Donato Pessolano
3 minuti per la letturaPOTENZA – Pare destinato a restare ancora a lungo sulla carta il terzo polo lucano. Nonostante i ripetuti appelli del segretario regionale di Azione, Donato Pessolano, alla formazione di un gruppo unico in Consiglio regionale.
Non ha riscosso particolare entusiasmo, infatti, l’annuncio dell’accordo federativo sottoscritto nei giorni scorsi dal leader di Azione, Carlo Calenda, e quello di Italia viva, Matteo Renzi.
Accordo che prevede di riconoscere al primo il ruolo di presidente, mentre i renziani dovranno indicare il suo vice. Come pure che i due partiti: «promuoveranno, dove possibile e tenendo conto delle specificità dei diversi territori, la creazione di gruppi unitari territoriali e si assicureranno che i gruppi locali svolgano in modo quanto più coordinato e unitario possibile la propria attività politica».
«Con l’avvio della federazione nazionale del Terzo Polo – ha dichiarato ieri in una nota Pessolano – Azione ed Italia Viva si mettono in cammino verso la costituzione di un’area politica comune moderata, riformista e repubblicana a cui molti italiani guardano con interesse e favore».
TERZO POLO LUCANO, PESSOLANO CI CREDE
«Anche in Basilicata – ha aggiunto il segretario regionale dei calendiani – può finalmente prendere il via il progetto politico che ha già visto Azione lavorare con Italia Viva nelle ultime elezioni politiche e che ha fatto registrare uno dei più alti risultati elettorale a livello nazionale. Il percorso che dobbiamo mettere in campo con entusiasmo, visione e generosità, ci vedrà impegnati sin da subito nella creazione di un ufficio di coordinamento politico regionale, con partecipazione paritetica, per la definizione di una linea politica comune da portare avanti nei territori e nelle istituzioni lì dove siamo presenti, a partire dal Consiglio regionale di Basilicata dove auspico la nascita del gruppo unico».
«Sono convinto – ha concluso Pessolano – che il percorso avviato a livello nazionale potrà permetterci di aprire il campo anche a tutte quelle esperienze riformiste, liberali, democratiche e repubblicane che non si riconoscono nel populismo e nel sovranismo ma che vogliono costruire un’alternativa di governo seria e concreta per la Basilicata».
Fredde, ancora una volta, le reazioni dei consiglieri regionali dei due partiti appena federati. Con Pittella che ieri ha annunciato un’interrogazione alla giunta regionale guidata dal governatore Vito Bardi identica in tutto e per tutto a quella anticipata, mercoledì, dal consigliere regionale del Partito democratico Roberto Cifarelli. Mentre Braia se l’è presa col gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia per un emendamento alla manovra di bilancio appena varata dal governo Meloni.
IL BANCO DI PROVA DELLA MOZIONE DI SFIDUCIA A BARDI
Martedì le distanze tra le due anime del nascente terzo polo potrebbero emergere in maniera ancora più evidente durante la discussione sulla mozione di sfiducia alla giunta Bardi sottoscritta a fine novembre dagli 8 consiglieri d’opposizione e i 2 ex leghisti Massimo Zullino e Giovanni Vizziello.
A proporla, d’altro canto, era stato proprio Braia assieme all’altro consigliere renziano, Mario Polese, per provare a spegnere le polemiche per la “stampella” offerta al governatore Vito Bardi in occasione della presa d’atto delle dimissioni dal Consiglio regionale di Franco Cupparo (Fi).
“Stampella” riapparsa in occasione dell’ultima seduta del parlamentino lucano durante il voto sulla manovra di bilancio, quando Polese ha rinnegato la stessa mozione di sfiducia e ha replicato alle critiche di Cifarelli ricordando l’incontro di qualche ora prima con la premier Meloni del leader di Azione, Calenda. Un messaggio oltremodo chiaro anche per l’assente Pittella, che pure era stato assai critico per il sostegno offerto a Bardi.
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