5 minuti per la lettura
IL SOGNO DI veder riqualificato l’impianto sportivo di Macchia Giocoli, intitolato al compianto assessore allo sport Gigi Chiriaco, non si realizzerà. Almeno per il momento e stando alle carte ufficiali. L’Ufficio per lo Sport della presidenza del consiglio dei ministri ha infatti bocciato la domanda di partecipazione al bando “Sport e Periferie” presentata (evidentemente male) dal Comune di Potenza.
Le amministrazioni di Rapolla, Grumento, Nova Siri, Pignola, Nemoli, Tricarico, Montalbano, Tito, Pisticci e Francavilla hanno ottenuto la cifra richiesta di 700 mila euro ciascuno, Missanello ne ha presi 581 mila e Pietrapertosa 490 mila.
A Potenza zero, in barba agli annunci in pompa magna effettuati dal sindaco Mario Guarente e dall’assessore all’impiantistica sportiva Patrizia Guma.
I due amministratori si erano premurati di avvisare la comunità di aver presentato in data 30 ottobre 2020 la domanda di partecipazione al bando e di «essere fiduciosi» del suo accoglimento. Che, al contrario non c’è stato.
Dalla graduatoria risulta che la domanda è stata respinta perchè “pervenuta priva della documentazione e delle dichiarazioni necessarie”. In particolar modo per l’assenza della “verifica preventiva e validazione del livello di progettazione presentato”.
Una cosa gravissima, un verdetto che certifica sostanzialmente che l’amministrazione di Potenza (tra dirigenti, addetti, assessore e sindaco) non è stata in grado di compilarla nella maniera idonea ed ha letteralmente buttato al vento 700 mila euro per ridare dignità a “un impianto, quello di Macchia Giocoli, periferico e trascurato da troppi anni e che proprio per questo non può essere utilizzato dalle società sportive per lo stato di abbandono in cui versa da tempo”. Lo dichiarò un anno fa proprio l’assessore Guma.
LA GIUSTIFICAZIONE – Ma la storia merita di essere raccontata dall’inizio, paradossalmente, partendo dalla fine.
L’assessore Guma, interpellata telefonicamente in mattinata ha garantito la correttezza della procedura: «Nella pec inviata ci sono tutti i documenti allegati, tra i quali anche quello la cui assenza ci viene contestata. Adesso chiederò un accesso agli atti e, se sarà il caso, presenteremo un ricorso». E’ la versione che ha girato per tutta la giornata in città.
A rileggere il bando, però, la domanda non andava presentata via pec, ma attraverso la piattaforma informatica e seguendo una procedura guidata che non poteva ammettere errore. Tanto è che nel pomeriggio è arrivato il comunicato stampa non della Guma ma del gruppo consiliare della Lega: «L’Ufficio comunale competente ha verificato come tra gli allegati alla domanda di contributo, caricata sull’apposita piattaforma il 30 ottobre 2020 figura depositato il file relativo alla verifica preventiva e alla validazione del progetto esecutivo, regolarmente e validamente sottoscritto». Sarà presentato ricorso.
La giustificazione al momento lascia il tempo che trova. Lo stesso che ci vorrà per accedere agli atti, presentare un ricorso, vederselo discutere, forse anche bocciare. Prevedibilmente, il 2022, anno in cui Potenza sarà ancora “città europea dello sport”, trascorrerà invano. La speranza è che si sia trattato di un errore di chi ha bandito il contributo, ma la perplessità è legittima.
IL BANDO – L’Ufficio per lo sport della presidenza del Consiglio procede alla selezione di interventi da finanziare (per un totale di 140 milioni di euro), volti a realizzazione e rigenerare impianti sportivi localizzati nelle aree svantaggiate del Paese e nelle periferie urbane; alla diffusione di attrezzature sportive; al completamento e adeguamento di impianti sportivi esistenti da destinare all’attività agonistica nazionale e internazionale.
Manna dal cielo: Potenza ci cascava a pennello per la sua nomina di “Città europea dello sport” e anche perchè quella somma disponibile era stata raddoppiata rispetto al passato. In più, l’amministrazione, a detta di sindaco e assessore, «ha predisposto un cofinanziamento pari a 200.000 euro per acquisire un punteggio maggiore». Ad oggi viene da aggiungere, se fosse stata fatta, però, una domanda corretta.
IL PROGETTO – Per Macchia Giocoli l’amministrazione aveva previsto: “il rifacimento del campo di gioco con un manto in erba sintetica di ultima generazione, la sostituzione della recinzione, la riqualificazione della tribuna, un adeguamento dell’impianto di illuminazione, l’installazione dell’impianto fotovoltaico sugli spogliatoi e, infine, la sostituzione della tensostruttura col rifacimento della pavimentazione in parquet”. Sarebbe stato una degna cornice per un impianto intitolato a un uomo di sport, a un politico, che proprio sull’impiantistica sportiva ha lasciato un segno tangibile (il palazzetto a Rossellino).
LA DOMANDA – Alla domanda andava allegata la verifica preventiva e la validazione del livello di progettazione. Questo era uno dei punti basilari. Per i profani la verifica e la validazione di progetto sono certificazioni che attestano la conformità e l’appaltabilità del progetto di un’opera pubblica. La prima consiste nell’accertare che tutti i requisiti siano rispettati, la seconda assicura che i requisiti siano posti in essere. In quella del Comune di Potenza, a leggere la motivazione dell’esclusione, manca. I paesi che abbiamo elencato prima l’hanno presentata in maniera completa.
LA BEFFA- Potenza, città capoluogo, simbolo dello sport per l’anno prossimo, con tutto il rispetto, si è vista superare da comunità molto piccole della stessa regione, per non citare altre domande finanziate nel resto d’Italia. Pensare a impianti completamente rifatti in comunità periferiche fa montare un senso di rabbia. Al momento i fatti sono questi, con Potenza che è stata esclusa proprio dalla graduatoria di base. Infatti ci sono state domande successivamente respinte (c’è una seconda lista) quando sono stati esaminati nel dettaglio i progetti; infine c’è la graduatoria dell’assegnazione dei 140 milioni di euro. Potenza è andata subito fuori dai giochi.
LE REAZIONI- Soprattutto sui social si è scatenata la reazione dei cittadini e quella di chi fa sport. Sono chieste in maniera chiara le dimissioni dei responsabili. Inevitabile ritenere che è stato un incredibile autogol in un momento in cui, specie nell’ambito della impiantistica sportiva, c’è molto da fare. Su questa amministrazione pesa come un macigno la situazione che si è generata sullo stadio Viviani.
Per l’impianto più grande della città, che ospita la squadra di maggiore visibilità nazionale, era stato annunciato a marzo del 2020 un bando per la manifestazione d’interesse sulla ristrutturazione, che mai ha visto la luce. Per non dire dell’impossibilità di piastrellare gli spogliatoi e coprire le buche (per 35 mila euro). E a leggere in giro c’è ancora chi si lamenta delle palestre – a pochi giorni dal via delle attività ufficiali. E poco importa degli adeguamenti minimi a piscina e al campo scuola: rientravano nel minimo sindacale per fare attività. L’occasione Macchia Giocoli, al momento, è persa. Nei prossimi mesi si vedrà.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA