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Da sinistra il governatore lucano Vito Bardi con gli assessori Gianni Rosa (Ambiente) e Rocco Leone (Sanità)

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POTENZA – Un partito di maggioranza che attacca il governo regionale di cui fa parte. E’ l’ultimo paradosso politico della Basilicata targata Bardi. Il Coordinamento regionale di “Basilicata Positiva” in una lunga nota denuncia “un Governo Regionale che naviga a vista e che ha perso completamente la dignità. Noi non ci stiamo!”.

“Quando decidemmo di “scendere in campo” con il bagaglio di esperienze acquisite in tanti anni di impegno nell’Associazionismo, nel Volontariato e nelle lotte contro le ingiustizie e per la tutela del territorio, nell’individuare il simbolo e il nome di un movimento politico fu piuttosto semplice far convergere in un aggettivo le speranze dei tanti cittadini appartenenti alla parte civica sana, che avevano perso completamente la fiducia in quella politica autoritaria e improduttiva che aveva reso la Basilicata un feudo impenetrabile dal quale spremere ogni possibile risorsa e ormai da decenni nelle mani di alcune resistenti sacche di potere, scegliendo quale metafora del cambiamento il termine “Positivo””, aggiunge il Coordinamento regionale del movimento che esprime in consiglio regionale un consigliere (il materano Piergiorgio Quarto).

“Il nome “Basilicata Positiva” – si legge nella lunga nota – divenne pertanto la sintesi di un programma preciso, deciso e di rottura con i modi e le gestioni del passato, ritenendo in tal senso naturale individuare una persona che potesse catalizzare, partendo dal puro civismo, le attenzioni di quanti avevano riconosciuto come priorità inderogabili il rinnovamento, la meritocrazia e il definitivo allontanamento dai deleteri metodi del passato, un identikit che ci ha condotti al Generale della Guardia di Finanza Vito Bardi proprio per il suo profilo personale che appariva potenzialmente compatibile con le nostre posizioni, e per la sua immagine di uomo apparentemente libero e avulso da condizionamenti e da volgari logiche di partito, distante dai corollari della politica del mercimonio che le indagini della Giustizia avevano portato alla ribalta nazionale”.

“Fummo i primi a lanciare la sua candidatura e a sostenerlo sin dal principio, quando a conoscerlo erano davvero in pochi ed erano invece in molti ad osteggiarlo e a schernirlo, schierandoci lealmente al suo fianco e costretti a fronteggiare la dura ostilità e i continui attacchi degli avversari e persino degli alleati, ritenendo le possibili alternative nettamente peggiori e per questo del tutto inadeguate e impraticabili, ma non avremmo mai potuto immaginare che si sarebbe trasformata in un’esperienza così deludente e negativa”.

E ancora: “Le idee erano chiare, la strategia definita, le persone della società civile si avvicinavano sempre più alle proposte della nostra piattaforma civica e il risultato delle elezioni regionali ha infine confermato pienamente le previsioni, anche a discapito di manovre partitiche legate alla vecchia ma collaudata metodologia, premiando Basilicata Positiva con il 4% delle preferenze. Il “partito di riferimento del Presidente” fu dunque accolto con favore, condivisione di idee e speranza da parte dell’opinione pubblica sino all’insediamento al Palazzo di via Verrastro, un risultato storico che mai si sarebbe potuto ottenere in assenza di tali presupposti e per il quale Basilicata Positiva ha senza alcun dubbio contribuito in maniera determinante consentendo, pur essendo alla sua prima esperienza elettorale, a differenza dei partiti consolidati che peraltro hanno fluttuato per anni nella galassia della politica con percentuali anche inferiori al 4%, di esprimere pure un consigliere regionale il quale tuttavia, per quanto abbia goduto pienamente dello sforzo collettivo di Basilicata Positiva ai fini della sua elezione, non ha mai manifestato alcuna discontinuità con il passato e con il vecchio “sistema”, mostrandosi di conseguenza inadatto ad identificare un possibile rappresentante per il nostro movimento”.

“Con il passare dei giorni poi, a ridosso dell’imminente vittoria e proprio quando si sarebbero dovuti raccogliere legittimamente i frutti di tanto lavoro, dando finalmente inizio all’ambito cambiamento, la situazione è inspiegabilmente precipitata e il garbo e le buone maniere del presidente si sono rivelate manchevoli e fuorvianti essendo esse riconducibili essenzialmente ad una serie di inutili ritualità, atteso che il valore di un uomo non si distingue per la forma ma soprattutto per la sostanza e si rivela attraverso la sua determinazione, la sua capacità di mantenere la parola, le sue scelte e le sue azioni che, nei fatti, abbiamo riscontrato non essere più in linea con i principi fondanti del movimento e per questo non più condivisibili, avendo ignorato tutti gli impegni presi con i lucani e con quanti di noi avevano creduto nella sua integrità morale ed etica costruendone la candidatura e collaborando attivamente alla sua elezione, ritrovandoci infine obbligati a dover prendere atto che il cambiamento tanto invocato e sbandierato in campagna elettorale non è mai iniziato, ma è stato invece intenzionalmente tradito e disatteso sin dalle sue prime battute, tristemente giustificato dalle scuse più disparate imbarazzanti e inverosimili”.

Nell’attacco si legge anche che “l’insoddisfazione e la riluttanza per questo governo regionale, per la sua totale assenza di visione e di progettualità nell’interesse dei territori e delle comunità lucane, per i suoi discutibili metodi e per la sua incoerenza e spregiudicatezza si respira ovunque ed è sufficiente confrontarsi con le persone, e ancor più con quelle che hanno sostenuto convintamente la coalizione vincente, per comprenderne la portata e rilevare che si è trattato soltanto di volgare propaganda politica e che l’annunciato rinnovamento si è rivelato un grandissimo inganno. Incredibilmente questo governo regionale ha deciso di venir meno agli impegni presi e di accordarsi con gli avversari coinvolgendo e premiando dubbi personaggi provenienti addirittura dallo schieramento politico opposto, molti dei quali notoriamente schierati contro la coalizione di centrodestra ed il suo presidente il quale, sorprendentemente e senza alcun riguardo, ha preferito penalizzare ed estromettere chi si era invece esposto e sacrificato sostenendo esplicitamente la sua candidatura”.

“Probabilmente era un disegno già prestabilito che ci era stato astutamente sottaciuto, i programmi, le dinamiche, le scelte condivise, la trasparenza e tutte le belle cose ostentate in campagna elettorale si sono “magicamente” trasformate nell’esatto opposto e la tanto auspicata gestione meritocratica, innovativa e partecipata ha lasciato il posto ad un sistema di riciclati, arrampicatori, soldatini di filiera vergognosamente reintegrati, oppositori politici infilati o riconfermati in posti chiave e di comando, privilegiati e raccomandati seriali, scaltri opportunisti, sfacciati trasformistie finanche soggetti completamente estranei al territorio ed alle sue istanze, ovvero ad un apparato chiuso, equivoco, opaco, blindato e unilateralmente decisionista, il più delle volte in contrasto anche con sé stesso”.

“È questo il punto di rottura per il quale il gruppo più ampio di Basilicata Positiva, formato da persone che avevano confidato fermamente in una reale prospettiva di rigenerazione impegnandosi in prima linea per realizzare tali finalità, convinte di poter contribuire ad invertire la rotta secondo le regole e i principi che erano stati posti alla base del movimento politico, si è ritrovato improvvisamente disorientato, attonito e “scientificamente” escluso, ritenendo perciò intollerabile qualsiasi eventuale accostamento umano e politico ad un simile circuito”.

“Operazione orchestrata in totale malafede anche dai presunti alleati, i quali si sono prima avvalsi dei nostri voti di fatto essenziali per la vittoria e malgrado ciò, subito dopo, hanno pensato bene di far finta che non esistessimo più affinché potessero adottare risoluzioni politiche senza alcun ostacolo e agire indisturbati appropriandosi anche di ciò che di diritto sarebbe spettato ad altri, seppur consapevoli che questi pessimi comportamenti ed un tale livello di scorrettezza e ingratitudine mai si sarebbero potuti realizzare in assenza della decisiva approvazione del presidente e del suo enigmatico staff, e altresì convinti che questo governo ragionale rimarrà nella memoria collettiva soltanto per la sua ambiguità, i suoi fallimenti e la sua vacuità”.

“Giunti ormai ad una fase di non ritorno, emerge chiaramente una sostanziale diversità di metodo, merito e coscienza tra la stragrande maggioranza dei nostri sostenitori e un ristretto gruppo di individui che tuttora utilizza il simbolo di Basilicata Positiva in maniera assolutamente impropria, arbitraria e non concordata, presupponendo erroneamente di poter far passare il falso messaggio di essere legittimati a rappresentare un movimento al quale evidentemente non appartengono e per il quale non si sono mai spesi, ma del quale continuano tuttavia a servirsi con il solo obiettivo di distribuire posizioni e assumere personale che nulla ha avuto ed ha a che fare con il nostro progetto politico, sfruttando tutti i vantaggi economici e funzionali connessi al gruppo consiliare”.

“È ormai sotto gli occhi di tutti che la dannosa ingerenza di una piccola cerchia di persone, in alcuni casi anche completamente estranea al nostro territorio e alle esigenze delle sue comunità, si sia resa responsabile di una serie di discutibili azioni, di linee programmatiche e di scelte politiche che non rispondono in alcun modo alle esigenze ed ai requisiti fondamentali rispetto ai quali si è costruito e sviluppato il progetto di Basilicata Positiva, inaccettabili distorsioni che hanno indotto il gruppo fondatore, vari candidati e i sostenitori del movimento a dissociarsi ufficialmente rispetto al loro operato, una decisione maturata da tempo ma che non è stata resa pubblica al sol fine di non alimentare polemiche in una fase emergenziale già carica di tensioni e difficoltà”.

“Renderemo note tutte le vicende che hanno caratterizzato questo inatteso declino, esponendo in maniera dettagliata le ragioni del nostro dissenso in relazione alle disposizioni e agli atti che questo Governo regionale ha formalizzato in contrapposizione agli indirizzi che hanno sempre rappresentato la base e i principi imprescindibili della nostra piattaforma civica, ricalcando in maniera pedissequa i metodi eccepibili e obsoleti della vecchia politica ed evidenziando una “continuità con il passato e una trasversalità in continua mutazione” che ha soltanto lo scopo di confermare e ritemprare con arroganza e prevaricazione gli stessi ignobili e riprovevoli potentati di sempre interessati esclusivamente all’accaparramento di ruoli e posizioni, al decisionismo unilaterale e privo di confronto e alla gestione delle risorse pubbliche a discapito dello sviluppo e del benessere della regione e della collettività. Non abbiamo lottato per questo, non erano certamente questi i nostri obiettivi e sarebbe quindi doveroso, oltre che per una forma di eleganza non solo politica ma anche di democratico rispetto, se tutti coloro che esibiscono sul petto il simbolo del movimento avessero il buon gusto di toglierlo, che stemmi e loghi presenti nei palazzi regionali venissero rimossi per restituirli ai legittimi titolari e per riportare alla società civile la riconducibilità del marchio e del progetto di Basilicata Positiva“.

“In ogni caso – conclude il Coordinamento regionale di Bp – sarà nostra cura e premura, nel pieno rispetto delle norme che regolano tali fattispecie, tutelare nei modi e nelle sedi opportune il movimento Basilicata Positiva e i sostenitori del progetto politico originale, affinché vengano preservati i valori e i principi per i quali il movimento è stato creato e nei quali ha sempre creduto”. 

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