Il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi
3 minuti per la lettura«IL governo Conte dirotta al Nord la parte più cospicua» del Recovery Fund destinato all’Italia. Lo ha detto ieri il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, annunciando una lettera al Presidente del Consiglio e ai presidenti delle altre Regioni meridionali, per chiedere «il rispetto degli impegni che l’Italia ha preso in Europa».
«Se all’Italia è stata attribuita la fetta più consistente delle risorse del Recovery Fund, lo si deve proprio al Meridione», ha aggiunto Bardi, parlando di «scippo di risorse a vantaggio delle Regioni del Nord», mentre «è in gioco il futuro stesso della Basilicata».
«Siamo di fronte – ha spiegato Bardi, in una nota diffusa dall’ufficio stampa della giunta regionale lucana – alla più importante manovra economica dal dopoguerra, dove si decideranno la prossima programmazione e la ripresa dopo la pandemia. Il governo inspiegabilmente ha interrotto il confronto con le Regioni, facendo da solo. All’Italia sono stati assegnati 209 miliardi di euro. L’Europa ha attribuito i fondi, tenendo contro della popolazione, del reddito pro-capite e del tasso medio di disoccupazione negli ultimi cinque anni. Se il criterio fosse stato solo quello della popolazione, il nostro Paese avrebbe ricevuto solo 97 miliardi e mezzo di euro. E se le risorse del Recovery Fund assegnate all’Italia sono ben maggiori è per le condizioni economiche della popolazione del Mezzogiorno».
«E’ inaccettabile – ha insistito Bardi – che al Sud vada la quota residuale del 34 per cento stabilita dal governo e che anche su questo ci sia una chiusura da parte dell’esecutivo».
«Dobbiamo pretendere – ha concluso il governatore – che il 70 per cento delle risorse complessive vada al Mezzogiorno così come stabilito dalla Commissione europea. La posta è alta. È in gioco il futuro stesso della Basilicata ed è una partita che non possiamo perdere. Per questo – ha concluso Bardi – faccio appello ai deputati e senatori lucani perché impediscano questo scippo di risorse a vantaggio delle Regioni del Nord e della pesantissima macchina statale».
Ieri sul tema è intervenuto anche il deputato e coordinatore regionale FdI, Salvatore Caiata, convinto a sua volta che la ripartizione delle risorse debba seguire i «criteri utilizzati dall’Europa stessa: popolazione, reddito pro capite e tasso medio di disoccupazione negli ultimi 5 anni».
«Se il Recovery Fund deve rappresentare il Piano Marshall italiano, esso deve essere utilizzato inevitabilmente per recuperare il gravissimo gap tra le Regioni del Nord e quelle del Sud». Ha dichiarato Caiata. «Gli 111,5 mld di euro in più sono stati attribuiti all’Italia perché, purtroppo, il Sud ha un reddito pro capite medio di 17 mila euro rispetto ai 33 mila del Nord e perché ha un tasso di disoccupazione del 10,7% in più rispetto alle Regioni settentrionali. Perdere l’occasione di ricucire lo strappo tra il Nord ed il Sud del Paese e ripianare le disuguaglianze di sviluppo sia economico che sociale renderebbe la spaccatura insanabile».
Sulla stessa linea i segretari generali di Cgil Cisl e Uil di Basilicata: Angelo Summa, Enrico Gambardella e Vincenzo Tortorelli.
«Pensare di utilizzare un parametro ordinario, quale è la percentuale di ripartizione della spesa pubblica nazionale, per un intervento di investimenti straordinario com il Next Generation EU (più noto come Recovery Fund, ndr) è frutto di miopia politica e denuncia anche l’incapacità e la scarsa accortezza delle classi dirigenti meridionali, evidentemente troppo abbacinate dai valori assoluti delle risorse».
Per Summa, Gambardella e Tortorelli «con una dotazione di poco superiore a 60 miliardi – a tanto ammonterebbero le risorse destinate al Mezzogiorno in base alla popolazione residente – si potrà incidere poco e male per rimuovere le diseconomie storiche che zavorrano le regioni meridionali».
«Ecco perché serve un fase di vera concertazione con le parti sociali – concludono Summa, Gambardelli e Tortorelli -e serve un fronte comune delle regioni del Mezzogiorno perché il Ngeu è l’ultima occasione che ci concederà la storia».
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