Matteo Salvini
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La Lega ripiega sulla Basilicata alle elezioni regionali. Salvini pronto a rilanciare sulla guida della coalizione lucana dopo il no al terzo mandato per Zaia
POTENZA – Si era detto: o la guida della coalizione alle regionali in Basilicata; o l’eliminazione del limite dei due mandati per i governatori uscenti, per blindare la ri-candidatura di Luca Zaia, l’anno prossimo in Veneto. Pertanto, eliminata quest’ultima possibilità, non resta che la prima.
E’ uno schema di gioco sempre più chiaro quello della Lega e del suo leader, Matteo Salvini, in vista della tornata decisiva di consultazioni tra i partiti del centrodestra sulle candidature nelle regioni che andranno al voto tra aprile e giugno: Basilicata e Piemonte.
L’appuntamento è all’indomani dello scrutinio del voto di domenica in Sardegna. Dal quale si attendono indicazioni sui nuovi rapporti di forza all’interno della coalizione e tra la questa e il “campo progressista” a traino Pd-M5s.
REGIONALI BASILICATA, LE PROBABILI RICADUTE DEL VOTO SARDO PER LEGA ED FDI
Nel caso in cui il meloniano Paolo Truzzu dovesse essere sconfitto, a sorpresa, dalla pentastellata Alessandra Todde, infatti, è probabile che perda quota l’ipotesi di non ricandidare il governatore uscente lucano, Vito Bardi. Come fatto col sardista-leghista Christian Solinas. In caso contrario invece, se Truzzu dovesse vincere facile, è probabile che la Lega e i leghisti si sentano confortati nella richiesta di un cambio della guardia tra il forzista Vito Bardi e il loro coordinatore regionale Pasquale Pepe alla candidatura per le elezioni regionali in Basilicata. A titolo di compensazione per il sacrificio di Solinas. Come pure che i meloniani lancino l’affondo finale per provare a portare a casa anche la Basilicata. Magari indicando come candidato governatore una personalità vicina al partito ma di estrazione civica, tipo il prorettore della Luiss Francesco Di Ciommo. Per evitare che un nome politico possa accendere tensioni interne alla variegata “fratellanza” lucana.
A far propendere per quest’ultima possibilità, secondo alcuni addetti ai lavori, ci sarebbe anche il passo indietro annunciato mercoledì dall’assessore regionale all’Agricoltura, Alessandro Galella, rispetto alla corsa come sindaco della città di Potenza. Città che è tra i 52 centri lucani dove si andrà al voto l’8 e il 9 giugno.
Se i meloniani dovessero ottenere la guida della coalizione alle regionali, infatti, è improbabile che riescano a imporre agli alleati un loro uomo anche per il capoluogo. Stesso discorso per i leghisti che per un Pepe candidato governatore dovrebbero sacrificare le aspirazioni a un secondo mandato del sindaco uscente, Mario Guarente.
A contrastare questo tipo di manovre resterebbero, quindi, soltanto gli azzurri di Forza Italia. Loro puntano a portare a casa la ricandidatura sia del lucano Bardi che del piemontese Alberto Cirio. Ma potrebbero essere spinti a rinunciare a quella del primo in considerazione del peso politico ben maggiore di quella del secondo. D’altronde il Piemonte da solo vale per numero di abitanti più delle altre quattro regioni che andranno al voto nel 2024 messe assieme.
ATTESA ANCHE NEL CENTROSINISTRA
Tutto congelato in attesa dello scrutinio sardo anche all’opposizione dell’amministrazione regionale uscente. Con la candidatura a governatore del re delle coop bianche lucane, Angelo Chiorazzo, in bilico dopo i no arrivati da più parti e l’indicazione della segretaria nazionale del Pd, Elly Schlein, per la ricerca «testarda» di un’intesa con i 5 stelle. Anche a costo di sacrificare le ambizioni di personalità del partito, come avvenuto in Sardegna con l’ex governatore Renato Soru, provocando dolorose spaccature interne.
A puntare sul salvataggio in extremis delle ambizioni presidenziali dell’imprenditore di Senise, resta l’ex ministro Roberto Speranza. Senise sostenuto dai laici cattolici di Basilicata casa comune e dalla maggioranza del Pd lucano.
Lunedì il deputato lucano ha chiesto ai vertici nazionali del partito il tempo per tentare di ri-convertire alla causa il leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte. E martedì ha rilasciato un’intervista alla Stampa in cui ha evocato un misterioso sondaggio «riservato» che accrediterebbe Chiorazzo da solo di uno strepitoso 15% dei consensi.
A ieri, ad ogni modo, sul sito della presidenza del Consiglio dei ministri dove vengono raccolti i risultati questo tipo di rilevazioni politiche, non c’era traccia di nulla di simile. Mentre i vertici nazionali del Movimento 5 stelle non paiono intenzionati a prendere in mano il dossier Basilicata prima dello scrutinio in Sardegna.
RESA DEI CONTI TRA I 5 STELLE LUCANI
Ancora più ostile al re delle coop il clima tra i pentastellati lucani. Con i pochi “chiorazziani” all’interno del Movimento nel mirino per aver espresso pubblicamente il loro favore alla candidatura del fondatore di Auxilium.
Oggi stesso, ad esempio, il gruppo territoriale dei 5 stelle di Potenza ha preteso che il consigliere comunale Marco Falconeri rendesse conto di quanto detto e di un incontro organizzato con esponenti di Basilicata casa comune, Pd e altre formazioni di centrosinistra.
Per provare a “ingannare” l’attesa del voto sardo ieri è arrivata anche la convocazione da parte di Psi, Sinistra italiana e Basilicata possibile di una riunione dei vertici di un ipotetico fronte progressista domani mattina a Potenza per affrontare il nodo del candidato governatore e provare a chiudere l’alleanza.
Il timore, d’altronde, è che dopo l’attesa per il voto sardo, inizi anche quella per il voto in Abruzzo, fissato per il 10 marzo. Col rischio di ritrovarsi l’11 marzo senza un’intesa su un nome alternativo al re delle coop, che è l’altro auspicio dei suoi sostenitori. Convinti che a quel punto il sostegno al loro candidato presidente sarebbe una scelta quasi obbligata.
Di qui il sospetto di strategie per prendere tempo volte proprio a questo risultato.
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