Angelo Chiorazzo
3 minuti per la letturaParte una raccolta di firme contro la candidatura a governatore di Angelo Chiorazzo in vista delle Regionali 2024
POTENZA – Assomiglia sempre più a una rivolta la reazione all’interno del Partito democratico della Basilicata all’ipotesi della candidatura a governatore per il centrosinistra di un esponente del nuovo movimentismo laico-cattolico come il re delle coop bianche lucane, Angelo Chiorazzo.
Alle prese di distanze dell’ex sottosegretario Salvatore Margiotta e dell’ex presidente del Consiglio regionale Piero Lacorazza, infatti, ieri si è aggiunta una raccolta firme su un documento di tre pagine già condiviso dal consigliere comunale di Rionero, Donatello Pinto, e alcuni amministratori e militanti. Un documento durissimo, che avrebbe contrariato non poco il presidente dell’assemblea regionale del partito, Carlo Rutigliano, tra i più aperti all’ipotesi di una candidatura dell’imprenditore di Senise assieme all’ex ministro Roberto Speranza.
Completate le sottoscrizioni, il testo dovrebbe essere presentato ufficialmente in occasione della prossima riunione della direzione regionale del partito, dedicata alle scelte da compiere in vista delle elezioni regionali di inizio 2024.
Al suo interno spiccano i richiami alla laicità dello Stato, le critiche per la rinuncia del Pd al ruolo politico di perno della coalizione «in favore di una non ben connotata organizzazione dalle radici cattoliche», e gli avvertimenti su «una certa commistione tra interessi privati e pubblici che si va delineandosi (sic!) e che potrebbero ostacolare quel cammino di eticità al quale ci richiama Papa Francesco». Un riferimento alquanto esplicito, quest’ultimo, ai rapporti milionari tra le coop fondate da Chiorazzo e la Regione Basilicata. Soprattutto in materia sanitaria.
«Bisogna necessariamente tutelare – prosegue il documento – gli interessi della Basilicata ed evitare, come è già successo in passato, di cedere il passo a interessi particolari inconciliabili con l’esercizio della funzione pubblica».
Rispetto alla scelta del candidato presidente Pinto e gli altri sottoscrittori del documento sostengono la necessità che il profilo da ricercare sia capace «sin da subito, non per logoramento, di riscuotere la massima convergenza possibile di tutte le forze politiche includibili nel progetto».
«Ciò che sino ad oggi non ha ottenuto il largo consenso delle forze politiche è già soltanto per questo un’opzione da abbandonare immediatamente». Prosegue il testo. «E’ fin troppo evidente che proseguire su questa strada finirà per tradursi in un fallimento già scontato».
Pinto e gli altri condividono anche un passaggio in cui sembrano indicare un metodo alternativo per individuare il candidato governatore.
«Se necessario – si legge nel documento -, andrebbe valutata un’autorevole candidatura civica capace di interpretare per capacità e natura l’idea di cambiamento che si intende praticare, che sia in grado di guidare un nuovo corso per la Basilicata e di riscuotere un vero credito di fiducia da parte di tutta la coalizione, senza paternità esclusiva né di singole forze né di sodalizi di pochi che agiscono nell’ombra».
Sarebbe assolutamente da evitare, invece: «l’ennesimo ripiegamento autoreferenziale e politicistico» che rappresenterebbe «la negazione della spinta a cambiare rotta che il voto congressuale ha voluto imprimere» e «l’archiviazione precoce della sorpresa Schlein». Oltre che «la dimostrazione che lo strumento delle primarie su cui si fonda il nostro partito e, dunque, il coinvolgimento della base, è un puro esercizio retorico, una finzione».
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