Un frame del rendering sullo stadio alla Cip Zoo
2 minuti per la letturaPOTENZA – Per la prima volta da quando il presidente del Potenza, Salvatore Caiata, è uscito allo scoperto presentando la sua idea per la realizzazione del nuovo stadio nell’area dismessa da 40 anni della Cip Zoo, il governatore della Basilicata Vito Bardi ha espresso un parere. Quello che è venuto fuori è però un commento improntato molto alla prudenza (probabilmente per ragioni di carattere strettamente politico), garantista sull’applicazione della legge e delle norme (anche se nessuno ha mai pensato che si potessero eludere), persino scettico sull’individuazione dell’area in questione.
Quindi chi si aspettava, vista la vicinanza politica quantomeno di schieramento tra i due interlocutori (il terzo – lo ricordiamo- è il sindaco Guarente), una apertura ha dovuto fare i conti con un eloquente: «Per fare le cose dobbiamo esserne certi e dobbiamo essere sicuri». La certezza e la sicurezza che richiede Bardi passano inevitabilmente dalla zona prescelta, dall’effettiva realizzabilità di un progetto ambizioso e dalla sua consistenza economica. «Se faremo lo stadio, ma non so se sarà possibile farlo in quell’area o in un’altra, prevederemo un tavolo tecnico e soprattutto l’applicazione delle norme. È sempre la legge a guidarci nelle nostre azioni», ha risposto il governatore alle sollecitazioni della stampa, aggiungendo: «Confermo un incontro avvenuto qualche settimana fa con il parlamentare e presidente del Potenza Calcio, Salvatore Caiata, e con il sindaco di Potenza, Mario Guarente. Ho avuto delle interlocuzioni con l’assessore Rosa. Abbiamo verificato alcune cose. Però non è stato definito nulla».
Inoltre Bardi è stato decisamente esplicito nell’affermare che «la costruzione del nuovo stadio non è un’iniziativa che posso prendere io. Mi confronto con i miei assessori con i quali parliamo tutti i giorni e con i quali c’è un’interlocuzione non solo politica ma un’interlocuzione di governo della nostra amministrazione». Infine una piccola stilettata a Caiata e alla possibilità che si faccia da parte, abbandonando la guida del Potenza, nel caso in cui non fosse assecondato il suo progetto: «Non è certo questo il caso in cui si può imporre un aut aut. Caiata non è mica Trump». Un elenco di puntualizzazioni interpretato da chi l’ha ascoltato non proprio come una apertura incondizionata.
Fatto sta che è anche giusto ricordare che lo stesso presidente della Regione, non più tardi del mese di ottobre, in occasione della nomina di Potenza a città europea dello sport per il 2021 aveva testualmente dichiarato: «Lo stadio Viviani, pur nel suo glorioso passato, ha fatto ormai il suo tempo e si rende ineludibile la costruzione di una nuova struttura. E’ necessario un tavolo di confronto tra le istituzioni e gli operatori sportivi per costruire questa ipotesi».
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