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POTENZA – «Rispetto agli anni passati non mi risulta che sia cambiato l’impianto del Piano antincendio. L’impostazione è quella e, tra l’altro, quello regionale – che porta la data del 12 luglio – è integrativo di quello generale, che è stato presentato in Prefettura agli inizi di luglio».
Così l’assessore regionale all’Ambiente, Gianni Rosa, risponde a chi lamenta un Piano antincendio partito in ritardo e che assegna risorse più alte ai volontari piuttosto che ai Vigili del fuoco, specializzati proprio nell’affrontare questo tipo di emergenza.
Mentre in Basilicata le emergenze si moltiplicano – anche a causa delle alte temperature e del vento che alimenta nuovi fronti – i Vigili del fuoco si trovano ancora una volta in grande affanno.
«Quello che posso dire – dice ancora Rosa – è che quando proprio i Vigili del fuoco hanno lamentato l’esiguità delle risorse messe loro a disposizione, ho firmato con loro un accordo integrativo. Sono stati così trovati altri 260.000 euro a integrazione dei 565.000 euro che aveva disposto il Piano».
Ma quello che i Vigili del fuoco chiedono non sono solo risorse. Chiedono un confronto che porti a una sostanziale modifica del Piano stesso che, a loro modo di vedere, va rivisto. E questo proprio perché, come dice l’assessore Rosa, l’impostazione negli anni non è cambiata ma non funziona. Perché, quando il territorio brucia, chi è specializzato nell’azione si trova poi in grave difficoltà.
«Andiamo ripetendo da tempo – ha detto sul Quotidiano di ieri Gianfranco Salbini, segretario generale provinciale di Potenza della Fns Cisl – che l’apporto dei volontari, che è sicuramente utilissimo, deve però essere aggiuntivo, non sostitutivo delle istituzioni». Ed è questo un tasto dolente per chi opera nel corpo.
Le attività del Piano, che prevede «una spesa complessiva di 2.509.922,36 euro», sono coordinate dalla Sala operativa unificata permanente (Soup), composta da Corpo nazionale dei Vigili del fuoco; Consorzio di Bonifica della Basilicata; associazioni di Protezione civile; dipartimento nazionale di Protezione civile.
Ai volontari vengono assegnate risorse per circa un milione e mezzo di euro. «E – sostengono alcuni operatori del corpo – poiché è previsto un pagamento a intervento, ci troviamo spesso nelle condizioni che i volontari si arrabbiano se interveniamo immediatamente, perché il Piano prevede che nelle aree boschive siano loro i primi a doverlo fare. Noi possiamo intervenire solo in un secondo momento, quando cioè le fiamme hanno preso il sopravvento e mettono in pericolo abitazioni o aree antropomorfizzate. Quindi capita che un piccolo rogo cresca a dismisura, anche alimentato dal vento di questi giorni o dalle alte temperature».
L’intenzione – precisano – «non è quella di polemizzare, ma di migliorare il Piano. Perché spesso i volontari non sono attrezzati per agire. Non sanno cosa fare o non hanno gli strumenti necessari. Così restano a osservare l’evoluzione dell’incendio e ci chiamano quando la situazione è fuori controllo. Con grave rischio per tutti, anche per noi che per spegnere un incendio ci buttiamo anche nelle scarpate».
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