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POTENZA – Avanti anche senza «gli apparati» che pensano di avere il potere di dare o meno «il permesso» a chi intende «chiedere la figucia agli elettori» per cambiare la Basilicata. E’ questa la linea indicata, ieri, da Lindo Monaco, coordinatore dell’associazione dei laici cattolici di centrosinistra, Basilicata casa comune, confermando il sostegno convinto alla candidatura a governatore del re delle coop bianche lucane, Angelo Chiorazzo, ufficializzata a metà ottobre e rilanciata, a distanza di qualche giorno, dal Partito democratico.

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L’intervento di Monaco è arrivato dopo la conferma dello stallo perdurante all’interno del Movimento 5 stelle, dove i sostenitori di Chiorazzo, a partire dal presidente nazionale, Giuseppe Conte, non sono stati in grado – per ora – di vincere le resistenze dei contrari alla candidatura dell’imprenditore di Senise. Uno stallo perdurante testimoniato anche dal forfait di Conte rispetto all’appuntamento di domani, a Matera, per l’inaugurazione del presepe vivente, che sarebbe stata l’occasione ideale per una prima apparizione in pubblico del candidato governatore affianco a un leader nazionale e al sindaco 5 stelle della città dei Sassi, Domenico Bennardi.

Il tutto mentre nel Pd l’ex senatore Salvatore Margiotta insiste per una nuova convocazione della direzione regionale del partito che rimetta in discussione proprio la scelta di sostenere Chiorazzo.

L’AFFONDO DI BASILICATA CASA COMUNE

«Quando all’orizzonte si profila il cambiamento alto si alza il muro degli apparati di potere. La Basilicata dimostra come purtroppo questo detto sia vero».

La nota diffusa ieri, anche su Facebook, dal coordinatore di Basilicata casa comune inizia così. Per poi aggiungere che «ciò che spaventa non è un nome», che sarebbe quello di Chiorazzo, «ma ciò che rappresenta: il cambiamento di paradigma».
«Forse – ha proseguito Monaco – qualcuno pensava di essere in una democrazia in cui qualcuno fosse “più uguale degli altri”, in cui prima di chiedere la fiducia agli elettori fosse necessario chiedere il permesso a pochi potenti».

Per il coordinatore della nascente lista del laicato cattolico di centrosinistra, quindi: «Il nostro cambiamento parte da qui. Parte, dunque, non dagli apparati di potere ma dalla gente comune quella gente che, in queste ore, avverte che più importanti delle logiche dei potentati sia intervenire sulla fragilità della nostra Regione. Una fragilità che si “tocca” e si “respira” ovunque e di cui non è nemmeno più necessario che ce ne parlino i dati o i report».

«Per tenere i lucani come sudditi – conclude Monaco – bastava, semplicemente, girarsi dall’altra parte e lasciare le cose come stanno continuando ad accontentarsi di Bardi e del Centrodestra e dunque anche di questa diffusa  fragilità».

IL PD AL BIVIO

Nel mirino delle severe reprimende dei “chiorazziani”, più che le resistenze dei 5 stelle, paiono esserci, ancora una volta, quelle degli altri potenziali alleati dell’ampio fronte anti-centrodestra, che il re delle coop, nelle intenzioni dei suoi sostenitori della prima ora, avrebbe dovuto coalizzare e condurre facilmente alla vittoria.

Vale a dire i calendiani di Azione, tra i quali mantiene un peso determinante l’ex governatore Marcello Pittella, il Psi di Livio Valvano, l’Alleanza Verdi Sinistra, Basilicata possibile, +Europa, e Volt. Ma anche quel pezzo del Partito democratico, guidato dall’ex senatore Margiotta, che già a fine ottobre si era assentato per protesta al momento del voto della direzione regionale sul sostegno alla candidatura dell’imprenditore di Senise.

Ad accendere ulteriormente i riflettori sull’ex senatore, poi, ieri è arrivata una nuova richiesta di convocazione della direzione regionale, dopo che quella inoltrata sabato scorso era sostanzialmente caduta nel vuoto. Una richiesta che questa volta è stata accompagnata dalle firme di un quinto dei suoi componenti, pertanto, da regolamento, dovrebbe obbligare il presidente regionale del partito, Carlo Rutigliano, a effettuare la convocazione già nei prossimi giorni.

Obiettivo di Margiotta, e dei margiottiani, resta quello di riaprire la discussione sul sostegno alla candidatura di Chiorazzo, prendendo atto dell’impossibilità, nonostante gli sforzi del segretario regionale Giovanni Lettieri, di costruire attorno a lui quell’ampia coalizione che servirebbe per strappare al centrodestra la Regione. Per farlo, però, occorrerebbe che quanti un mese e mezzo fa hanno votato in favore del re delle coop mostrassero segni di ripensamento. Cosa che a ieri non è avvenuta.

IL FORFAIT DI CONTE

Se non sono giorni facili per i chiorazziani nel Pd, insomma, figurarsi tra i 5 stelle. Nonostante le pressioni continue per superare le diffidenze sul profilo del fondatore della coop Auxilium. Vuoi per la sua storica frequentazione di personalità molto lontane dalla galassia pentastellata, come Giulio Andreotti e Gianni Letta. Vuoi per un potenziale conflitto d’interessi dal momento che Auxilium gestisce, da sempre, l’appalto milionario dell’assistenza domiciliare integrata del servizio sanitario regionale.

Qui a tenere banco, però, non è tanto una cosa che ci sarà, come la nuova seduta della direzione regionale del Pd, ma una cosa che non ci sarà, ovvero la visita di Conte a Matera per l’inaugurazione dei presepi viventi. Una visita che per il sindaco della città dei Sassi, chiorazziano doc, avrebbe significato la più alta legittimazione possibile della sua posizione rispetto a quanti, come le coordinatrici provinciali di Potenza e Matera, Alessia Araneo e Viviana Verri, o il presidente della Provincia di Potenza, Christian Giordano, restano fermi sul no alla candidatura dell’imprenditore.

In questo momento, però, è chiaro che un’uscita in pubblico nella città dei Sassi avrebbe esposto l’ex premier a un fuoco di domande su Chiorazzo e le scelte di campo del Movimento in vista prossime elezioni regionali. Domande su cui è evidente che a oggi non esistono ancora risposte ben definite.

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