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Massimo Barresi e Ida Tortorelli

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POTENZA – E’ Palma Ida Tortorelli, madre del patron di Radio Potenza Centrale Giuseppe Postiglione, il nuovo portavoce del direttore generale dell’azienda ospedaliera San Carlo di Potenza, Massimo Barresi.
La determina di nomina della mamma è arrivata all’indomani dell’ultimo entusiastico resoconto sull’operato del dg, pubblicato sulla testata (Cronache lucane) edita dal figlio, e diffusa – a giorni alterni – nelle edicole della regione. L’ennesima dichiarazione di sostegno “strillata” in prima pagina (“Barresi ha i numeri: promosso”), dopo la conferenza stampa in cui il governatore Vito Bardi e il capo del dipartimento Salute della Regione, Ernesto Esposito, hanno preso le sue difese minimizzando il calo di produzione dell’azienda ospedaliera.
Nelle motivazioni si fa riferimento al mancato rinnovo, a luglio dell’anno scorso, del contratto col precedente portavoce, la giornalista professionista Luigia Ierace (Gazzetta del Mezzogiorno), e al curriculum di Tortorelli, “conservato agli atti della struttura proponente” ma non ancora pubblicato nella sezione dedicata alla trasparenza del portale internet dell’azienda ospedaliera.
Il direttore generale, il direttore amministrativo Maria Acquaviva e il direttore sanitario Rosario Sisto, assistiti dal dirigente degli affari generali del San Carlo, Davide Falasca, evidenziano «la natura fiduciaria dell’incarico e, quindi, la conferibilità dello stesso “intuitu personae”». Vale a dire in maniera del tutto discrezionale, rimettendo anche una semplice valutazione di opportunità esclusivamente al buon senso del dg proponente.
Nell’atto si dà per «riscontrato» che «la citata professionista è giornalista ed è in possesso di una variegata esperienza professionale maturata nel settore dell’informazione, comunicazione, amministrazione e marketing, funzionale e qualificante per lo svolgimento della funzione di portavoce». Ma nell’albo nazionale la 58enne Tortorelli risulta iscritta come semplice giornalista pubblicista, e soltanto da dicembre del 2018.
Tortorelli, vedova del fondatore di Radio Potenza Centrale Bonaventura Postiglione, guadagnerà 1.500 euro al mese, lordi, più eventuali rimborsi spese, e resterà in carico fino alla scadenza dell’incarico di Barresi, prevista a gennaio del 2022, a meno di rottura del «rapporto fiduciario» col dg.
Avrà il compito di gestire i «rapporti con le testate degli organi di informazione», di «diffusione, sulla base degli indirizzi della direzione strategica, del flusso delle informazioni provenienti dall’interno (dell’azienda ospedaliera, ndr) verso gli organi di informazione», e di «predisposizione, con il supporto degli uffici competenti, dei comunicati». Ma anche di «cura dell’organizzazione di conferenze stampa dell’azienda e/o di interviste», della rassegna stampa, del «monitoraggio dell’immagine dell’azienda percepita sui mezzi di comunicazione di massa e sui social network», e di «predisposizione di pubblicazioni sullo stato di attuazione dei programmi aziendali». Un mandato, quest’ultimo, particolarmente delicato, in quanto confinante con la gestione della pubblicità istituzionale a pagamento.
All’orizzonte, insomma, si palesa anche un possibile conflitto d’interessi data l’entità delle somme in questione e l’eventualità di una loro destinazione preferenziale sui mezzi di comunicazione gestiti dalle società del figlio, già presidente del Potenza calcio poi caduto in disgrazia a causa di una serie di vicissitudini giudiziarie (da ultimo il presunto ricatto a un ex assessore del Comune di Potenza catturato da una web cam in una situazione compromettente). Mezzi già schierati in maniera incondizionata a favore del dg napoletano, lusingato da cronache a dir poco benevole fin dal suo arrivo inaspettato a Potenza, a dicembre del 2018.
Con la nomina del nuovo portavoce si rafforza, quindi, il tentativo di Barresi di rompere l’assedio stretto attorno all’azienda ospedaliera da un inedito fronte trasversale, composto da un’ampia maggioranza bipartisan in Consiglio regionale e buona parte del personale medico, che non pare intenzionato a recedere dalla richiesta di un avvicendamento ai vertici. Nei mesi scorsi, infatti, sono state diverse le proteste per il suo operato sfociate in gesti eclatanti, e non sono mancati momenti di crisi vera e propria come ad agosto, con la chiusura temporanea della terapia intensiva neonatale e il trasferimento forzato fuori regione di mamme e bimbi prematuri bisognosi di cure, e a ottobre, quando la decisione di trasferire nei poli ospedalieri periferici 5 anestesisti in servizio a Potenza ha portato alla chiusura di metà delle sale operatorie e al rinvio all’ultimo minuto di una serie di interventi già programmati.
Sulla testa del direttore generale pende ancora il ricorso presentato dall’altro aspirante all’incarico di direttore generale del San Carlo rimasto in corsa alla fine della selezione avviata nel 2018: il lucano Giuseppe Spera, dirigente dell’azienda ospedaliera e attuale direttore amministrativo dell’Asp.
Da chiarire resta la legittimità della nomina effettuata dalla vecchia giunta regionale, durante il periodo di interregno della governatrice facente funzioni Flavia Franconi (a causa delle vicende giudiziarie del governatore “titolare” Marcello Pittella) ben oltre il termine di scadenza della scorsa legislatura.
Alla base della nomina di Barresi, che all’epoca era un semplice dirigente senza un ufficio proprio al Cardarelli di Napoli, Franconi indicò pubblicamente le sue esperienze gestionali, nonostante il giudizio complessivamente migliore per il curriculum di Spera. Dopo la rinuncia a favore di un altro incarico della prima scelta, l’abruzzese Angelo Cordone. Più di qualcuno ha ipotizzato, tuttavia, che l’indicazione di un “papa straniero”, utile per ogni stagione, sia stata semplicemente strumentale al tentativo di neutralizzare possibili influenze politiche locali sulla direzione aziendale alla vigilia della campagna elettorale delle regionali. Una linea evidentemente condivisa, in seguito, anche dal governatore Vito Bardi, che più volte ha preso le difese del dg dagli attacchi provenienti dalla sua maggioranza, e i sindacati preoccupati per il futuro del San Carlo.

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