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POTENZA – Si resta nel partito, consapevoli però che si è arrivati al punto di rottura. una cosa certamente non definitiva, che merita discussione, ma che comunque pesa sul futuro di Sinistra Ecologia e Libertà. Da una parte Giannino Romaniello, consigliere regionale, assieme ai circoli della provincia di Potenza e dall’altra Paolo Pesacane, Maria Murante e il resto della ciurma. Una divisione che ieri, in conferenza stampa a Potenza, pesava soprattutto sulle presenze, con una Murante neanche invitata da Romaniello. Al centro dell’ennesimo scontro ci sta il congresso provinciale, che dovrebbe tenersi oggi a Senise. Congresso dove non ci sarà la corrente Romaniello. La motivazione di questa diserzione non è affatto semplice, né tantomeno può essere racchiusa nell’esclusivo problema logistico. Non si tratta di spostarsi da Potenza a Senise, ma di «ristabilire alcune regole di democrazia che attualmente – dice Romaniello – nel partito mancano». Insomma, con questa premessa il congresso delle federazioni provinciali parte davvero male. Con una campagna appena conclusa ed un consigliere eletto non sarebbe tempo di veleni, eppure la politica è anche questa.
Roberto Rizzo, segretario cittadino di Sel, apre la questione in maniera diretta. «Ci apprestiamo – dice – a svolgere un congresso senza aver effettuato discussione vera su quale deve essere la linea di Sel. Non siamo forza Italia che celebra un congresso per acclamare un leader, né vogliamo che i congressi siano una convenzione mediatica fatta per eleggere solo un gruppo dirigente su pezzi di partito che provano a marcare la loro forza esclusivamente sul tesseramento. Il congresso per noi serviva per approfondire diverse questioni». A supportare Romaniello c’è anche Ivan Vito Santoro, consigliere provinciale e coordinatore del circolo di Avigliano, ma la lista è lunga. I disertori sono a Potenza, Bella, Avigliano, San Fele, Lavello, Viggianello, una parte degli iscritti a Melfi, Satriano, Calvello, Sant’Angelo Le Fratte, Rapolla e San Chirico. Tutti fermi su una richiesta ben precisa e cinque punti programmatici. La critica resta ad un «gruppo dirigente non rappresentativo del territorio» che sceglie Senise per celebrare un congresso. Sia chiaro: «Nessuna pregiudiziale verso il circolo, ma riteniamo Potenza un luogo più adatto perché più facile da raggiungere». Tutto questo con una consapevolezza che suona molto dura: «se avessimo voluto non avremmo avuto alcuna difficoltà a partecipare e a far pesare la nostra presenza».
Romaniello non fa sconti alla controparte del suo stesso partito. «Con le elezioni regionali di mezzo non abbiamo sviluppato una una discussione sui temi congressuali nazionali, tantomeno sull’esperienza nei territori e l’attività svolta. Avevamo tempo dal 20 novembre all’8 dicembre per convocare gli organismi e fare una discussione nei circoli anche sulla base di un documento politico. Nulla di questo è avvenuto, né tantomeno sono stati coinvolti i circoli. Sel non è un luogo aperto, anzi si è perpetrato un atteggiamento respingente verso chi la pensava diversamente».
E questo tipo di impostazione chiaramente ha creato dei problemi, stando a quanto dice Romaniello. «In questa provincia è dimostrato che Sel è regredita in termini di circoli. Alcuni di questi non sono mai stati riconosciuti. È una idea di partito che non condividiamo». I punti sono chiari: partire dalla collocazione politica di Sel nelle istituzioni per poi ragionare su priorità strategiche (lavoro, istruzione e welfare), riforma della filiera istituzionale e ruolo degli enti sub-regionali, petrolio e ambiente, riforma degli enti (con possibile abolizione province) e ricostruzione del gruppo dirigente con una assemblea organizzativa. Insomma, di carne al fuoco ce ne sta parecchia, ed è per questo che il gruppo di Romaniello chiede una discussione urgente che riguardi anche il ruolo di Sel in Regione. Romaniello, a differenza di Murante e Pesacane è per l’apertura al centrosinistra, pur rispettando una certa autonomia decisionale. Così come accade in provincia e in diverse amministrazioni. Romaniello prende d’esempio il caso Fenice: «Parliamo di superamento di Fenice ma nel frattempo si decide di conferire da Lavello e Melfi il tal quale senza stazione di differenziazione, e lì c’è un nostro consigliere. C’è uno scarto enorme tra cosa facciamo nelle istituzioni e quello che diciamo. Non ho neanche condiviso il mola scelta elettorale di correre soli. Non si può arrivare a quella scelta senza coinvolgere anche i circoli». Guerra aperta?
v.panettieri@luedi.it
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