Carabinieri forestali
2 minuti per la letturaPOTENZA – E’ entrato nel vivo ieri mattina a Potenza, davanti al collegio del Tribunale presieduto da Federico Sergi (giudici a latere Valentina Rossi e Chiara Maglio), il processo a carico di Donato Paolino, comandante del Nucleo tutela biodiversità di «Badia San Michele» a Monticchio Bagni, nel comune di Rionero in Vulture.
In aula è comparsa la titolare di un bar/pizzeria convenzionato con i carabinieri, che nel 2019 fece partire le indagini denunciando che Paolino avrebbe preteso in consumazioni molto più di quanto gli spettava sulla base della convenzione in questione.
La donna ha spiegato che il sottufficiale dei carabinieri forestali, di fronte alle sue rimostranze, si sarebbe attribuito il merito della stipula della convenzione tra il ristorante e il suo ente di appartenenza. Quindi avrebbe ostentato un atteggiamento «da padrone» salutando vistosamente dopo aver consumato senza pagare.
Incalzata dalle domande del pm Giuseppe Borriello e del presidente del collegio, l’imprenditrice ha raccontato che in almeno un’occasione, quando lei si è opposta a quel modo di fare, lui l’avrebbe minacciata di “fargliela vedere”.
Mentre in un’altra si è dovuta frapporre tra Paolino e suo figlio, che non sopportava quelle prevaricazioni da parte del militare. Motivo per cui il collegio ha disposto la sua convocazione come teste alla prossima udienza.
Quanto all’ammontare delle consumazioni in più pretese, invece, la donna ha spiegato che quando capitava che Paolino ordinasse delle pizze riusciva in una singola comanda a esaurire tutto il denaro, invero molto poco, che le veniva riconosciuto dall’Arma per effetto della convenzione.
Infine ha aggiunto di aver continuato ad assecondare le pretese del militare anche dopo averlo denunciato, per non contrariarlo. Avendo «paura» per quello che sarebbe potuto succedere.
Alla deposizione della donna ha assistito anche lo stesso sottufficiale dei carabinieri forestali, che da maggio dell’anno scorso è agli arresti domiciliari con l’accusa di concussione.
Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, però, all’interno Nucleo tutela biodiversità di Monticchio sarebbe esistito «un sistema consolidato di gestione (…) da parte del comandante Paolino», in cui erano la prassi anche le false attestazioni sul registro che viene compilato giornalmente «per quantificare la durata della presenza in servizio», come pure sull’utilizzo dell’auto di servizio «per frequenti e ricorrenti esigenze esclusivamente private e personali». Di qui le accuse anche di peculato, truffa aggravata e falso in concorso con altri militari per cui si procede a parte.
Durante le indagini gli investigatori hanno accertato come Paolino, «abusando della sua qualità di pubblico ufficiale», pretendesse di non pagare gran parte dei generi alimentari e dei pasti consumati, anche attraverso «un uso indiscriminato e illegale dei buoni pasto». Così facendo avrebbe prodotto «un rilevante danno patrimoniale alla vittima».
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