Vito Bardi
3 minuti per la letturaSono salite a 10 le firme sulla mozione di sfiducia al governatore Vito Bardi annunciata nelle scorse settimane dei renziani Luca Braia e Mario Polese
POTENZA – È finita male la seduta del Consiglio regionale di ieri mattina, dedicata per intero, in attesa che la maggioranza recuperi i consiglieri indisponibili a causa della nota vicenda giudiziaria, alla discussione di una serie di interrogazioni giacenti da tempo immemore. Con tanto di minaccia del consigliere regionale del Pd, Roberto Cifarelli, di rivolgersi al prefetto di Potenza per il ripristino della legalità in aula.
A suscitare lo scatto d’impeto del consigliere democratico è stata l’assenza in aula di 4 dei 6 componenti della giunta regionale. Nonostante un ordine del giorno che si esauriva proprio nell’«attività ispettiva». Ovvero nell’esposizione e la discussione sulle interrogazioni alla giunta presentate in massima parte dai consiglieri di minoranza. Quello che a Roma e nelle capitali anglofile viene comunemente chiamato “question time”.
L’ATTACCO DI CIFARELLI CHE SI DICE PRONTO A RIVOLGERSI AL PREFETTO
In sostanza, esaurite alcune questioni sottoposte agli unici due assessori presenti, il leghista Francesco Fanelli (Salute) e il meloniano Alessandro Galella (Attività produttive), ai presenti non è rimasto che prendere atto della situazione.
Di qui lo sfogo di Cifarelli, che ha minacciato di rivolgersi al rappresentante provinciale del governo, nonostante le ben note prerogative di un’assemblea legislativa, qual è il parlamentino lucano, che impedirebbero un suo intervento diretto per questioni simili. A differenza di quanto avviene, invece, in casi di stallo o irregolarità conclamate nel funzionamento di un semplice consiglio comunale o provinciale.
«La seduta di oggi è una farsa – ha tuonato il consigliere Pd – perché noi avevamo concordato in conferenza dei capigruppo che poteva anche esserci un solo componente della giunta, come avveniva nelle precedenti legislature, che però si portava il pacchetto delle risposte anche delle Attività produttive, dell’Ambiente e delle Infrastrutture. Così alla domanda dell’interrogazione rispondeva l’assessore, seppure non al ramo. Invece oggi ci troviamo a dover concordare con il buon Fanelli di dargli l’elenco delle interrogazioni che ancora aspettano risposta e sono ancora attuali. Perciò io scriverò, e se non mi risponderà andrò direttamente dal prefetto».
«Fatte 100 le interrogazioni presentate, le risposte raggiungono sì e no il 40 per cento. Il restante 60 per cento non ha ottenuto alcuna risposta». Ha rincarato la dose Cifarelli rivolgendosi al presidente del Consiglio regionale, il leghista Carmine Cicala. «Se lei non sollecita il presidente della giunta e gli assessori a rispondere io sarò costretto a rivolgermi a sua eccellenza il prefetto. Perché non è normale che ci sono interrogazioni del 2019 che attendono ancora risposta».
SFIDUCIA A BARDI, SALGONO A 10 LE FIRME
Intanto, sempre ieri, sono salite a 10 le firme sulla mozione di sfiducia al governatore Vito Bardi annunciata nelle scorse settimane dei renziani Luca Braia e Mario Polese in risposta alle polemiche per il sostegno offerto alla maggioranza in occasione della presa d’atto delle dimissioni di Franco Cupparo.
Con la firma degli ormai ex dissidenti leghisti Giovanni Vizziello e Massimo Zullino, quindi, mancherebbe un solo voto per raggiungere la maggioranza assoluta del Consiglio regionale che è richiesta per l’approvazione della mozione. Se si dovesse andare alla conta a nei prossimi giorni, tuttavia, potrebbero non essere in condizione di tornare in aula i due consiglieri tuttora sottoposti a impedimenti giudiziaria legati all’inchiesta dei pm di Potenza sulla “mala politica lucana”, Rocco Leone (FdI) e Francesco Piro (Fi). Sicché al governatore Vito Bardi residuerebbero appena 9 voti, incluso il suo, da contrapporre ai 10 firmatari della mozione di sfiducia.
Per il governatore, insomma, la prospettiva sarebbe quella di una sconfitta evidente, sebbene soltanto simbolica dal momento che la mozione non raggiungerebbe il quorum richiesta. Uno schiaffo che l’opposizione, appena ricompattatasi sembra proprio intenzionata a infliggergli.
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