Il seminario di ieri online dedicato ai 50 anni di regionalismo
3 minuti per la letturaPOTENZA – Mezzo secolo di vita e undici legislature. La celebrazione di ieri, atipica nelle modalità per le chiare esigenze legate alla pandemia, è stata però anche un momento di riflessione – con toni anche accesi – sulla rappresentanza femminile nel palazzo simbolo della democrazia rappresentativa su scala locale.
La Conferenza regionale delle Donne Democratiche di Basilicata, commentando il seminario organizzato ieri mattina dal Consiglio regionale per celebrare i 50 anni della Regione, rilevano «con non poco imbarazzo, ancora una volta, che il numero delle donne partecipanti, oltre alla moderatrice (Nicoletta Altomonte, ndr), è pari a 1 (Concetta Cirigliano Perna, ndr) su 16 interventi totali». La conferenza delle donne democratiche lucane «condanna il modo medievale di leggere la storia di Basilicata fatta da soli uomini. L’assenza delle donne nei luoghi apicali è figlia di questa cultura. La nostra regione, oggi più che mai, ha bisogno di donne e noi continueremo a lottare per sovvertire questo stato di cose. La storia della Basilicata non è fatta di soli uomini».
Ieri, all’incontro on line nel corso del quale è stato presentato il numero speciale di “Basilicata Regione Notizie” dedicato ai 50 anni della massima Istituzione regionale, sono intervenuti Emilio Libutti, Paolo Pietrangelo, Tonio Boccia, Antonino Iacoviello, Gregorio De Felice, Giampaolo D’Andrea e Concetta Cirigliano Perna, oltre ai capigruppo Aliandro (Lega), Braia (IV), Cifarelli (Pd), Leggieri (M5s), Vizziello (FdI) e Trerotola (Pl), Piro (FI).
È dedicata ai temi della rappresentanza di genere, ma con accenni meno polemici, anche la dichiarazione di Maria Antezza, già parlamentare e senatrice della Repubblica oltre che presidente del Consiglio regionale (prima e unica donna, a oggi, a rivestire tale carica dal 2006 al 2008).
Antezza nota che «purtroppo, una sola donna» in mezzo secolo è stata presidente del Consiglio «e se consideriamo ad ampio sguardo mai ci sono state più di tre donne tra Consiglio e Giunta regionale. Tanto ancora la Basilicata deve fare, le pari opportunità – soprattutto in politica – sono ancora un miraggio. Questi cinquanta anni ancora non ci hanno insegnato a considerare che la collettività è composta per metà anche da donne, capaci, preparate, esperte, come tante sono le lucane che conosco e che oggi, come allora, hanno voglia di mettersi al servizio del bene pubblico e delle istituzioni».
Poi ricorda che «proprio durante la mia esperienza alla Presidenza del Consiglio della più alta assise regionale, fu siglato a Matera, con la presenza della conferenza nazionale di tutti i Presidenti dei consigli regionali, un documento epocale per i cittadini e le cittadine. La famosa “Carta di Matera” e le sfide che poneva, mirando a incidere e a dare efficienza ed efficacia alle politiche legislative regionali, inserendo direttamente negli articoli modalità e tempi per l’esercizio del controllo sia sull’attuazione delle norme, sia sulla qualità prodotta dalla loro applicazione. Io continuo ad auspicare che si lavori in questa direzione. Andrebbe, oggi più che mai, ripresa e attuata la Carta di Matera dai legislatori regionali per verificarne l’impatto delle norme sulla comunità lucana, se le stesse colgono gli obiettivi che si prefiggono, creando partecipazione attiva nella cittadinanza, se rispettano ad esempio anche l’impatto di genere, aiutando tante donne a conciliare lavoro e famiglia e favorendo l’occupazione femminile oppure se una legge per incentivare l’occupazione giovanile produca poi tale obiettivo».
«Inoltre, la Legge della doppia preferenza di genere in Basilicata – conclude Maria Antezza – cioè la possibilità di votare contemporaneamente una donna e un uomo, è nella nostra regione una realtà solo dal 2018. Mi auguro, in questa giornata importante, che ha visto ripercorrere questi 50 anni di storia, in cui tanti protagonisti si sono avvicendati, che la “Istituzione” Basilicata possa essere sempre più aperta e moderna, anche con una presenza femminile ai vertici o nelle posizioni di guida. Un salto di qualità che può avverarsi solo – a mio avviso e per quella che è la mia esperienza – se gli strumenti anche legislativi a supporto della parità di genere e di opportunità cominceranno ad essere utilizzati, da donne e uomini, non solo per ricevere ma soprattutto per dare. Il lavoro di rivoluzione culturale da fare è ancora tanto».
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