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Il consiglio regionale della Basilicata

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POTENZA – Saliranno ancora di quasi mezzo milione di euro le spese del consiglio regionale della Basilicata dopo il via libera da circa 300mila euro all’aumento da 23 a 33 unità degli addetti alle segreterie dei vertici del Consiglio regionale e quello atteso al rientro dalla pausa estiva, sul raddoppio dei garanti. Con l’affiancamento al difensore civico e al garante dell’infanzia, di un “Garante delle vittime di reato e delle persone sottoposte a misure restrittive ”, e di un “Garante del diritto alla salute e delle persone con disabilità”. E un esborso aggiuntivo di almeno 14mila euro.

E’ questo l’effetto della modifica approvata, quasi alla chetichella, lo scorso 2 agosto al “Testo unico in materia di indennità di carica, di funzione, di rimborso spese, di missione, di fine mandato e di assegno vitalizio spettanti ai “Consiglieri regionali della Regione Basilicata”. Giusto sul finire di una lunga seduta del Consiglio regionale apertasi con la discussione sulla relazione programmatica del governatore Vito Bardi, e quella sulla mozione della minoranza per il sostegno al referendum contro l’Autonomia differenziata.

Ad accedere i riflettori sull’«auto-regalo» fattosi dai consiglieri regionali lucani è stato, domenica, il Fatto Quotidiano parlando ancora di una proposta di legge «bipartisan», sebbene in seguito al voto dell’aula, venerdì scorso, il testo approvato è stato già pubblicato sul Bollettino ufficiale regionale, e il 31 agosto, decorso il termine dei canonici 15 giorni, dovrebbe entrare in vigore a tutti gli effetti. Le nuove norme prevedono che dai 4.500 euro mensili di cui ognuno dei venti consiglieri regionali può disporre liberamente per spese collegate – ufficialmente – all’attività politica non vadano più decurtati 1.500 euro da destinarsi, all’assunzione di collaboratori e portaborse. Eliminata, insomma, anche l’ultima limitazione rimasta dopo la riforma della materia effettuata nel 2013, in seguito allo scandalo “rimborsopoli”. Quando per questo tipo di spese venne abrogato l’obbligo di rendicontazione in consiglio regionale, che aveva fatto emergere tutta una serie di impieghi impropri. Portando all’incriminazione della maggioranza dei componenti del parlamentino lucano dell’epoca e ad elezioni anticipate. Un secondo intervento legislativo, invece, ha riguardato il finanziamento dei gruppi consiliari, con l’eliminazione di una norma contro i cambi di casacca. Permettendo anche a chi lascia il gruppo d’elezione per farsene uno tutto suo, con un solo componente, di vedersi riconosciuti circa 30mila euro all’anno da impiegare «per scopi istituzionali riferiti all’attività consiliare e a funzioni di studio, editoria e comunicazione».

La terza e ultima modifica delle normative vigenti, infine, riguarda le risorse a disposizione dei gruppi per l’assunzione di personale, che lievitano da circa 40mila euro a 75mila euro all’anno da moltiplicare per ognuno dei consiglieri iscritti. Di qui il maggiore esborso previsto, calcolato in 454mila euro annui. Inizialmente il disegno di legge, datato 30 luglio, era stato sottoscritto da 4 dei 5 componenti dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale, guidato dall’ex governatore Marcello Pittella (Azione). Vale a dire lo stesso Pittella, la vice Maddalena Fazzari (FdI), e i segretari d’aula Viviana Verri (M5s) e Gianuario Aliandro (Fi).

Già il 1 agosto, però, era arrivata una prima, significativa presa di distanze di Verri, che durante la discussione del provvedimento in II commissione, ha optato per l’astensione assieme agli altri consiglieri di minoranza. E anche il giorno successivo, in aula, l’approvazione definitiva del testo è arrivata coi soli 12 voti della maggioranza di centrodestra allargata a renziani e calendiani. «Ho firmato il testo come componente dell’Ufficio di presidenza, ma poi, durante l’esame in commissione, sono emerse un po’ di perplessità sull’impatto economico. A quel punto ci siamo riservati una migliore valutazione». Così la consigliera pentastellata ha spiegato al Fatto la sua retromarcia «La proposta – ha aggiunto l’ex sindaca di Pisticci – nasce dall’esigenza di alcuni gruppi di potenziare il proprio staff, assumendo una persona in più, magari qualificata, per dare una mano. Per chi viene dalla provincia di Matera, trovare personale che si sposti a Potenza non è così facile. Un conto è il classico “portaborse”, mi passi il termine, ma per un soggetto qualificato giustamente serve un budget diverso».

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