Vito Bardi e Pasquale Pepe
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Regionali, ira della Lega dopo che FdI si è intestato il candidato governatore sardo la Basilicata una possibile compensazione Pasquale Pepe spera
POTENZA – Se salta la linea della conferma dei governatori uscenti, e Fratelli d’Italia strappa alla Lega la guida della coalizione in Sardegna, allora andranno riaperti «i giochi e il tavolo» anche sui candidati governatori delle altre tre regioni che andranno al voto prima delle elezioni europee. Senza dimenticare che «due di questi quattro candidati» sono di Forza Italia: il lucano Vito Bardi, e il piemontese Alberto Cirio.
L’IRA DEI LEGHISTI
È arrivata dal numero 2 del Carroccio, Andrea Crippa, la conferma delle inevitabili ricadute, anche sull’agognata candidatura alle Regionali in Basilicata per un secondo mandato di Bardi, di quanto avvenuto mercoledì sera a Cagliari. Coi meloniani che hanno assunto una volta per tutte la guida della coalizione in vista del voto isolano del 25 febbraio, rivendicando un riequilibrio complessivo della rappresentanza ai vertici delle regioni che andranno al voto nei prossimi mesi. Tutte già amministrate dal centrodestra.
«Per noi si deve andare avanti con gli uscenti che hanno ben governato. Noi siamo per la continuità, vedremo se altri si prendono la responsabilità di rompere e cercare alternative». Queste alcune delle dichiarazioni affidate alla stampa, ieri, dal vice di Matteo Salvini. Dichiarazioni a cui ha fatto eco, tra gli altri, Antonio Moro, presidente del Partito sardo d’azione (Psd’Az), il cui segretario, già senatore leghista, è proprio il presidente della Regione uscente, Christian Solinas.
Moro ha puntato il dito, in particolare, con la candidatura a governatore del sindaco di Cagliari, il meloniano Polo Truzzu, ufficializzata ieri al termine di 9 ore di discussione tra le 13 sigle che compongono il centrodestra sardo.
«Con dichiarazioni ufficiali (…) Forza Italia, la Lega, il Partito sardo d’azione e la Democrazia cristiana – ha evidenziato il presidente sardista – hanno riaffermato il principio della ricandidatura dei governatori uscenti in tutte le regioni, inclusa la Sardegna (…) Queste fughe in avanti, per non dirle direttamente provocazioni, stanno mettendo incoscientemente in pericolo il valore primario della coalizione, che evidentemente esiste e può dirsi tale solo se è interamente unita. Una sua frazione, più o meno maggioritaria, non ha alcun titolo per rappresentarla».
I MELONIANI INSISTONO
Di diverso avviso, ovviamente, la coordinatrice di Fratelli d’Italia Sardegna, Antonella Zedda, che ha sfidato sardisti e leghisti «a rompere», e ha ribadito che «Truzzu è il candidato per il centrodestra a larga maggioranza».
In serata, poi, sono arrivate anche le prime dichiarazioni da candidato del sindaco cagliaritano, mentre le agenzie rilanciavano la notizia che nelle strade del capoluogo isolano sono iniziati ad apparire «enormi manifesti elettorali col volto della premier Giorgia Meloni, accanto allo slogan “Scegli una regione forte e fiera” e al simbolo di Fratelli d’Italia con la fiamma tricolore e il nome della leader nazionale».
REGIONALI IN BASILICATA, LA LEGA E LA SPERANZA DI PEPE
Appare sempre più difficile, insomma, immaginare una marcia indietro sulla candidatura di Truzzu e la deposizione di Solinas. Resta da capire, invece, se i meloniani andranno fino in fondo, rivendicando la guida della coalizione anche in Basilicata, a scapito dei forzisti, per uno dei loro esponenti più quotati. Tipo l’assessore regionale all’Ambiente, Cosimo Latronico, il coordinatore regionale Piergiorgio Quarto, e i parlamentari Salvatore Caiata e Gianni Rosa. O un civico pronto a schierarsi tipo il presidente di Confindustria Basilicata, Francesco Somma.
Come restano da capire le chanche di una mediazione per frenare l’impeto distruttivo della Lega “girandole” la guida della coalizione in Basilicata, in considerazione del fatto che, con la discesa in campo di Truzzu in Sardegna, resterebbe priva di un suo candidato governatore tra i quattro che correranno per il centrodestra prima delle europee. E solo in autunno potrebbe recuperare visibilità sostenendo la corsa per un secondo mandato della governatrice uscente dell’Umbria, Donatella Tesei. Una prospettiva, questa della mediazione e della candidatura lucana sfilata a Fi e “girata” da FdI alla Lega, che potrebbe premiare il coordinatore regionale del Carroccio, nonché ex senatore e sindaco di Tolve, Pasquale Pepe. Regalandogli la possibilità di contendersi la presidenza della Regione.
INTANTO PD-M5S SI DANNO APPUNTAMENTO A ROMA
In attesa di conoscere il destino di Bardi, a cui spetta ancora fissare la data del voto tra gli inizi di marzo e metà maggio, ieri segnali di una ripartenza delle trattative sono arrivati anche da Pd e Movimento 5 stelle. È stato fissato per lunedì a Roma, infatti, il tanto atteso faccia a faccia tra il segretario regionale e il responsabile nazionale enti locali dei democratici, Giovanni Lettieri e Davide Baruffi, e il coordinatore regionale e la vicepresidente nazionale dei pentastellati, Arnaldo Lomuti e Paola Taverna.
Al centro della discussione dovrebbe esserci la proposta del Pd di indire elezioni primarie per scegliere la guida di un ipotetico fronte anti-centrodestra, permettendo alla personalità già individuata dai dem, il del re delle coop bianche Angelo Chiorazzo, di giocarsi la candidatura al tutto per tutto. Dopo i tanti “no” piovuti sul suo nome anche dall’interno del Movimento 5 stelle.
A meno di sorprese, comunque, i pentastellati dovrebbero confermare la loro indisponibilità alle primarie del Pd, molto diverse – e più esposte al rischio di brogli – dalle loro consultazioni interne, che sono riservate soltanto agli iscritti certificati.
REGIONALI IN BASILICATA, L’IRONIA DI LACORAZZA SULLE PRIMARIE
Contro le primarie, invocate un’ultima volta giovedì, a Matera, da Chiorazzo in persona, ieri si è espresso anche un esponente del Pd come Piero Lacorazza, sempre più critico verso la candidatura a governatore del re delle coop.
«Ci sono due modi per non fare le primarie». Ha ironizzato l’ex presidente del Consiglio regionale. «1. Parlarne e non deciderle dando luogo alle “fantasarie”. 2. Farle in pochi e con un solo candidato dando luogo alle “solitarie”».
«E se facessimo la “programmarie” – ha rilanciato Lacorazza -, visto che di tutto si parla tranne che di progetto di governo e programma? E magari anche le “potenziarie”, visto che tra qualche mese si vota nella città capoluogo di Regione e sembra che il tema non sia nei radar».
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