Rocco Leone mentre pronuncia la famosa frase sessiste contro l'assessore Merra
3 minuti per la letturaPOTENZA – L’articolo che attribuisce al presidente del Consiglio regionale la facoltà di proporre all’aula una mozione di censura nei confronti del consigliere che dovesse rendersi responsabile, in aula, di quanto di peggio è possibile immaginare, non sarebbe «applicabile» al caso di specie.
Ovvero alle frasi sessiste rivolte da Rocco Leone, di recente transitato da Forza Italia a Fratelli d’Italia, all’assessore alle Infrastrutture, la leghista Donatella Merra.
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È questa la linea adottata dal presidente del Consiglio regionale, il leghista Carmine Cicala, sciogliendo la riserva sulle «azioni disciplinari conseguenti» annunciate nelle ore successive all’esplosione del caso. Con la diffusione delle riprese delle telecamere del parlamentino lucano, durante le elezioni per la conferma dello stesso Cicala alla presidenza del Consiglio, in cui si sentono nitidamente le frasi pronunciate da Leone.
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In una nota diffusa ieri mattina, si spiega che «il 4 maggio è stata convocata una riunione straordinaria dell’Ufficio di presidenza, al fine di valutare le possibili azioni disciplinari da intraprendere. In tale sede è emersa l’esigenza di richiedere un parere all’Ufficio Legislativo del Consiglio, per valutare l’applicabilità dell’articolo 59 del Regolamento, il quale ha comunicato l’inapplicabilità di detto articolo al caso di specie».
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Quindi si ribadisce quanto già riferito, martedì, dalla Commissione regionale pari opportunità sull’impossibilità di convocare «una seduta straordinaria del Consiglio regionale, congiunta con la Commissione stessa», per discutere sull’accaduto. Ferma restando la «disponibilità a collaborare con la Crpo mettendo in campo iniziative che possano mantenere alta l’attenzione su un tema tanto importante quale quello in questione».
A incrinare la narrazione del presidente del parlamentino lucano, tuttavia, è intervenuto a stretto giro il nuovo vicepresidente del parlamentino stesso, il forzista Francesco Piro, che ha preso le distanze da quanto affermato nella nota attribuita all’«Ufficio di presidenza del Consiglio regionale» nella sua interezza e non al solo Cicala.
«Smentisco categoricamente la paternità del contenuto relativamente alla condivisione con l’intero ufficio di presidenza». Ha dichiarato Piro. «Si tratta, purtroppo, come al solito di una iniziativa personale del presidente Cicala che come al solito spaccia il proprio pensiero con quello dell’ufficio».
«Relativamente, quindi, a quanto affermato sulla vicenda Leone e Crpo, il comunicato diramato non rappresenta il pensiero dell’intero Ufficio di presidenza, e certamente del vice presidente del Consiglio regionale. Il presidente Cicala già in passato ci ha abituato a questi numeri che abbiamo fortemente stigmatizzato, il mio impegno dichiarato, entrando nell’Ufficio di presidenza, è proprio quello di addrizzare queste storture. In futuro non sono più disponibile a tollerare fughe in avanti di questa portata né la gestione monarchica dell’Ufficio di presidenza, come evidentemente bene qualcuno da tempo ha evidenziato».
«Non si può spacciare il proprio pensiero – ha concluso Piro – come quello altrui e condiviso. E’ un atto gravissimo».
Martedì anche il pentastellato Gianni Leggieri, a sua volta membro dell’Ufficio di presidenza in quanto segretario del Consiglio, aveva sollecitato Cicala a esercitare le sue prerogative di presidente proponendo la mozione di sfiducia nonostante l’interpretazione “garantista” del regolamento offerta dall’Ufficio legislativo.
Contattato dal Quotidiano del Sud anche l’altro vicepresidente, il renziano Mario Polese, ha detto di condividere la posizione di Leggieri.
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