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La Commissione parlamentare antimafia dichiara impresentabili 5 dei candidati alle elezioni regionali della Basilicata
SONO cinque i candidati alle prossime elezioni regionali in Basilicata risultati, dalle verifiche svolte dalla Commissione parlamentare Antimafia (LEGGI LA NOTIZIA), in violazione del codice di autoregolamentazione. Lo ha comunicato ieri la presidente della Commissione Antimafia, Chiara Colosimo, nell’ambito della seduta plenaria della commissione riferendo l’esito dei controlli sui cosiddetti “impresentabili”.
Nel dettaglio, Colosimo ha fatto sapere che, dalle verifiche della Commissione, è stata rilevata una violazione del codice di autoregolamentazione nella «candidatura di Angelo Antenori, candidato al consiglio regionale per la lista Orgoglio lucano», per il quale «risulta disposto il giudizio con decreto del gip presso il tribunale di Potenza (dibattimento in corso di svolgimento, per il reato di cui agli articoli 319-321 c.p. corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, in violazione dell’articolo 1, comma 1, lettera b) del codice di autoregolamentazione».
Poi «la candidatura di Vincenzo Clemente, candidato per la lista Unione di centro-Democrazia cristiana-Popolari uniti – ha riferito la presidente -. Nei suoi confronti con decreto del gip presso il tribunale di Potenza è stato disposto il giudizio (dibattimento in corso li svolgimento) per il reato di cui agli articoli 319-321 c.p., corruzione per atto contrario ai doveri i ufficio, in violazione dell’articolo 1, comma 1, lettera b) del codice di autoregolamentazione». Ancora, la «candidatura di Lucio Libonati, per la lista Alleanza Verdi Sinistra-Europa verde-Si-Psi. Nei confronti del candidato con decreto del gip presso il tribunale di Potenza è stato disposto il giudizio (dibattimento in corso di svolgimento) per il reato di cui agli articoli 110-615-ter c.p. (concorso in accesso abusivo a un sistema informatico o telematico, in violazione dell’articolo 1, comma 1, lettera a) del codice di regolamentazione».
Colosimo ha poi riferito della «candidatura di Francesco Piro, per la lista Ppe-Forza Italia Berlusconi Bardi. Nei confronti del candidato con decreto del gip presso il tribunale di Lagonegro è stato disposto il giudizio (dibattimento in corso di svolgimento) per il reato di cui all’articoli 648-ter.1 c.p. autoriciclaggio, in violazione dell’articolo comma 1, lettera i) del codice di autoregolamentazione». Infine Colosimo ha riferito della «candidatura di Livio Valvano, per la lista Alleanza Verdi Sinistra-Europa verde-Si-Psi. Nei confronti del candidato con decreto del gip presso il tribunale di Potenza è stato disposto il giudizio (dibattimento in corso di svolgimento) per il reato di cui agli articoli 110-319-quater c.p. concorso in induzione indebita a dare o promettere utilità; nei confronti del predetto candidato con decreto del gip presso il tribunale di Potenza è stato disposto altresì il giudizio (dibattimento in corso di svolgimento) per il reato di cui agli artt. 110-353 c.p. concorso in turbata libertà degli incanti, in violazione dell’articolo 1, comma 1, lettera b) del codice di autoregolamentazione».
Proprio Valvano è stato il primo a reagire alla notizia: «Esprimo stupore per l’esistenza di questa barbara procedura del codice di autoregolamentazione parlamentare che fa strame dei principi costituzionali», ha affermato aggiungendo che «al momento il mio certificato del casellario giudiziale è “nullo” e tale resterà in futuro». Il candidato di Avs-Europa verde-Si-Psi ha rimarcato: «Nessuna condanna per i fatti in giudizio, anzi, c’è una sentenza della Cassazione dell’11/06/2015, n.31351, sezione n.6, che afferma l’inesistenza a mio carico anche dei soli indizi, l’assenza di reati e, addirittura, l’obbligo morale di conferire un encomio al sindaco che, nelle circostanze contestate, si sarebbe speso solamente nell’interesse della comunità amministrata. Vado avanti come un treno, nella piena consapevolezza della mia estraneità ai fatti contestati. Si tratta di una vicenda vecchia e chiusa».
E Lucio Libonati, sempre di Avs-Europa verde-Si-Psi, ha dichiarato: «Con profondo rammarico e sconcerto devo ricordare che i fatti contestati per un reato comune risalgono al 2011, e che mi sono già candidato nel 2019, senza che commissione antimafia rilevasse alcunché, per cui appare quantomeno singolare, che solo oggi a dieci giorni dal voto, vengono ripescate vicende molto risalenti nel tempo, cui sono del tutto estraneo, in relazione alla quali la stessa commissione antimafia nel 2019 applicando i medesimi principi nulla ha rilevato. Libonati ha aggiunto: «Nego fermamente ogni coinvolgimento nell’ipotesi reato e respingo le accuse con fermezza».
Secca la reazione anche di Francesco Piro, capogruppo uscente di Forza Italia: «Il mio certificato del casellario giudiziario è perfettamente pulito, sono candidato e soprattutto rieleggibile, visto che sono consigliere e vice presidente del Consiglio regionale in carica. L’impresentabilità sarebbe semplicemente una questione di opportunità politica, senza valore di legge – ha aggiunto Piro – per una vicenda giudiziaria del 2016 di cui non ho mai avuto condanne, nemmeno di primo grado e mai ne avrò perché sono persona trasparente e leale, forse a volte solo troppo disponibile. La mia campagna elettorale continua con la coerenza di sempre e con maggiore determinazione».
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