, andrebbe spiegato che norme dello Stato prevedono elementi che devono essere rispettati, per legge.


I videocitofoni con codice di accesso, ad esempio, non hanno niente a che vedere con le vicende che nei secoli si sono susseguite fra queste strade e che spesso vengono raccontate e anche un po’ romanzate dalle guide abusive.
Ecco, dunque, che un itinerario cominciato per godersi le bellezze di un luogo, scopre tutto quello che ogni giorno viene nascosto sotto la coperta, come polvere sgradevole.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE