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Italia Viva e Azione potrebbero virare a destra alle comunali per guadagnarsi un posto nella giunta Bardi; la nomina dei nuovi assessori potrebbe slittare a maggio
POTENZA – Nominare i nuovi assessori regionali dopo la presentazione di liste e candidature nei 51 centri lucani dove l’8 e il 9 giugno si rinnoveranno sindaci e consigli comunali. Costringendo i centristi di Italia viva e Azione a una prima, decisiva, prova di fedeltà, per guadagnarsi un posto nella giunta guidata dal governatore Vito Bardi.
E’ questa la tenaglia che si va stringendo, a meno di 48 ore dalla chiusura dello scrutinio del voto di domenica e lunedì, sugli ultimi arrivati nella storica coalizione di centrodestra. Con i vertici di FdI, FI e Lega sempre più determinati a sfruttare il traino della clamorosa vittoria alle regionali per issare quante più bandierine possibili sui municipi in palio. Dal più grande di tutti, Potenza, dove l’obiettivo è confermarsi, al più piccolo, San Paolo Albanese. Passando per Venosa, Scanzano Jonico, Tito, Nova Siri, Picerno, Marsicovetere, Pietragalla, Viggiano e Rotonda. Per privare i reduci del centrosinistra lucano del capitale politico rappresentato dal suo radicamento sul territorio.
Un patrimonio costruito in 50 anni di governo incontrastato, che non è bastato per riconquistare la Regione, ma riesce ancora a determinare maggioranza e minoranza nelle due province. Con quanto ne consegue anche in termini di gestione delle ingenti risorse finanziarie destinate alla viabilità e ai trasporti provinciali.
Il grosso dell’attenzione,per ovvie ragioni, si concentra sul capoluogo. Dopo la benedizione dei vertici nazionali della coalizione alla candidatura a un secondo mandato, infatti, le prime parole del sindaco uscente, Mario Guarente, sono state proprio un invito a replicare nel suo comune il campo largo di centrodestra sperimentato con successo da Bardi. Ma basta allargare lo sguardo per notare altre situazioni simili, come a Viggiano, la capitale del petrolio lucano. Lì dove il sindaco uscente è il meloniano, Amedeo Cicala, fratello del più votato tra i consiglieri regionali FdI appena eletti, Carmine, che sembra intenzionato a correre per un terzo mandato.
La palla è passata subito, quindi, nel campo dei centristi di Azione e Italia viva, che nelle prossime due settimane dovranno decidere che fare. Se restare coi compagni di avventura incontrati alla vigilia del voto delle regionali, o tornare al fianco del Pd e del suo nuovo alleato di riferimento, che resta il Movimento 5 stelle. O provare una terza via, col rischio di condurre una battaglia di testimonianza o quasi. Senza concrete possibilità di successo. Almeno nei centri più grandi.
Inevitabili le ripercussioni sulla nuova maggioranza di via Verrastro, dove rischia di crearsi un clima da “separati in casa” prima ancora del debutto in aula dei nuovi eletti.
Ove i renziani di Mario Polese e i calendiani guidati da Marcello Pittella dovessero voltare le spalle a Guarente, Cicala, e ad altri candidati “benedetti” dai vertici della coalizione, poi, è chiaro che il “caso” rischia di finire dritto sulla scrivania del governatore. Proprio mentre è impegnato a trovare la migliore composizione degli interessi in campo con la nomina degli assessori regionali e la designazione del presidente del parlamentino lucano. Faccende, queste ultime, che già durante la scorsa legislatura lo hanno portato a confrontarsi, anche in maniera molto dura, con i referenti nazionali di Lega, FdI e azzurri. Niente di più probabile, quindi, che le questioni finiscano per sovrapporsi. Con le recriminazioni per eventuali “voltafaccia” dei centristi camuffate da nuove rivendicazioni a scapito degli ultimi arrivati.
Se 5 anni fa per comporre la giunta regionale Bardi impiegò un mese e mezzo, insomma, è quasi certo che a questo giro non scioglierà le sue riserve, o non verrà messo in condizioni agevoli per di farlo, prima di sabato 11 maggio, quando scadrà il termine per la presentazione di liste e candidature. E anche questo non potrà che tradursi in una forma di pressione sui centristi.
L’ex governatore Pittella, d’altro canto, aveva chiarito prima ancora del voto di aspettarsi una rappresentanza per Azione all’interno della nuova giunta. Tanto più in considerazione del fatto che togliendo al centrodestra il 7% di consensi ottenuto da Azione, e sommandolo ai voti del centrosinistra, lo scrutinio sarebbe potuto finire in maniera diversa per Bardi e il suo sfidante, il presidente della Provincia di Matera, Piero Marrese.
Stesso discorso per Italia viva e Polese, che pare destinato, dopo 5 anni da vicepresidente del Consiglio regionale, a tentare la scalata del parlamentino lucano. Mentre tra i non eletti scalpita per un incarico di sottogoverno un esponente di peso del partito lucano come Luca Braia.
Lo schema più quotato per la ripartizione dei 5 assessorati della nuova giunta Bardi, ad ogni modo, resta quello che ne vede due assegnati ai meloniani, che in Consiglio “pesano” 4 voti sui 12 della maggioranza, e uno a testa a Forza Italia, che di consiglieri ne ha 3, e Lega e Azione, che rappresentano 2 voti a testa in aula.
Dovendo anche assicurare una rappresentanza femminile all’interno dell’esecutivo regionale, inoltre, la neo-eletta Maddalena Fazzari parrebbe la candidata naturale per uno dei due assessorati meloniani. Pertanto a contendersi l’altro, resterebbero l’assessore uscente all’Ambiente, Cosimo Latronico, e l’ormai ex presidente del Consiglio regionale, Cicala.
In quota Lega, d’altro canto, il predestinato appare il neo-consigliere, nonché ex senatore e coordinatore regionale del Carroccio, Pasquale Pepe. Mentre in Forza Italia è derby tra l’assessore uscente alle Attività produttive, il materano Michele Casino, e il suo predecessore, Franco Cupparo. Come pure in Azione tra Pittella e l’altro consigliere eletto, il sindaco di Irsina Nicola Morea.
Bardi potrebbe anche “pescare” i componenti della sua nuova giunta all’esterno del Consiglio regionale, anche se la soluzione “interna” viene incoraggiata dai partiti perché permette ai primi candidati non eletti di subentrare ai consiglieri “titolari” nominati assessori. Una possibilità quella di nominare un assessore esterno, che nella scorsa legislatura il governatore ha utilizzato per tre volte, ma pescando sempre e soltanto nel bacino dei “non eletti”, per andre incontro ai desiderata dei partiti della coalizione.
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