La sede dell'Azienda sanitaria di Matera
2 minuti per la letturaAUMENTATI gli stipendi di direttore sanitario e direttore amministrativo con effetto retroattivo dal 1 gennaio. E’ quanto disposto, mercoledì, dal direttore generale dell’Azienda sanitaria di Matera, Sabrina Pulvirenti, in ossequio alla delibera con cui la giunta regionale guidata dal governatore Vito Bardi, lo scorso 28 dicembre, aveva già aumentato da 123mila a 153mila euro lordi annui la retribuzione sua e dei dg in servizio nelle altre aziende sanitarie lucane: Asp, San Carlo e Crob.
Il provvedimento dell’Asm evidenzia che per legge lo stipendio di direttori amministrativi e sanitari deve essere pari all’80% di quello del direttore generale da cui dipendono. Pertanto, essendo lievitato quest’ultimo, anche il loro, adesso, deve passare dai 100mila euro e rotti di prima ai «122.400» ricalcolati. Stesso discorso, ovviamente, per l’Azienda sanitaria di Potenza, l’Azienda ospedaliera regionale San Carlo, sempre di Potenza, e il Centro oncologico di Rionero. Anche se il dg dell’Asm, la romana Pulvirenti, ha bruciato tutti sul tempo. Già nella prossima busta paga, quindi, il direttore amministrativo Massimiliano Gerli, arrivato a novembre da Roma, e il direttore sanitario Giuseppe Magno, arrivato a sua volta da Roma ma ad aprile, dovrebbero riscontrare un incremento proporzionale in busta paga.
La decisione della giunta regionale di aumentare le retribuzioni dei dg delle aziende sanitarie lucane, e a cascata di direttori amministrativi e sanitari, era arrivata a fine dicembre con un obiettivo principale: «garantire al sistema sanitario regionale – per le rilevanti sfide future e gli impegnativi processi riorganizzativi in corso – una classe dirigenziale qualificata, motivata e adeguatamente remunerata, ove ne ricorrano le condizioni». In altri termini: convincere a lavorare in Basilicata professionisti che non sono disposti ad accettare di meno di quello che guadagnerebbero altrove per muoversi a queste latitudini.
Già nella scorsa legislatura, infatti, era emersa l’esigenza politica di aumentare l’attrattività di un sistema sanitario regionale plasmato, a partire dalla sua dirigenza, in un cinquantennio di amministrazioni di centrosinistra. Sebbene le situazioni più incresciose non siano mai state quelle ai vertici delle aziende, dove qualcuno disponibile ad assumere l’incarico si è sempre trovato. Anche senza l’incentivo economico appena introdotto. Bensì quelle tra le corsie. Con diversi reparti privi di personale a sufficienza perché i concorsi vanno deserti, e spesso chi viene assunto si trattiene soltanto il tempo necessario per conquistare il posto di lavoro in una sede più gradita.
Agli inizi di dicembre l’inserimento nel collegato alla manovra finanziaria del provvedimento sull’aumento di retribuzione dei direttori generali delle aziende sanitarie aveva sollevato critiche sia dalla maggioranza che dalla minoranza all’interno del Consiglio regionale.
L’ex governatore Marcello Pittella, il capogruppo Pd, Roberto Cifarelli, e l’ex capogruppo di Fratelli d’Italia, Giovanni Vizziello (di recente uscito dal partito di Giorgia Meloni) ne avevano contestato, inutilmente, l’opportunità. Soprattutto in considerazione della situazione, molto meno rosea, in cui vive buona parte del personale sanitario impiegato nell’emergenza sanitaria scatenata dalla pandemia.
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