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Cuperlo (Pd) chiede all’ex premier Renzi di uscire dalla giunta lucana per rientrare nel centrosinistra e scaricare bardi


POTENZA – Passa per l’uscita dalla giunta regionale lucana, e dalla maggioranza consiliare che la sostiene, il riavvicinamento dei renziani al “campo progressista” guidato dalla segretaria nazionale del Pd, Elly Schlein.
A sostenerlo, ieri in un’intervista alla Stampa, è stato l’ex presidente dell’assemblea nazionale dei democratici, Gianni Cuperlo, intervenendo sul tema politico del momento. Dopo il flop dell’ex terzo polo alle elezioni europee di inizio giugno e il promettente risultato del Pd di Schlein. Quanto basta, insomma, per ragionare su una possibile alleanza in vista delle prossime elezioni politiche. Vuoi che si tengano al termine naturale della legislatura, nel 2027. Vuoi che arrivino un po’ prima, come profetizza più di qualcuno dopo l’acuirsi delle tensioni interne al centrodestra e i problemi emersi a livello europeo.

«Dopo gli errori del passato, le persone ci chiedono coerenza: se vuoi stare nel centrosini- stra, non puoi partecipare a giunte di centrodestra, come a Genova o in Basilicata. Prima ne esci e poi si discute».
Queste le parole con cui Cuperlo ha risposto a una domanda sul riavvicinamento tra Renzi e il centrosinistra. Dopo aver elogiato il modello elaborato assieme al Movimento 5 stelle in Sardegna. Con un «percorso dal basso», e un «progetto e una candidatura condivisa», che sono già riusciti a tenere assieme persino pentastellati e renziani. Tre anni dopo lo strappo deciso dall’ex premier con l’uscita dal governo Conte II.
L’aut aut dell’ex presidente dell’assemblea nazionale del Pd, storico oppositore di Renzi, è arrivato alla vigilia di un ferragosto che già si preannunciava tutt’altro che sereno, dal punto di vista politico, per il governatore Bardi e i suoi sostenitori.

Restano ancora da elaborare, d’altro canto, i fatti consumatisi a fine luglio, con la mancata approvazione di una risoluzione di maggioranza a favore dell’autonomia differenziata, a causa dell’assenza del voto del renziano Mario Polese, e dei calendiani Marcello Pittella e Nicola Morea. Un segnale di difficoltà evidente, insomma, di un centrodestra allargato agli ex terzopolisti alla vigilia delle elezioni regionali di aprile. Senza il collante di un’appartenenza ventennale come quella che tiene assieme gli storici partiti della coalizione berlusconiana.

Ieri su un possibile riposizionamento al fianco del Pd di Schlein è intervenuto anche il leader di Azione, Carlo Calenda, che però si è mostrato più cauto di quanto fatto a Renzi nelle ultime settimane.
«Non si può decidere ora e a prescindere dai contenuti come ci presenteremo. Sicuramente non abbandonere mo la nostra coerenza rispetto a ciò che riteniamo necessario fare per l’Italia». Così Calenda in un’intervista al Corriere della Sera.
In Basilicata, però, a scalpitare per una candidatura alle prossime elezioni politiche c’è già un campione delle preferenze come Marcello Pittella, che alle europee è stato il calendiano più votato. In tutta Italia.

Oltre ai programmi, insomma, di qui al 2027 potrebbe essere necessario fare i conti anche con questo, almeno a livello locale. Con un’identico, possibile aut aut dal campo largo anche ai calendiani. Perché tolgano il sostegno a Bardi prima di proporsi per guidare la coalizione nella corsa per uno dei seggi da assegnare con l’uninominale.

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