Arnaldo Lomuti
6 minuti per la letturaPOTENZA – Bloccato a casa dal Covid-19, il senatore dei Cinquestelle Arnaldo Lomuti morde il freno: «Proprio adesso che a Roma sta accadendo di tutto. E io sto qua. Ma se risulto negativo, volo nella Capitale». I sintomi da coronavirus non gli impediscono però di essere duro e qua e là caustico nel criticare il governo Draghi ma anche le istituzioni regionali, vecchie e nuove.
Come sintetizza la sua posizione, Lomuti?
«La linea che ha indicato Conte, lineare e coerente, non è improvvisata ma viene da più di qualche mese di segnali di sofferenza del M5S per quanto riguarda la politica attuale del governo».
Parliamo del decreto legge “Aiuti” sul quale nessun senatore pentastellato ha votato, compreso lei.
«Ricordiamoci che questo decreto il 2 maggio scorso i nostri ministri non l’hanno votato. Le frizioni di oggi vengono da lontano. Chiunque era a conoscenza delle nostre esigenze che sono quelle di imprese e cittadini, dei nostri segnali di malcontento (e non “condizioni”, come si è detto): semplicemente c’erano e ci sono dei temi (delineati nella nostra proposta al governo) che giustificano la nostra adesione al governo Draghi. Ci sono state date delle garanzie, poi non rispettate. Chiunque si chiederebbe cosa si resta a fare se si è ininfluenti su tutto».
Vi accusano di voler far cadere il governo.
«Non siamo noi a far cadere il governo perché anche senza di noi, Draghi avrebbe una larghissima maggioranza parlamentare per andare avanti numeri Draghi ce l’ha, anche perché altrimenti giovedì il Dl Aiuti non sarebbe passato insieme alla fiducia con tutti quei numeri. Piuttosto è Draghi che si è dimesso senza motivi apparenti. Se è stanco o se non è in grado, basta dirlo senza fare teatrini».
Vogliamo dire i punti fondamentali su cui vi sentite “traditi”?
«Innanzitutto la scelta di inserire l’inceneritore di Roma, tra l’altro nel Dl Aiuti che non c’entrava niente, per noi non è accettabile perché non ci si può sciacquare la bocca con la transizione energetica e poi fare qualcosa che ne è l’esatto contrario. Anche per questo siamo usciti dal Senato al momento del voto. Certo è strano che quando non vota la Lega o Italia Viva è tutto a posto, poi lo facciamo noi e ti dimetti».
Altri punti?
«Ci sono decine di migliaia di imprese che hanno investito sul superbonus e che aspettano che gli istituti di credito acquistino il credito. È tutto bloccato: vogliamo che il governo sblocchi la situazione. La sensazione è che, pur di colpire il M5S, si è disposti a mandare in fallimento decine di migliaia di imprese italiane».
Accusa molto grave.
«È quello che penso. La stessa cosa con il reddito di cittadinanza: ci andate a comprimere la misura, con un emendamento del centrodestra, quando sapevate che avrebbe creato nervosismo».
E poi?
«In autunno scoppierà una bomba sociale ed economica, le famiglie non riusciranno a pagare più nulla: con Conte ci sono stati cinque scostamenti di bilancio. E contemporaneamente il Pil è cresciuto. Noi chiediamo un ulteriore scostamento per la crisi. Ovviamente si crea più debito. Ma come lo stesso Draghi ha detto a un incontro di Comunione e Liberazione, esiste un debito buono e uno cattivo».
E in questo caso sarebbe buono?
«Tutte le volte che si ricorre a debito per proteggere il tessuto economico sociale per finanziare investimenti siamo dinanzi a una leva di politica economica dovuta. Anche perché poi è in grado di ripagarsi, come dimostrato nel Conte 2, quando nel 2020, proprio su input del M5S, furono approvati ben 5 scostamenti di bilancio per un totale di 130 miliardi di euro facendo si schizzare il debito ma facendo soprattutto in modo che nel 2021 il Pil italiano stabilì il record di crescita in Europa (+ 6,6%) con conseguente diminuzione del debito. In secondo luogo, in questi casi, prima si interviene, meno costi si dovranno affrontare. O si interviene subito o a farne le spese saranno sempre cittadini e imprese e questo il nonno delle istituzioni che rappresenta le élite bancarie e finanziarie lo sa benissimo».
A proposito di povertà, i dati Istat indicano una situazione grave in Basilicata. Cosa suggerirebbe alle istituzioni nazionali e locali per intervenire?
«So bene che non basta il reddito cittadinanza per “risolvere la povertà”: questa è una delle prime cavolate di Di Maio».
Poteva dirglielo quando Di Maio era ancora nel M5S.
«Sempre detto, ma a quei tempi avevamo un leader che faceva a gara con Salvini a chi la sparava più grossa».
Torniamo alla povertà.
«La elimini creando lavoro: il reddito di cittadinanza su questo aspetto ha funzionato poco, ma se oggi in Italia oltre un milione di famiglie riesce ad affrontare l’indigenza, lo si deve al rdc che qualcuno vuole smantellare. Cosa che, come abbiamo più volte chiarito al premier Draghi, non permetteremo mai. Riguardo al lavoro, occorre creare le condizioni ideali affinché ci sia sviluppo nei territori. Servono visioni come è stata quella del Superbonus. Serve una classe politica capace».
E quindi perché se la prende se vi “comprimono” la misura come ha detto prima?
«Perché quella misura va modificata adeguandola come dicevo prima al nostro welfare, non comprimendola con la scusa delle truffe alle quali si presterebbe. Se questi sono i motivi allora siccome esistono i falsi invalidi, eliminiamo la pensione di disabilità?».
Rientriamo sulla questione “povertà”.
«Siamo gli ultimi fra gli ultimi in Basilicata. Se io parlo di superbonus, parlo di misure che vanno bene ovunque. Noi creiamo ricchezza aiutando l’ambiente. Conte aveva promosso quell’iniziativa: il Pil viaggiava, ed è un ottimo termometro dello stato di salute di un Paese».
E con Draghi?
«Draghi si sta rendendo conto che sta fallendo su tutto. Sulla giustizia ha fallito (nonostante la nostra battaglia contro la terribile riforma Cartabia, che oggi ha avuto la bollinatura nera dell’Europa), sulla gestione del Covid, sull’uscita dalla crisi, sul Pnrr. Sarà per questo che oggi vuole abbandonare la nave».
E sull’economia?
«Non c’è paragone su come ha condotto lui il Paese e come lo ha fatto Giuseppe Conte».
E invece sul Covid?
«La pandemia ci ha insegnato una cosa che abbiamo già dimenticato. Occorre superare l’attuale titolo V della Costituzione. Abbiamo assistito a regioni che andavano per conto proprio in pieno stato di emergenza».
Qual è il suo giudizio sulla gestione lucana?
«Imbarazzanti e, se non ci fossero i morti di mezzo, ridicoli. La Basilicata ha gestito il Covid malissimo. Ha dormito perennemente, nonostante il numero della popolazione portasse a un distanziamento direi naturale. Lo smantellamento del Presidio ospedaliero venosino, per trasformarlo in ospedale Covid con disagi in pazienti e utenti, è un esempio concreto che chiarisce in che mani eravamo e siamo. Ancora oggi aspettiamo la riapertura della dialisi».
Come giudica i compagni di partito che danno l’appoggio al governo?
«O non hanno compreso bene i motivi di questa crisi di governo e di chi effettivamente l’ha aperta (cioè Draghi), o sono in preda al tipico terrore di cui soffre il parlamentare, quello delle elezioni anticipate».
Intende: paura per la poltrona?
«Esatto. C’è il rischio grosso di votare a ottobre. Per quanto mi riguarda, se finisse qua mi dispiacerebbe solo per alcuni lavori che ho in cantiere per la mia terra».
In Basilicata il centrodestra fa rimpiangere il centrosinistra o secondo lei è meglio?
«Non dimentichiamo ma rivendichiamo le nostre lotte contro la politica degli ultimi 20-30 anni del centrosinistra lucano. Dall’ambiente alla sanità, dalle politiche agricole a quelle giovanili, passando per le infrastrutture e i trasporti, con il centrosinistra non è mai corso buon sangue perché per noi i risultati raggiunti sono del tutto insufficienti. La mia riflessione è che se prima la Basilicata era tra le regioni più povere, oggi è la regione più povera in assoluto. La differenza tra il centrodestra lucano e il centrosinistra è sicuramente nello spessore politico e culturale, totalmente inesistente in questi del centrodestra che oggi sono alla guida della regione».
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA