Pasquale Pepe, Roberto Marti, Massimo Zullino
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SE la Basilicata ha davvero bisogno di una sezione regionale della Direzione investigativa antimafia, allora si istituisca anche un commissariato di polizia per la vigilanza degli immigrati ospitati nel centro per i rimpatri di Palazzo San Gervasio.
Ha replicato così il vicesegretario della Lega Basilicata, Massimo Zullino, alle critiche piovutegli addosso, ieri mattina, dal suo stesso partito, per aver minimizzato la presenza della mafia in regione in un discorso pronunciato qualche ora prima. Durante l’ultima seduta del parlamentino lucano.
LA POLEMICA
Ad attaccare le tesi “negazioniste” del consigliere regionale venosino, pur senza nominarlo, erano stati il sindaco – senatore di Tolve, Pasquale Pepe, vicepresidente della Commissione parlamentare Antimafia, e il segretario regionale, Roberto Marti.
«La mafia in Basilicata esiste. Lo dicono la Direzione investigativa antimafia e il Ministero dell’Interno (…) e lo dicono i magistrati».
Così Pepe aveva ribattuto a Zullino, e alle sue parole su un problema presente «in tutta Italia», che in Basilicata non raggiungerebbe quella soglia di pericolo per cui occorre istituire una sezione locale della Dia. Vale a dire la proposta rilanciata dal procuratore distrettuale antimafia Francesco Curcio, presentando i risultati dell’ultima inchiesta sul clan dei pignolesi.
«La criminalità organizzata – aveva aggiunto Pepe – va combattuta in ogni angolo del nostro Paese e con tutti gli strumenti possibili, a cominciare dalla consapevolezza che c’è, opera e che può annidarsi in ogni ambito della società. Negarne l’esistenza, quando le istituzioni e gli inquirenti sostengono il contrario, è un errore gravissimo».
Sulla stessa linea anche il senatore Marti, che ha ribadito la posizione della Lega, «di intransigente avversione ai fenomeni mafiosi». Quindi ha evidenziato che «la Basilicata può contare su inquirenti capaci», e «sulla generosa azione delle forze dell’ordine».
LA REPLICA
La replica di Zullino è scattata nel pomeriggio, in una nota in cui si parla di parole estrapolate da un discorso più ampio e associate ad altre «idiozie» non dette.
«Se qualcuno non ha più fiducia della mia persona, lo invito a comunicarlo a Matteo Salvini e sarò pronto a fare immediatamente un passo indietro». Ha proseguito il consigliere regionale, denunciando un attentato alla sua «integrità morale».
«Ricordo a chi mi attacca che, io stesso, anche per motivi di lavoro, ho combattuto la criminalità». Ha aggiunto ancora il vicesegretario regionale del Carroccio, che di mestiere fa l’agente di polizia locale a Dalmine, in provincia di Bergamo. «Se qualcuno ha deciso di azzerare completamente la Lega in Basilicata, è giunto il momento di dirlo chiaramente (…) Quando ho co-fondato la Lega Basilicata, mai avrei pensato di arrivare a difendermi sulla mia integrità morale. Se il problema è Zullino, a salvaguardia del partito stesso, Zullino è pronto a dimettersi (…) Respingo, pertanto, categoricamente al mittente ogni tentativo di strumentalizzazione e mi riservo di valutare eventuali azioni legali a tutela della mia persona e della mia immagine».
Quanto all’intervento di mercoledì sera in Consiglio regionale, Zullino ha precisato che intendeva soltanto sottolineare «la necessità di riaprire i presidi della legalità come il tribunale di Melfi e gli uffici del giudice di pace». Quindi ha rilanciato chiedendo: «oltre all’istituzione della Dia a Potenza, anche l’istituzione del commissariato di pubblica sicurezza a Palazzo San Gervasio per i servizi connessi alla vigilanza del centro per il rimpatrio, oggi sopperiti distraendo risorse umane (…), facendo mancare quel controllo del territorio utile alla prevenzione dei reati e dei fenomeni mafiosi».
In sintesi: mai sostenuto che in Basilicata la mafia non esiste, quanto, piuttosto, che «la Basilicata è più forte della mafia».
IL VERBALE
Ma cosa aveva detto esattamente il vicesegretario regionale del Carroccio, mercoledì sera, intervenendo nella discussione sull’iscrizione all’ordine del giorno di una mozione del Movimento 5 stelle per sollecitare la giunta a chiedere al governo l’istituzione della sezione lucana della Dia. A fugare ogni dubbio, ieri pomeriggio, è arrivato il verbale provvisorio della seduta.
«Allora, non possiamo e non dobbiamo sminuire il tema perché purtroppo esiste, ma esiste in tutta Italia, ma un messaggio chiaro deve assolutamente passare: i cittadini lucani non sono assolutamente mafiosi, questa non è una terra di mafia e noi non abbiamo questo urgentissimo bisogno rispetto a una gravissima situazione così tanto mafiosa che in giro io francamente non vedo».
Questa la trascrizione delle parole del consigliere regionale venosino.
E poi più avanti, dopo un accenno all’errore compiuto con la chiusura del Tribunale di Melfi: «attenzione a far passare un messaggio sbagliato, che la Basilicata è ormai coperta da mafiosi, perché non è vero.
«Ricordiamo di stare attenti – aveva concluso Zullino – e di misurare bene le parole su questi temi così delicati».
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