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Roberto Speranza e Vito Bardi durante un incontro per il corso di laurea di medicina all’Università degli studi della Basilicata

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POTENZA – Nessun soccorso al governatore Vito Bardi e agli assessori appena nominati, che a oggi non potrebbero più contare sulla maggioranza dei voti in Consiglio regionale. È un vero e proprio altolà quello arrivato ieri mattina dal ministro della Salute, Roberto Speranza, a quanti da giorni, all’interno del centrosinistra lucano, osservano con attenzione l’evolversi della crisi politica in via Verrastro.

Parlando con i giornalisti a Potenza, a margine di un incontro sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, Speranza non è sfuggito al tema più caldo della politica regionale. Con lo strappo tra il governatore, i meloniani di Fratelli d’Italia, e l’ex assessore alla Sanità, Rocco Leone, che ieri ha formalizzato l’addio a Forza Italia e il passaggio al gruppo Misto. Un epilogo inatteso, dopo mesi turbolenze di varia intensità, che ha aperto una nuova fase della crisi, rilanciando l’ipotesi di un allargamento della coalizione a sostegno di Bardi e i suoi.

«Penso che chi è chiamato a governare, deve governare, chi è all’opposizione deve stare all’opposizione». Così il segretario nazionale di ArticoloUno, che alle scorse elezioni regionali ha ceduto il seggio in Consiglio al candidato governatore della coalizione, Carlo Trerotola. Lo stesso Trerotola che sabato mattina ha bruciato tutti sul tempo augurando buon lavoro alla nuova giunta, e auspicando una proficua «collaborazione con l’intero Consiglio regionale».

«Questa è la mia opinione sulla Basilicata – ha aggiunto Speranza – e l’auspicio è che la Basilicata sia in grado di raccogliere la sfida di questa fase». Nessuna confusione, insomma, tra chi è in maggioranza, ed è rappresentato in giunta, e chi è all’opposizione, pertanto nella giunta non mette piede. D’altronde lo stesso Speranza fa parte di un governo, quello guidato da Mario Draghi, in cui a ognuna delle forze parlamentari che lo sostiene è stata garantita la partecipazione alle scelte del Consiglio dei ministri.

Guai a pensare, quindi, alla possibilità di un sostegno esterno, o di maggioranze variabili in base al singolo provvedimento, come pure qualcuno va facendo nelle ultime ore. Immaginando l’elezione di Trerotola alla guida del parlamentino lucano.

Proprio il rinnovo dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale, infatti, resta tra i banchi di prova più attesi dei nuovi equilibri in aula. Col presidente uscente, il leghista Carmine Cicala, sempre più lontano dagli 11 voti necessari per la conferma. Vuoi perché a oggi Lega, Forza Italia e Idea, con l’arrivo di Giorgio Di Ioia al posto del neo-assessore Vincenzo Baldassarre, possono contare su appena 10 voti su 21. Vuoi perché anche questi 10 potrebbero ridursi ulteriormente a causa di defezioni varie.

Col rischio di riaccendere, a strettissimo giro, quelle tensioni interne al Carroccio lucano che, a ben vedere, sono state tra le cause scatenanti della crisi dell’ex maggioranza regionale. E si sono placate solo in seguito alla conferma dei due assessori in carica da inizio legislatura: Donatella Merra e Francesco Fanelli. Con l’impegno alla conferma, allo stesso modo, di Cicala.
Ieri il governatore Bardi ha presieduto la prima seduta della giunta composta con i nuovi assessori, che ha suggellato l’assegnazione a Rionero dei 20 milioni di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Per un progetto pilota di rigenerazione urbana dei “Piccoli borghi” nella zona dei laghi di Monticchio. Uno stanziamento notevole, a scapito di Aliano, Irsina, Colobraro e Rotonda, per cui la Regione si è impegnata comunque a investire 15milioni di euro.

«Abbiamo scelto – ha sottolineato Bardi – senza guardare all’appartenenza politica: è stata una scelta in base a una valutazione prima tecnica – sulla base dei progetti presentati – e poi di valutazione dell’incidenza dei progetti su una porzione più o meno ampia del territorio».

Oggi, invece, il governatore è atteso in aula per le comunicazioni annunciate la scorsa settimana, quando è apparsa chiara l’intenzione di chiudere la crisi con la nomina della giunta “bis”.
L’attesa, quindi, sarà tutta per le prospettive che il generale vorrà indicare per l’amministrazione della Regione, e la discussione a seguire.

Nell’ex maggioranza, d’altronde, c’è ancora chi spera che i due consiglieri meloniani, Piergiorgio Quarto e Tommaso Coviello, possano smarcarsi dalla linea dettata dai vertici nazionali del partito, evitando di dichiararsi apertamente all’opposizione, e garantendo i loro voti in aula. Almeno per la votazione del bilancio. Mentre Pd, M5s e renziani allontanano, almeno per ora, l’idea di fare da «stampella» al generale, ma non paiono nemmeno convinti di tentare subito l’affondo con una mozione di sfiducia, che potrebbe portare alla capitolazione di Bardi e a elezioni anticipate in un periodo drammatico. Con una Regione alle prese con la coda di una terribile pandemia, gli obblighi di programmazione per i fondi del Piano di ripresa e resilienza, e gli effetti economici della crisi ucraina. Senza contare ragioni utilitaristiche legate alla diffusa consapevolezza che molti degli attuali consiglieri assai difficilmente verrebbero rieletti.

Perché la sfiducia diventi efficace, d’altra parte, servirebbero anche i voti di Trerotola e dei meloniani. Oltre a quello di Leone, che oggi in aula potrebbe rincarare le accuse mosse al governatore Bardi dopo l’esclusione dalla giunta regionale.

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