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Come è stata percepita e in cosa consiste davvero la misura sul bonus gas decisa dalla Regione Basilicata. Da chiarire e vedere con attenzione anche l’efficacia del taglio dei consumi
Sulla misura del cosiddetto Bonus gas’ molto è stato scritto e tanto resta ancora da analizzare (a questa analisi, mi auguro non interminabile come quella di freudiana memoria, ho contribuito anch’io). Ma, al di là dell’opinabile taglio dei consumi posto come obiettivo di un rimborso-incentivo (davvero una contraddizione in termini), dell’enfasi sulla ‘riconversione energetica’ rispetto alla misura di contenimento dei costi del gas naturale (ci risiamo…) e della gratuità (la parola ha sempre un retrogusto dolciastro) dell’erogazione dell’energia, cosa rende tanto suadente il richiamo alla Legge Regionale numero 28 del 23 Agosto 2022 nel dibattito pubblico?
Perché già si pensa che possa essere proprio la lunga coda di questo provvedimento a garantire, in termini di consenso, la conferma degli attuali assetti di governo della Regione? La fornitura gratuita di gas derivante dall’esercizio delle concessioni petrolifere in terra lucana non rappresenta di per sé un’assoluta novità (già nei Comuni dell’area interessata esisteva un beneficio di questa natura) e con una logica molto simile si poneva la misura della bonus card per l’acquisto di carburante (furono più di trecentomila le carte prepagate che i lucani ricevettero per effettuare il pieno dal distributore sino all’anno 2018). Vincente, da un punto di vista retorico, risulta però la percezione (fornita) che il gas estratto dai pozzi lucani sia in qualche modo ‘restituito’ ai lucani stessi mediante una fornitura gratuita: ‘gas contro gas’.
Insomma, le Compagnie estraggono il gas, lo cedono alla Regione e questi quantitativi vengono direttamente detratti dai consumi espressi in bolletta: il cerchio si chiude, il beneficio viene reso tangibile e ciò che si produce (o estrae) in terra lucana ritorna ai lucani. Un’opzione tra le molte possibili – destinare le risorse derivanti dalla valorizzazione per rimborsare la componente energia delle bollette dei lucani – assume la veste di un percorso logico obbligato: sembra che il gas estratto dal sottosuolo (e non il flusso di risorse che corrisponde al suo valore di mercato) venga direttamente destinato alle case dei lucani, per garantire il riscaldamento, la cottura dei cibi, piuttosto che l’asciugatura degli abiti.
In verità, il Legislatore regionale è stato più prudente, parlando, nella legge dell’agosto 2022, appunto di ‘valorizzazione del gas naturale’ e di erogazione gratuita ai cittadini mediante rimborso del prezzo del gas: la partita è tutta di natura finanziaria, le Imprese distributrici di gas ricevono un ristoro, equivalente al valore di mercato del gas addebitato agli utenti in sede di fatturazione.
Con la medesima valorizzazione (del gas), si potrebbe investire in opere pubbliche, piuttosto che in contratti di specializzazione medica, ma l’effetto retorico sarebbe infinitamente minore dell’equivalenza “gas contro gas”.
Se concentrassimo la nostra attenzione sugli effetti e sugli impatti comunicativi sortiti dalla misura, se, in definitiva, prendessimo in considerazione non solo il dettato di legge (in verità, un solo articolo che pochi si saranno presi la briga di leggere) e le indicazioni del Disciplinare (giunto al terzo, annunciato, aggiornamento in poco meno di un anno), ebbene, dovremmo ammettere che è l’immagine del cerchio che si chiude, del circuito concluso ed autosufficiente ad illustrare meglio l’impianto normativo.
Appena qualche settimana fa, in un’occasione pubblica, mi è capitato d’ascoltare l’auspicio che l’energia prodotta da un parco eolico, appena inaugurato, fosse direttamente destinata ai borghi prospicienti: una sorta di autoconsumo, persino in assenza delle pure auspicabili comunità energetiche prossime venture.
Nella realtà, l’energia prodotta da quelle pale, al pari del gas estratto dai pozzi, viene oggi convogliata nella propria rete di distribuzione nazionale : il metro cubo della Val d’Agri viaggia in rete con i suoi omologhi extra-regionali, privo di bandierine e tessere di riconoscimento. Ma la retorica ha una forza esplicativa che non deriva dalle circostanze di fatto, quanto dalle capacità persuasive che la caratterizzano.
Questa circostanza ci inviterebbe ad analizzare le modalità e le tecniche comunicative (spesso, persino inconsapevoli) con le quali la misura del ‘bonus gas’ è stata, e viene tuttora, presentata all’opinione pubblica. Senza, però, esimerci dal denunciarne le profonde criticità e contraddizioni. Per dirne una: l’obiettivo del risparmio del consumo e della riconversione energetica – integrato nella misura un po’ artificiosamente – può essere compreso appieno solo ipotizzando il disincentivo nel tempo dell’utilizzo di impianti funzionanti con fonti fossili e l’investimento in azioni di miglioramento delle prestazioni energetiche degli immobili.
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Che sia del 15% (o del 10%, o del 5%) il taglio dei consumi che, trascorso il primo anno di ‘moratoria’, viene richiesto ai potenziali beneficiari, anno dopo anno, quale condizione per il perdurare della concessione del rimborso, vi sarà un momento in cui – a meno di misure draconiane di autoriduzione – a parità di impianti e strutture non sarà più possibile conseguire tecnicamente il risultato (dopo 9 anni, rispettando un 10% di riduzione dei consumi annui, si dovrebbe pressoché annullare il consumo di gas per riscaldamento o altri usi domestici!).
L’anno termico attuale (2022/2023), il primo che servirà da base per il progressivo taglio dei consumi da conseguire in futuro, è anche l’anno in cui si è posta una pietra tombale sulla misura del Superbonus incentivante la ristrutturazione energetica degli edifici; a seguito degli obblighi relativi alla contabilizzazione del calore, poi, la maggior parte degli immobili condominiali hanno già sostituito le vecchie caldaie centralizzate con nuovi impianti.
La retorica del rimborso premiante (’per almeno 9 anni’) che determinerebbe un disincentivo per l’utilizzo di impianti obsoleti o poco performanti, per giunta in edifici con rilevanti dispersioni termiche, funziona, alla prova dei fatti, ancor meno dello slogan (anch’esso parimenti retorico) del ‘gas lucano ai lucani’.
*Tecnico Ambientale
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