Antonia Fiordelisi
3 minuti per la lettura«I DATI sullo stato della sanità lucana mettono in evidenza la necessità di ripensare il sistema sanitario non tanto dal punto di vista quantitativo, ma soprattutto sotto il profilo qualitativo».
È quanto si legge nella relazione del Difensore civico della Regione Basilicata, Antonia Fiordelisi, nella relazione sull’attività svolta depositata nei giorni scorsi in Parlamento.
«Purtroppo – aggiunge Fiordelisi -, la Basilicata nella graduatoria delle regioni italiane predisposta in funzione delle “aree di criticità” – nell’ambito delle attività di monitoraggio svolte dal Ministero della Salute – si colloca al penultimo posto».
Alla base dell’analisi del Difensore civico di sono alcuni dati esposti all’interno della sua relazione che mettono a confronto le dotazioni della sanità lucana e quelle del sistema sanitario italiano del suo complesso.
Dati da cui emerge, per esempio, che in Basilicata ci sono 124,9 lavoratori assunti nel comparto sanità ogni 10mila abitanti, contro una media italiana di appena 107,2. O che le ex guardie mediche lucane sono 9,7, sempre ogni 10mila abitanti, contro un dato nazionale di appena 2,9.
Stesso discorso per le «grandi apparecchiature tecnologiche» come la Tac, o la Pet, che sarebbero state fornite in dotazione alle aziende sanitarie lucane in quantità doppia rispetto alla media italiana.
Mentre i posti letto, nel complesso, si fermerebbero a 328,3 ogni 100mila abitanti, contro i 348,7 di media in italia.
«I suindicati numeri – spiega Fiordelisi – lasciano trasparire alcuni punti di forza della Sanità in Basilicata sul piano quantitativo, mentre sul piano organizzativo, strutturale e tecnologico nella erogazione dei servizi sanitari e sociosanitari siamo in grave ritardo. Basti pensare alle lunghe liste di attesa per fare gli esami specialistici di estrema urgenza nella prevenzione delle malattie oncologiche (mammografia, tac, risonanza magnetica, colonoscopia etc.), che già prima del Covid le persone non riuscivano ad ottenere».
«A seguito della pandemia da covid-19 – sottolinea ancora Fiordelisi – dette criticità si sono ulteriormente aggravate tanto da costringere i lucani a rivolgersi a strutture private o a recarsi presso i centri delle regioni limitrofe».
Di qui l’esigenza «nel breve/medio termine», a livello di Paese, di implementare: «la formazione, l’innovazione e l’ammodernamento delle dotazioni strutturali, tecnologiche e digitali a disposizione del sistema sanitario nazionale e che con il Pnrr verranno distribuite alle regioni».
Mentre l’amministrazione regionale lucana dovrà sviluppare sistema integrato che individui negli ospedali di comunità, «intesi quali presidi sanitari a degenza breve e a gestione prevalentemente infermieristica», lo strumento per «finalmente prevenire le infinite peregrinazioni degli assistiti, soprattutto di quelli appartenenti alla fascia di popolazione anziana costretta a lunghi viaggi per prestazioni di non complessa esigibilità».
La relazione del Difensore civico regionale si è soffermata anche sulle altre questioni che sono state oggetto di segnalazione da parte di cittadini e non solo: dalle difficoltà di accesso agli atti di diverse pubbliche amministrazioni, alle preoccupazioni di Pietro Simonetti, del “Tavolo caporalato” del Ministero dell’Interno sulla mancata realizzazione della Città della Pace di Scanzano, per l’accoglienza dei lavoratori stagionali.
«Il progetto – evidenzia Fiordelisi – rischia di arenarsi e di decadere se si protrarrà l’inerzia nell’adozione della delibera di giunta regionale a conclusione dell’iter burocratico (atto dovuto in ottemperanza al decreto legislativo numero 165 del 2001), determinandosi così un grave danno al territorio, alla collettività e alla finanza pubblica per la perdita del cospicuo finanziamento Ue».
«In conclusione – mette in guardia Fiordelisi – , occorre far presto per evitare un grave vulnus per l’intera comunità regionale, nell’ottica di garantire condizioni di regolarità lavorativa degli stagionali e l’implementazione di alloggi e servizi in favore di persone che già versano in condizioni di fragilità».
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