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I consiglieri dell’opposizione (tutti tranne Bochicchio) replicano sull’«auto-regalo» (rimborsi) appena approvato in Regione Basilicata
POTENZA – Rinunceranno a spendere liberamente i fondi “svincolati” dalla legge approvata il 2 agosto in Consiglio regionale. Vale a dire quei 1.500 euro destinati ai contratti di collaboratori e portaborse, nel 2013, che sono lievitati fino a 1.950 euro nel 2017. Dubbi sul metodo più che sul merito, invece, sull’incremento dei fondi a disposizione dei gruppi proprio per l’assunzione di collaboratori e portaborse.
E’ quanto dichiarato, ieri, da sette degli otto membri d’opposizione del parlamentino lucano: Viviana Verri (M5s); Alessia Araneo (M5s); Roberto Cifarelli (Pd); Piero Lacorazza (Pd); Piero Marrese (Bd); Angelo Chiorazzo (Bacc); e Gianmichele Vizziello (Bacc). Con l’eccezione del solo Antonio Bochicchio (Psi).
La decisione dei consiglieri di minoranza arriva dopo il clamore suscitato dalle notizie sull’approvazione, sul finire dell’ultima seduta dell’assise di via Verrastro, del disegno di legge a prima firma del presidente del Consiglio regionale Marcello Pittella (Azione), sottoscritto, il 30 luglio, anche da altri 3 componenti dell’ufficio di presidenza del parlamentino lucano. Inclusa la segretaria d’aula pentastellata, Verri, che a distanza di due giorni sarebbe tornata sui suoi passi, astenendosi in commissione e poi in aula, come il resto dei consiglieri di minoranza.
RIMBORSI E STAFF IN REIONE BASILICATA: LA NOTA DEI CONSIGLIERI D’OPPOSIZIONE
«La stampa odierna (di ieri 21 agosto 2024; ndr) ha, giustamente, attenzionato il provvedimento recentemente approvato dalla maggioranza in consiglio regionale che ha abolito l’obbligo di rendicontare 1950 euro (obbligo di rendicontazione avviato con proposta di legge primo firmatario Lacorazza, X Legislatura) e aumentato l’importo delle somme a disposizione per le spese dei collaboratori dei gruppi consiliari». Così in una nota a firma congiunta dei 7 consiglieri, in cui si rimarca «che la minoranza si è astenuta dal votare il provvedimento, poiché il contenimento dei costi della politica resta una priorità così anche il sostegno e il supporto all’attività dei gruppi e dei consiglieri che hanno limitate risorse umane – soprattutto se giustamente retribuite – rispetto alla più consistente macchina amministrativa e politica di cui dispone il governo della Regione».
«Quest’ultimo aspetto – proseguono i firmatari della nota congiunta – è stato alla base dell’iniziale condivisione della proposta di legge da parte della consigliera Verri (…) avendone ravvisato uno strumento utile a potenziare l’attività dei gruppi consiliari (…) Diverso è il tema che attiene al venire meno della rendicontazione di parte dei rimborsi, per i quali noi intendiamo mantenere volontariamente l’impegno ad utilizzare almeno un terzo delle somme per il compenso ai collaboratori personali, non avvalendoci della facoltà di utilizzarli liberamente».
Il dito puntato sul presidente del Consiglio regionale
«Queste le ragioni – prosegue la nota – che hanno indotto la consigliera Verri a prendere le distanze dal provvedimento già in commissione e la minoranza tutta ad astenersi sia in commissione sia in Consiglio quando il provvedimento è giunto, in maniera molto frettolosa, in aula ed è stato approvato, è bene chiarirlo, dalla sola maggioranza.»
Araneo, Verri, Cifarelli, Lacorazza, Marrese, Chiorazzo e Vizziello, insomma, non mancano di sottolineare la corsia privilegiata riservata al provvedimento dal presidente del Consiglio. E puntano il dito proprio verso di lui ribadendo la loro «netta contrarietà a qualsiasi scelta, presente o futura, che vada nella direzione di aumentare le spese della politica, diversamente da quanto voluto da Pittella e dalla sua maggioranza come atto inaugurale della legislatura».
«Auspichiamo che venga attuata la disposizione (…) nell’articolo 34 dello Statuto provando a mettere meglio nelle condizioni le opposizioni di esercitare il proprio ruolo». Concludono i 7.
LA LEGGE APPROVATA
La legge appena approvata, d’altra parte, non si limita a svincolare l’impiego di 1.950 dei 4.500 euro riconosciuti mensilmente a ognuno dei 20 consiglieri regionali più il governatore e i suoi 5 assessori per spese legate all’attività politica. Senza alcun obbligo di rendicontazione o giustifiche. Vengono aumentati da circa 50mila euro a 75mila euro all’anno, infatti, i fondi a disposizione dei gruppi consiliari, per ogni singolo consigliere iscritto, per l’assunzione di collaboratori e portaborse. Allargando il riconoscimento di queste somme, più altri 30mila euro all’anno di per «scopi istituzionali riferiti all’attività consiliare e a funzioni di studio, editoria e comunicazione», anche ai gruppi con un solo consigliere istituiti da chi dovesse abbandonare le insegne della lista d’elezione. Per effetto dell’abrogazione di una norma anti cambi di casacca.
Stando alle stime degli uffici saranno queste ultime due modifiche legislative a incrementare di circa mezzo milione di euro la spesa per il parlamentino lucano.
Ieri sulla questione è tornata a intervenire, a titolo personale, la “pentita” Verri, sostenendo che il gruppo M5s è pronto a investire i fondi a disposizione: «in studi di fattibilità per la fuoriuscita dal fossile, per il ritorno all’acqua pubblica, per la gestione delle rinnovabili, per un nuovo piano sul trattamento dei rifiuti, magari dando la possibilità a una delle tante giovani menti che scappano da questa regione, di offrire il suo contributo professionale con un’adeguata remunerazione».
L’ex sindaca di Pisticci ha anche voluto replicare all’editorialista della Nuova del Sud, Nino Grasso, che l’aveva criticata per aver sottoscritto il disegno di legge “incriminato”, accusandolo di utilizzare «due pesi e due misure», tra lei e gli «amici consiglieri ex datori di lavoro che quel provvedimento l’hanno voluto». Un riferimento alquanto esplicito, quest’ultimo, al presidente del Consiglio regionale Pittella.
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